
Contrastare i crimini violenti senza differenza di specie, valutando soltanto il gesto, l’azione e non il soggetto che ne è vittima. Il pericolo non varia a seconda della specie colpita, del colore della sua pelle o dal fatto che abbia una pelliccia. Il pericolo è insito nel gesto violento, nella mancata considerazione della sofferenza, nell’assenza di pietà e compassione.
Le valutazione deve basarsi sulla pericolosità sociale espressa dal comportamento, senza che possa venir diversamente valutata la gravità del comportamento a seconda di sia la vittima. La crudeltà messa in atto su un animale non deve essere considerata meno grave di quella agita nei confronti di un uomo. Il peso dell’agire crudele dovrebbe essere valutato soltanto sulla base dell’azione.
I gradienti del valore degli esseri umani sono talvolta frutto di valutazioni sociali, inaccettabili. Che non fanno fortunatamente parte dell’applicazione delle norme. Compiere un atto di crudeltà su una donna o su un uomo, metterlo in atto nei confronti di un nero o di un bianco penalmente è un fatto irrilevante. Non lo è quando la vittima è un animale: in questo caso l’atto crudele viene valutato in modo diverso sulla base di chi lo subisce.
La violenza è un indicatore, la specie solo un bersaglio
Valutando irrilevante la specie vittima delle azioni crudele o violente il centro dell’attenzione verrebbe focalizzato soltanto sull’effettivo pericolo. Studi criminologici hanno dimostrato che i soggetti che compiono crudeltà contro le persone hanno avuto, spesso, dei trascorsi fatti da analoghi episodi contro gli animali.
Un dato che negli USA è chiaro, tanto che FBI scheda tutti i responsabili di reati violenti contro gli animali. Sono inseriti in un database che viene spesso incrociato con altri durante le indagini sui crimini violenti o contro gli assassini seriali. I reati commessi con violenza contro gli animali sono considerati un reato federale.
Sarebbe opportuno che in Italia venisse unificato in unico reato ogni crimine commesso con violenza o crudeltà. Prevedendo misure di prevenzione che possano limitare o attenuare la possibilità di commettere nuovamente atti violenti. Riconoscendo la pericolosità sociale assoluta che certi comportamenti rappresentano.
Occorre perseguire i crimini violenti senza differenza fra le vittime
Fermare la violenza che sta crescendo nelle nostre società deve essere visto come un obiettivo primario, fondamentale. Perdere questo angolo di visione, non considerare il link che unisce uomini e animali può voler dire uscire sconfitti da una battaglia importantissima. Con conseguenze che potrebbero essere molto gravi.
La semplificazione, la mancata attenzione verso gli episodi violenti rappresentano la porta d’ingresso per arrivare a situazioni estreme, letali. La morte della vittima quando avviene al termine di un crescendo di violenze non è un evento, ma soltanto un epilogo, prevedibile. La fine di una storia tracciata, ma non sufficientemente considerata.
Bisogna ricordare i danni prodotti dalla violenza nel corso dei secoli. Il demone è sempre in agguato nell’animo umano. La memoria del passato aiuta a evitare che determinati eventi si ripetano. Per questo occorre che ci sia un’opera di prevenzione e sensibilizzazione. L’empatia nasce con l’uomo, non farla morire però comporta una continua manutenzione e anche molta attenzione.