crudele morte dell'elefantessa

La crudele morte dell’elefantessa, causata dall’esplosione di un ananas imbottito di petardi deve far riflettere sull’importanza dell’empatia. L’episodio ha causato la morte per fame dell’animale, a seguito dei danni provocati dall’esplosione. Queste congegni micidiali vengono usati per difendere le coltivazioni nei campi, spesso unica risorsa di vita per gli uomini. Non solo dagli elefanti ma anche dai cinghiali. Questa uccisione, brutale, ha commosso il mondo, anche perché l’elefantessa era in attesa di un piccolo.

Un uomo sarebbe già stato arrestato dalle autorità locali e risulterebbe coinvolto nell’episodio, anche se non c’è sicurezza che fossero gli elefanti il bersaglio dell’esca esplosiva. Resta il fatto che chi confeziona questo tipo di trappole è consapevole che saranno letali, come lo sono le mine per gli uomini. Comportando sofferenze inimmaginabili alle vittime dello scoppio, che possono morire dopo molto tempo. Consapevolezza che non riduce la volontà di difendere le risorse alimentari.

La notizia ha fatto il giro del mondo, per la sua particolarità, innescando una spirale di commenti come tutte le azioni crudeli a danno degli animali. Coinvolgendo più di due milioni di persone secondo l’articolo pubblicato sul giornale The Guardian. Se è vero che l’indifferenza e la crudeltà possono albergare nell’animo umano forse è tempo di limitare la pubblicazione di ogni crudeltà che avviene sugli animali. Per lasciare lo spazio a tutte quelle notizie dove bracconieri, maltrattatori e trafficanti sono assicurati alla giustizia. Almeno quando lo fanno per lucro e non per fame e povertà, culturale e economica.

La crudele morte dell’elefantessa non deve far credere a un mondo composto di persone indifferenti

L’episodio dell’elefante, ucciso in modo straziante mentre aspettava un cucciolo, deve essere guardato dando un valore alla positività delle persone. Ogni giorno milioni e milioni di esseri umani esercitano la loro empatia sacrificando tempo e risorse per difendere i diritti dei deboli e degli indifesi. Siano gli ultimi diseredati delle baraccopoli di Lima, dei popoli nativi dell’Amazzonia o dell’elefantessa del Kerala. Persone che credono nell’importanza dell’empatia, nella difesa degli ultimi, senza differenza di specie.

Non siamo tutti indifferenti di fronte a episodi di crudeltà che accadono nel mondo, che peraltro andrebbero contestualizzati perché spesso si tratta di battaglie vine o perse in una guerra fra poveri. Combattuta fra animali che non hanno più territorio e esseri umani che non hanno risorse alimentari né acqua pulita, costretti a difendersi per sopravvivere. Giudicati per la colpa più grande sempre riconosciuta durante i secoli: quella di essere poveri.

Comportamenti di esseri umani compresi dagli ultimi, da quelli che non hanno mezzi economici per mettere in tavola un pranzo per i figli, che non riescono a garantire acqua non inquinata ai loro figli. Piuttosto che dalle comunità dell’opulento occidente, sempre pronto all’accusa, ma poco inclini a valutare le colpe di un’economia di rapina. Che raramente riflettono solo un attimo sulle situazioni che generano le violenze, sulla necessità di sopravvivere. Ma non così volonterosi nel cercare di ridurre i propri consumi.

I poveri consumano quello che scartano i ricchi e gli animali selvatici vivono nelle poche terre libere che dividono con i diseredati del pianeta

Dovrebbe essere arrivato il tempo di capire che molte crudeltà che avvengono nel mondo dipendono dalla scarsa capacità che l’Occidente ha avuto nell’educare i suoi figli, altre dalla necessità di sopravvivere. Una cosa, forse l’unica, che accomuna davvero animali umani e non: cercare di chiudere il cerchio della vita, di avere un futuro per la propria specie. In un mondo dove nei paesi sviluppati si traguarda il secolo mentre e in quelli sottosviluppati l’età media è vent’anni.

L’empatia deve essere un sentimento costante, non soggetto a variazioni di colore di pelle, di latitudine, di religione, di appartenenza all’una o all’altra specie. Maggiore empatia, compassione, attenzione ai diritti ci permetterebbe di guardare il mondo con occhi differenti, certamente più saggi. Dovremo cercare di non dimenticarlo mai. Dovremmo cercare di contrastare un’economia che sta rendendo sempre più poveri miliardi di esseri viventi, garantendo benessere e agiatezza a una percentuale, risibile, della specie che pensa di governare il pianeta.

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