
Capodanno esplosivo gli animali ringraziano, e non solo loro ma anche le persone anziane, i malati e quanti possono provare terrore per le esplosioni. Ma ringrazia anche l’ambiente per un “botto” di inquinamento gratuito provocato da polveri sottili, anidride carbonica prodotta dalla combustione e per gli incendi causati qua e la.
Dando luogo a un bollettino di guerra, che ogni anno puntualmente segue i festeggiamenti di Capodanno, che forse sarebbe meglio classificare in altro modo. Stanotte ci sono stati un morto, 204 feriti di cui 11 gravi e diverse persone con arti amputati. Il bilancio di un bombardamento in tempo di guerra.
A Capodanno sembra che in Italia le leggi valgano ancora meno del solito e quello che proprio non conta nulla è il rispetto delle regole. Centinaia di ordinanze contro i botti ma da Nord a Sud paesi e città si sono trasformati in scenari bellici. E meno male che questo doveva essere un Capodanno in nome del rispetto dell’ambiente. E se non ci fosse l’attenzione delle forze dell’ordine nel cercare di sequestrare i botti illegali il bilancio potrebbe essere peggiore.
Gli animali ringraziano i sindaci per le ordinanze impossibili
In tutta Italia sono state emesse ordinanze in molti Comuni che vietavano l’uso di petardi, fuochi d’artificio e assimilati. Altri hanno scelto di non farlo o di emettere provvedimenti in aree limitate. Come a Milano, dove il divieto riguardava solo un’area nel raggio di 200 metri dalla Piazza del Duomo, dove si svolgeva il concerto.
La realtà è che in tutte le città d’Italia, ordinanze o meno, per una notte è sembrato, ancora una volta, di essere in guerra. Esplosioni e lampi di luce che spaventano non solo gli animali, ma anche le persone più fragili come gli anziani, i malati i bambini. Causando incendi e rappresentando una fonte di concreto pericolo per l’incolumità pubblica.
A giudicare da quello che si legge sulla rete nessun Comune è riuscito a far rispettare, come ampiamente prevedibile, il divieto di causare esplosioni o usare fuochi d’artificio. Nonostante sia evidente non solo il pericolo ma anche il danno ambientale. Su questo occorre fare una riflessione: se non si riescono nemmeno a compiere piccole rinunce contro l’inquinamento quando si faranno mai quelle grandi?
Quando non si possono far rispettare le leggi meglio dare soltanto consigli, per non dare cattivi esempi
Emettere ordinanze sapendo che non si è in grado di farle rispettare si trasforma in un boomerang per le amministrazioni. I cittadini e le associazioni prima plaudono per le ordinanze, poi inveiscono per il mancato rispetto dei divieti. E per l’assenza della Polizia Locale che dovrebbe essere in prima fila per farle rispettare.
Due le strade auspicabili: il divieto di vendere e detenere congegni pirici di ogni genere, riservandone l’utilizzo solo a persone munite di autorizzazione del Prefetto oppure evitare le ordinanze che non possono essere fatte rispettare. Abbiamo già troppe norme mai applicate per non dover cadere ancora una volta nel ridicolo. Pur ringraziando i Sindaci per la buona volontà nell’emetterle, che però anziché essere attività utile diventa un precetto diseducativo; le norme si possono trasgredire senza conseguenze.
Sarebbe bello poi vedere attivi sul fronte “No botti” anche le associazioni che si occupano di malati, disabili, persone in difficoltà ma anche di tutela ambientale a tutto tondo. Questa non è una battaglia che riguarda solo gli animali domestici, ma anche uomini, ambiente e l’intera collettività considerando i costi generati dagli incidenti. Fra le tante tasse, se proprio non si vuole arrivare a un civile divieto, forse ce ne vorrebbe una sociale sui botti.