Gli animali esotici detenuti come pets e l'assenza dello Stato

Un pitone reale trovato vagante a Milano, consegnato a ENPA dai Vigili del Fuoco.

Che un pitone non sia un animale domestico appare un dato di fatto incontrovertibile, al pari di iguane, sauri di varie specie, camaleonti e di un intero bestiario esotico che popola le nostre città.

Sono animali particolari, con bisogni legati al loro habitat d’origine, quasi mai correttamente riprodotti in cattività: così i soggetti che non muoiono durante i vari trasporti e le catture finisce che si spengono lentamente nei terrari degli appassionati.

Molti poi vengono da allevamenti dove gli “esperti” giocano con la loro genetica, per ottenere i cosiddetti “morph”: rettili, con livree dai  colori inesistenti in natura, che tanto piacciono e tanto valgono nel grande mercato della terraristica.

Gli animali esotici detenuti come pets e l'assenza dello Stato

Un pitone reale “morph”, con la livrea completamente modificata

Ma oltre alla sofferenza, alla predazione della natura, alla lenta agonia che spesso connota la vita di un serpente in un terrario – specie se in mano ad inesperti e improvvisati che lo hanno acquistato solo per stupire – c’è un aspetto di cui nessuno parla, del quale nessuno si occupa: che fine fanno gli animali indesiderati? Lungo lo stivale del nostro paese ogni anno vengono recuperati migliaia di rettili esotici, delle più svariate taglie e specie, sfuggiti al controllo dei detentori o più semplicemente, ed irresponsabilmente, abbandonate perché diventate indesiderate, malate, costose, non più di soddisfazione. Gli animali con i quali è molto difficile avere rapporti empatici creano ancora minori remore nei loro proprietari quando li mettono per strada. Da quel momento inizia uno scaricabarile infinito su chi debba occuparsi dell’animale, catturarlo e accudirlo: una riffa a cui partecipano tutti i principali corpi dello Stato: la Forestale, i Carabinieri, i Vigili del Fuoco per arrivare alla Polizia Locale e tutti si dichiarano incompetenti, sprovvisti di mezzi, attrezzature, strutture: a quel punto per il povero rettile si aprono due strade, una che porta dritta dritta verso un negozio di animali, che riceve gratis un animale da poter rivendere mentre l’altra porta a un’associazione protezionistica che, senza alcun contributo pubblico, in qualche modo e per qualche tempo se ne farà carico.

Gli animali esotici in generale, rettili compresi,  sono purtroppo un segmento dei cosiddetti pets, gli animali da compagnia. Un segmento però che non interessa molto e per i quali la legge non prevede strutture, obblighi, ricoveri pubblici. Per i selvatici ci sono i CRAS (Centri di recupero animali selvatici), per gli esotici ci sarebbero i CRASE (centri di recupero animali selvatici esotici), che sono pochissimi e solitamente si occupano di animali pericolosi che, a norma di legge, i privati non possono detenere. Basta provare a cercare una collocazione in un CRASE per un’iguana per rendersi conto di quanto questo sia di fatto impossibile.

Qualcuno dovrebbe però occuparsi di questi animali, per una serie infinita di motivi: per etica, per impedire la sofferenza, per non causare pericolo, per non reimmettere in natura specie alloctone e anche perché comunque, questi poveri esseri, non possono restare abbandonati su un marciapiedi della città. Occorre quindi creare centri che possano garantire a questi animali una vita degna in attesa magari di migliori collocazioni: nessuno però a livello pubblico sembra voler considerare il problema, specie in un momento in cui non ci sono risorse. Però sarebbe semplice recuperare le risorse proprio da chi il problema lo genera: i commercianti e i possessori di questi animali. In attesa di arrivare a un giorno in cui si comprenderà l’illogicità e la crudeltà di questo mercato, chiudendolo per sempre, si può mettere una tassa, importante, su quello che è davvero il bene voluttuario per eccellenza: l’animale esotico comprato per stupire. In questo modo, così come i produttori di materiali che devono poi essere riciclati sono obbligati al versamento di imposte, lo sarebbero anche quelli che speculano con questo commercio.

Una volta tanto si tratterebbe di una tassa che, se correttamente usata, farebbe piacere veder inserita in qualche provvedimento governativo. Nel frattempo occorre fare tutto il possibile per fare cultura e cambiare il comportamento negativo delle persone: gli animali soffrono e il commercio degli animali destinati alla cattività per puro fine ludico è la peggior barbarie, proprio in quanto inutile e facilmente eliminabile. 

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