Negli occhi di questo animale si legge la presenza di infiniti mondi, di infiniti patimenti, delle paure di un combattente per obbligo, non per scelta. Nel suo collare e nelle catene si legge il bisogno del suo schiavista di dominarlo, ma anche di incutere paura negli avversari e di identificarlo come una leggenda. Purtroppo nessuno saprà cosa sia realmente toccato in sorte a quest’anima, cosa abbia messo fine al dolore che gli si legge nella profondità dello sguardo, comprensibile per ogni umano che abbia toccato, almeno una volta, la paura, la sofferenza.
Oggi parliamo di animali alloctoni, di migrazioni, umane ed animali e ci sentiamo padroni di decidere sul futuro, sul loro futuro, sul nostro incerto futuro. Come accade agli animali anche l’uomo non si è ancora adattato alla velocità degli accadimenti, alla trasmissione in diretta di tutto quello che avviene in un mondo piccolo, che non vogliamo guardare come tale: ci comportiamo come questo cane, addestrato solo a combattere ed a capire che da questo dipenderà vita o morte della creatura più importante al mondo: la sua. Certo una volta tutto era più lento, magari non meno crudele, ma questo consentiva mutamenti che fossero meno traumatici.
I Vichinghi attraversarono il mondo su barche che oggi giudicheremmo come dei “legni” e gli spagnoli arrivarono con Colombo, e non solo, nelle famose “Americhe”, portando usi, costumi, malattie, sterminio e morte per riportare in patria ricchezze e nuove terre da poter distribuire. Gli europei si sono distinti per aver invaso il mondo e distrutto intere civiltà, in molti continenti. I padroni del vecchio mondo riportarono in Europa vegetali e animali alloctoni con i quali si potrebbe compilare un infinito elenco. Ma tutto era molto più lento e soprattutto le migrazioni, di popoli e animali, non potevano sfruttare i moderni corridoi, costituiti da importazioni volontarie via aerea, dall’incremento della navigazione e del traffico aereo e di un commercio che ha reso il mondo un villaggio globale.
Nonostante questo, nonostante la conoscenza noi umani non abbiamo smesso di pensare di poter costruire muri, anche se abbiamo abbattuto quello di Berlino: continuiamo a pensare di poter arginare le migrazioni umane e quelle animali. L’uomo soffre di deliri di onnipotenza, si ritiene capace di aggiustare, fermare, limitare, ma in realtà questo terzo millennio vede un tasso di guerre in continuo incremento, spostamenti ingenti di popolazioni e una pretesa, rimasta purtroppo tale, di gestire gli equilibri ambientali.
In tutto questo l’ambiente è trascurato, non considerato, vilipeso in nome di una crisi economica che autorizza a dimenticarsi di tutto, pur di guadagnare, o di non perdere, nel nostro caso, un punto di PIL. In questo momento in Italia sembra più importante l’abolizione del Senato rispetto alla difesa del territorio, ma al massimo il Senato ha prodotto costi e lentezze, il dissesto ambientale morti e rovine.
- Durante la migrazione il pericolo non importa: la priorità e attraversare il fiume
- La Guardia Costiera soccorre una carretta del mare strabordante di vite in fuga.
- Pesce spada intrappolato nelle micidiali spadare
- Pecore ammassate in un centro di raccolta
- Un pangolino scappato dal sacco che lo custodiva.
- Zanne di elefante sequestrate ai bracconieri.
- Disboscamento selvaggio della foresta pluviale, habitat di specie ancora sconosciute.
- Piccolo di orangutan esposto in un mercato in attesa di un acquirente e di una sorte davvero incerta.
- Un migrante morto nel Canale di Sicilia
- La disperazione di un plantigrado che cresce giorno dopo giorno, fino alla salvezza, rappresentata dalla morte.
- Membri di UKC Japan soccorrono dei cani rinvenuti all’interno della zona di interdizione.
- Balene uccise su una nave giapponese
Nonostante gli esempi, nonostante gli errori, continuiamo a sterminare animali definiti alloctoni, non siamo capaci di interpretare le migrazioni, non siamo capaci di leggere fino in fondo i pericoli di guerre ed integralismi e non sappiamo accettare di essere solo uomini, talvolta più simili ai bambini che guardano con stupore e terrore un gioco che non riescono più a governare.
L’Italia si sta dimenticando, ancora una volta dell’ambiente, dimenticando che se lo avessimo custodito e non mortificato, con la ricchezza di risorse naturali del nostro paese, avremmo potuto essere un piccolo grande Eden proteso nel Meditterraneo.