I diritti animali costringeranno la specie uomo al cambiamento, contribuendo in modo fondamentale alla sua salvezza e a quella del pianeta Terra. La condivisione della conoscenza e l’informazione sulla sofferenza degli animali porterà la nostra specie a doversi confrontare con un sistema eticamente incompatibile.
L’avanzata dei diritti degli diritti animali costringerà la specie umana al cambiamento. In quest’ultimo secolo il nostro rapporto con gli animali utilizzati per l’alimentazione umana è drasticamente cambiato.
In peggio, creando non pochi problemi a uomini e animali. Di questo si stanno rendendo conto non solo vegani e vegetariani ma anche il variegato mondo degli onnivori, sempre più consapevole della sofferenza animale derivante dagli attuali metodi di allevamento.
Gli allevamenti intensivi e lo smodato consumo di carne a basso prezzo hanno alterato profondamente il sistema agricolo, nel quale una volta gli animali vivevano in modo più naturale. Nutriti con i prodotti coltivati e non con mangimi, ormoni, antibiotici (leggi qui). Allora si mangiava meno carne, si consumava meno suolo, l’agricoltura produceva cibo per sfamare uomini e animali.
Ogni fattoria rappresentava un piccolo ecosistema fatto di una produzione sostenibile, che sfamava i contadini e dava loro un reddito per comprare beni e servizi. In quel tempo nemmeno i ricchi mangiavano carne due volte al giorno, non era necessario, non era ancora stato creato un meccanismo che induceva a consumare più di quanto servisse, senza stagionalità e basato soltanto sulla massimizzazione del profitto.
Non aveva ancora preso vita quell’ingranaggio distruttivo creato dall’industrializzazione della produzione alimentare, basato sulla necessità di consumatori voraci, illogici e soprattutto irrispettosi. Dell’ambiente, dei diritti degli animali e verso i nostri stessi simili ai quali stiamo ogni giorno sottraendo futuro, territorio, diritti e speranze.
Il marketing e l’economia hanno creato il bisogno, illudendo i consumatori che la loro vita sarebbe migliorata in modo significativo solo aumentando i consumi di proteine per lo più animali. Le varietà agricole si sono ridotte, i tempi di produzione accorciati e l’uso dei prodotti chimici come fertilizzanti e pesticidi è incredibilmente cresciuto.
In tutto questo abbiamo tolto gli animali da pascoli e aie e li abbiamo costretti nei capannoni, alimentandoli in modo del tutto innaturale.
Così il mondo si è riempito di coltivazioni di mais, che non servono per alimentare l’uomo ma per essere trasformate in mangimi, obbligando animali come vacche, maiali e polli da erbivori a diventare granivori, da erbivori in carnivori, dando loro proteine animali per aumentare le rese (leggi qui).
L’obiettivo è la maggior resa, con il minor tempo e a basso costo
Obiettivo della moderna agricoltura è stato quello di aumentare la produttività per metro quadro di suolo, di accorciare i tempi di produzione degli animali allevando, solo come esempio, polli pronti per il mercato in 40 giorni o bovini che a meno di due anni di vita possono solo essere macellati a causa dell’alimentazione innaturale e delle condizioni di vita.
Ora però i consumatori grazie alla rete ricevono sempre più informazioni e sanno che molti prodotti che riempiono il loro carrello della spesa sono tossici per loro provocando, in aggiunta, grandi sofferenze agli animali. Ora le persone iniziano a associare il prosciutto al maiale, la bistecca alla vacca, il pollo arrosto alla tristezza degli allevamenti in batteria.
Iniziano a comprendere e a rifiutare i costi ambientali derivanti dall’allevamento intensivo in termini di consumo di risorse, di acqua e di produzione di materiali di scarto come i liquami, senza dimenticare il metano emesso dagli erbivori, gas responsabile del riscaldamento globale.
La gente capisce che la sofferenza animale realizzata per profitto non è un vantaggio per l’uomo, rappresenta solo la parte nascosta di un modo di alimentarsi eccessivo, sbagliato, irrispettoso per noi, per gli animali e per la sopravvivenza della nostra specie.
L’allevamento intensivo non crea benessere, ma al contrario affama il mondo
Ora è stato svelato il meccanismo che è alla base della fame nel mondo: un allevamento e un’agricoltura intensiva che non producono proteine per sfamare ma per essere trasformate: da proteine vegetali in proteine animali con un tasso di conversione illogico.
Saranno i consumatori, anche quelli onnivori, che riducendo il consumo di carne e derivati animali obbligheranno l’agricoltura e gli allevamenti a cambiare radicalmente? Cambierà la produzione dell’energia che sarà sempre più basata su solare, eolico e geotermico e sempre meno su combustibili fossili, ma anche su una parte di rinnovabili che sottraggono proteine per essere trasformate in carburanti?
E’ ancora presto per dirlo ma forse l’evidenza della sofferenza animale potrebbe diventare la chiave di volta per un radicale cambio di passo proprio grazie all’aumentata consapevolezza delle persone, al rifiuto delle sofferenze evitabili che oramai ha contagiato anche gli onnivori.
Passando attraverso un interesse comune di tutta la società degli uomini, che per cambiare deve passare dalla condivisione di valori e non dall’esaltazione delle diversità fra onnivori, vegetariani e vegani.
Così i diritti animali costringeranno la specie uomo al cambiamento.