
Sempre più conigli nelle case, sempre meno nel piatto, secondo le tendenze riscontrate dagli agricoltori. Secondo Confagricoltura Treviso gli allevamenti trevigiani si sono ridotti del 60% da quando i conigli sono entrati a far parte della schiera degli animali da compagnia. Lo pubblica in un articolo Repubblica, che tratta dell’incontro fra il rappresentante del mondo agricolo e il vescovo di Treviso.
Questo dato probabilmente non deriva da un’aumentata sensibilità degli italiani, ma dal divario di prezzo fra coniglio e altre carni bianche. Ma se resta comunque un fatto positivo la diminuzione dei consumi, altrettanto non si può dire della moda di tenersi il coniglio come animale da compagnia.
Negli allevamenti per la produzione di carne i conigli trascorrono una triste esistenza, ma non è affatto detto che quella vissuta nelle case delle persone sia rispettosa delle loro esigenze. Sarebbe tempo di comprendere che ogni specie ha dei bisogni, dei comportamenti etologici che andrebbero conosciuti e rispettati. Non tutti gli animali possono vivere bene in un appartamento.
Tenere gli animali in gabbia non è etico
Un animale che vive nelle nostre case dovrebbe poterlo fare liberamente, senza vincoli di movimento oppure scelta sul dove stare, che significa anche avere la possibilità di nascondersi. Considerando, per esempio, che il coniglio in natura è una preda e il suo istinto lo porta, come tutte le prede, a stare costantemente all’erta, a valutare con attenzione come potersi sottrarre a un predatore. Quindi a poter disporre di luoghi che considera sicuri.
Il coniglio è un animale sociale, che ha necessità di vivere in gruppo e di potersi comportare come farebbe in natura. Scavando tane nel terreno, vivendo una vita più intensa all’alba e al crepuscolo, non passando la sua esistenza su un pavimento o dentro una gabbia.
Molti provano pena per la tigre in gabbia o per il delfino rinchiuso nella vasca del parco acquatico per essere sfruttato come attrazione. Senza poi farsi domande sulle altre convivenze forzate. Molti amanti degli animali si definiscono tali solo perché pensano di amare gli animali che possiedono, spesso senza conoscere nulla sulle loro reali necessità.
Costringere un animale a una convivenza innaturale non è rispettoso
Il mercato dei pet ogni anno assorbe e divora milioni di animali. Acquistati da persone che inevitabilmente alimentano un commercio fatto di sfruttamento e spesso di infinita sofferenza. Una situazione che soddisfa un bisogno umano ma non le necessità degli incolpevoli animali.
Bisogna arrivare a un elenco quali specie sia lecito commercializzare come animali da compagnia. Valutando l’inserimento sulla base del loro benessere e non certo del pericolo di estinzione. La facile scusa che gli animali non provengano quasi più dalla cattura, essendo allevati, è diventata il salvacondotto per ogni forma di prigionia.
Il possesso responsabile dovrebbe almeno prevedere che chi decida di acquistare o adottare un animale debba conoscere, in modo dettagliato e consapevole, problematiche e bisogni. Mentre ora si continua chiedere all’oste se il vino è buono, fidandosi di quanto raccontano i venditori.