
Nemmeno il coronavirus ferma la caccia all’orso M49 che ora si trova in provincia di Bolzano, dopo aver lasciato l’Alto Adige dove aveva trascorso il letargo. Il cambio di provincia era inevitabile, considerando che era stato trasportato al centro di Casteller quando era stato catturato. Rendendo impossibile, dopo la fuga, il suo ritorno nelle zone di provenienza.
Sia in provincia di Trento che in quella di Bolzano l’orso M49 risulta essere un ospite sgradito, a causa della sua abitudine di avvicinarsi alle case. Un comportamento motivato dalla ricerca di cibo, che lo ha già messo nei guai in altre occasioni. E che ha fatto mettere sulla sua testa una sorta di taglia, facendolo definire “orso problematico”.
In tempi di epidemia di coronavirus la mobilità della fauna è aumentata, grazie alla minor presenza di esseri umani, alla diminuzione del traffico e delle presenze. Una condizione che rende gli animali più audaci, più disponibili a riprendersi quegli spazi che avevano dovuto dividere con noi.
I cambiamenti climatici portano a risvegli anticipati dal letargo, anche dell’orso M49, ma la natura non è pronta
Con l’innalzamento delle temperature il letargo degli animali dura meno, ma spesso si risvegliano troppo presto rispetto alle loro necessità alimentari. Per questo finisce che la ricerca del cibo, che non trovano con facilità, li porta a avvicinarsi sempre di più agli insediamenti umani.
Il problema purtroppo non riguarda solo gli orsi, ma anche altri mammiferi e persino gli uccelli migratori come le rondini. Che sono arrivate in Europa con grande anticipo rispetto alle date usuali che coincidono con i primi giorni di primavera. Ma mettersi in viaggio per una migrazione così lunga e così dispendiosa, in termini di energie necessarie, non è cosa facile se lungo il tragitto il cibo non è abbondante.
Ma M49 è un orso sul cui capo pende un destino certo, che prima o poi dovrà compiersi, nonostante gli sforzi di molti e il tifo dell’opinione pubblica per farlo restare libero. Sull’orso infatti pendono due decreti di cattura o di abbattimento, disposti dalle due province interessate al suo vagare: Trento e Bolzano.
Nel frattempo, causa coronavirus, viene rimandato il processo nei confronti di Ugo Rossi, ex presidente del Trentino
Il processo per la morte dell’orsa KJ2, morta durante un maldestro tentativo di cattura, doveva aprirsi a Trento il 6 marzo. Ma a causa del coronavirus il processo è stato slittato, come disposto per tutte le altre udienze, al 28 settembre. In quella data finiranno alla sbarra Ugo Rossi, ex presidente della Provincia di Trento e il responsabile di allora del servizio faunistico Trentino.
I due sono stati rinviati a giudizio dopo una serie di azioni giudiziarie attivate da diverse associazioni protezionistiche dopo la morte di Kj2. Ma questo ovviamente non ha mutato le intenzioni degli attuali vertici delle due province autonome, che vogliono vedere M49 rinchiuso, almeno, presso il centro di Casteller dal quale era evaso.
Resta la speranza che questo periodo di grande difficoltà che stiamo vivendo, a causa dell’epidemia di coronavirus, ci faccia cambiare atteggiamento. Cercando di comprendere che per sopravvivere anche l’uomo deve pensare di condividere e non solo di possedere il pianeta Terra.