
Non devono far paura i cani ma i loro proprietari, quelli che scelgono di vivere con un animale senza farsi domande. Deve far sorgere dubbi anche chi crede che un cane sia per tutti, che avere un animale, di qualsiasi specie, sia un diritto universale, come possedere uno smartphone.
Succede che vicino a Lodi un american stafforshire scappi al suo proprietario, si avventi contro un cane, lo uccida e per giunta ferisca anche il proprietario del malcapitato animale. Quanto basta per rispolverare la solita questione delle razza di cani pericolose, pensare a ordinanze e misure coercitive per il cane che ha aggredito. Che non solo poco risolvono, per diversi motivi, ma che non tutelano né le persone né gli animali.
Probabilmente andando a scavare nella vita del cane e del proprietario potrebbe emergere qualcosa, che già si sarebbe potuto leggere come un comportamento premonitore. Segnali troppo spesso non tenuti in debita considerazione da chi deve controllare, nemmeno quando vengono segnalati più volte dai cittadini.
Sul benessere animale spesso siamo ancora agli albori non delle conoscenze ma della loro applicazione. Per questo un cane in carne, senza ferite o segni di maltrattamento viene considerato, quasi sempre, in una condizione di benessere, anche se confinato in un piccolo spazio, anche se vive sempre isolato o su un balcone. Cani poco socializzati da proprietari a cui manca forse la comprensione delle necessità di un cane, scelto sempre più per estetica che per caratteristiche.
Non vediamo le ferite interiori degli uomini, figuriamoci quelle di un cane
Eppure l’aggressività non può essere vista come segno di un comportamento equilibrato, anche in tempi come questi dove sembra essere assurta più al ruolo di virtù che di difetto. Dovrebbe essere letta come possibile conseguenza di una ferita dell’anima, sia per un uomo che per un animale. Forse se sapessimo leggere meglio, se fossimo più attenti ci risparmieremmo un sacco di situazioni negative, che poi siamo portati a definire come disgrazie.
Possedere un animale non deve essere considerato un diritto, una scelta individuale insindacabile. Quando un essere vivente è interamente dipendente da un uomo da questa scelta derivano obblighi, debiti educativi e di assistenza. Che non possono essere liquidati solo nell’assicurare acqua e cibo, perché ci sono grandi differenze fra vivere e sopravvivere.
Per questo non c’è ordinanza, obbligo di museruola o di guinzaglio che possano davvero risolvere il problema. Non quello della sicurezza degli uomini, in quanto basta una distrazione e i danno è fatto, non quello dei cani che spesso si vedono soltanto peggiorare le condizioni di una vita già miserevole.
Imparando a considerare la sofferenza dei cani si eviterebbero spesso pericoli
Non tutte le morsicature derivano da un maltrattamento, ma un cane equilibrato, cresciuto in modo attento e educato responsabilmente ha minori possibilità di avere comportamenti aggressivi. Non significa che non accadrà mai, significa far scendere questo rischio sotto la soglia di allarme.
Ci sono razze di cani più territoriali, più portate alla difesa del padrone o di quanti sentono essere affidati alla loro sorveglianza. Ci sono cani che hanno una potenza del morso particolarmente elevata, per conformazione fisica. Ma se smettessimo di guardare solo gli effetti e iniziassimo a valutare seriamente le cause forse ci si renderebbe conto dell’errore di valutazione dei rischi.
Non ci sono cani pericolosi, ci sono proprietari pericolosi, inadatti, menefreghisti o, peggio, esaltati. Quelli che vogliono un certo “modello” di cane perché non possono avere una pistola, ma vogliono un animale con il quale incutere paura. Personaggi violenti o instabili che dovrebbero essere valutati prima che l’incidente succeda. Specie quando sono segnalati più e più volte alle forze di polizia e ai servizi veterinari.
La prevenzione è sempre un valore maggiore, se operata correttamente, della repressione.
Mi trova perfettamente in linea con il suo pensiero. Ho sempre pensato che per “possedere” alcune razze di cani, tra l’altro create ad hoc per combattere, sia indispensabile l’obbligo di un patentino che quanto meno stabilisca la idoneità di chi intende allevare alcune razze di cani. Forse non sarebbe un provvedimento risolutivo, almeno si auspica ad una riduzione di eventi nefasti come quelli che avvengono sempre più frequentemente a danno delle vittime, animali morsicatori inclusi!
Meraviglioso articolo, Ermanno Giudici, grazie. Se posso, mi permetto di aggiungere un concetto, un po’ lungo se posso prendermi trenta secondi. Il carattere ed il temperamento sono due cose differenti: il temperamento è genetico, tutti gli animali lo dimostrano fin dalle prime ore di vita; il carattere, invece, è la somma del temperamento di un individuo e delle sue stesse interazioni sociali.
Le reazioni di attacco o fuga, la timidezza o la socialità, la dominanza o la recessione, tutti questi aspetti fanno parte del temperamento.
L’aggressività, l’affettività, le scelte complesse (che comportano decisioni più ampie del mero attacco o fuga, come nel gioco), fanno parte del carattere. Cani come pitbull, staff, american bull dog e diverse altre razze canine hanno un temperamento dominante e territoriale, se non vengono ben socializzati e seguiti dai loro amici umani sviluppano un carattere aggressivo; al contrario, se abituati a socializzare con altri umani e coi loro simili svilupperanno, pur mantenendo il temperamento dominante (es. nel gioco), un carattere socievole ed affettuoso. Se costretti in spazi angusti tenderanno a sviluppare un carattere difensivo e aggressivo riguardo al loro territorio e ad altri individui; se invece vengono portati a “scoprire il mondo” diverranno cani curiosi e tranquilli, pur conservando l’istinto alla guardia della casa. Ma non bisogna stupirsi di questo, non è un segreto; se cogliamo il paragone, allora ci accorgiamo che la stessa cosa avviene nell’educazione dei cuccioli umani: segregati e non spinti a curiosità e socializzazione, gli esseri umani diventano aggressivi e ostili e, a volte purtroppo, criminali. Non sono gli individui (uomini, cani, squali o galline che siano) ad essere pericolosi ma la società ed il modo in cui la interpretiamo.
Grazie mille per l’utile contributo.