Il mondo del circo la tratta di animali e migranti

Il circo, gli animali e i migranti: potrebbe essere il titolo di un romanzo ma invece è la triste realtà svelata da un’operazione di polizia, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, che ha portato all’arresto di 40 persone, fra le quali i titolari di 18 circhi sparsi su tutto il territorio nazionale. Il reato ipotizzato è davvero odioso, come peraltro lo è il maltrattamento di animali: aver agevolato l’immigrazione clandestina, sfruttando la disperazione delle persone per procurar loro inesistenti posti di lavoro.

Secondo la Procura di Palermo che ha coordinato l’operazione con un pool di magistrati composto dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti  Battinieri, Varone e Bologna, i circhi coinvolti nell’operazione hanno dato vita a un sodalizio criminale, una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina con profitti stimati di circa 7 milioni di euro. L’attività criminale fruttava ai circensi dai 2 ai 3 mila euro per ogni lavoratore straniero fintamente assunto nei circhi: per far questo molte insegne circensi avevano trasferito la loro sede legale a Palermo, al fine di poter usare le coperture di un funzionario della Regione, anch’esso finito in manette.

Fra i titolari di circhi arrestati anche qualcuno già indagato o attualmente sotto processo per maltrattamento di animali, segno che il confine fra lo sfruttamento degli animali e quello degli esseri umani è veramente labile, specie quando l’etica è addormentata dal profitto facile e da un rischio esiguo, considerando che questa attività criminale va avanti da anni. L’indagine della Squadra Mobile e della Procura di Palermo credo che sarà destinata ad avere sviluppi molto interessanti, perché andando a esaminare da vicino il mondo del circo si possono avere grandi sorprese sotto molti punti di vista, che non riguardano solo gli animali.

Tanti anni fa, nella seconda metà degli anni ’80, con un piccolo gruppo di colleghi dell’ENPA, iniziammo un’attività di contrasto delle attività dei circhi, in un tempo in cui le critiche a quel mondo erano ancora sommesse, le grandi famiglie circensi assolutamente forti e con un Ente Nazionale Circhi, allora presieduto da Egidio Palmiri, non soltanto molto combattivo, ma anche con appoggi forti derivanti dall’appartenenza al CADEC (Club amici del circo) di personalità della politica, del mondo dello spettacolo e della cultura. Per cercare di arrivare a un risultato furono fatte decine di segnalazioni alle Questure, ai Comuni ed agli ispettorati dei Vigili del Fuoco in cui, oltre a lamentare le condizioni di detenzione degli animali, venivano evidenziate una serie di problematiche: dall’impiego dei lavoratori stranieri non in regola, alle condizioni dei carri, dalle affissioni abusive alle condizioni di sicurezza dei tendoni e così via. Questo pressing, costante, oltre ad aver fatto capire anche alle forze dell’ordine l’importanza di eseguire determinati controlli, portò nel 1987 l’Ente Circhi, il suo presidente Palmiri e i membri dell’allora consiglio direttivo, a dover scendere a patti, istituendo una commissione paritetica fra ENPA ed ENC, per migliorare le condizioni di vita degli animali nei circhi. Una scelta di riduzione del danno che portò nel 1988 alla firma di un accordo che si potrebbe definire storico, ma che purtroppo naufragò poco tempo dopo sotto il peso congiunto dei circensi dissidenti ma anche di molte associazioni protezionistiche, che vedevano in quell’accordo solo un cedimento, mentre si trattava di un punto di ingresso per scardinare un sistema. Se avrete la pazienza di leggere il testo dell’accordo fra ENPA ed ENC potrete scoprire che era già stato previsto, quasi 30 anni fa, il divieto di tenere animali al solo scopo di esibirli negli zoo viaggianti, il divieto di fare foto se non con i cavalli, la creazione di un casellario dei circensi che avessero riportato condanne per maltrattamento di animali. Vi erano inoltre molte altre disposizioni che, se fossero divenute realtà, avrebbero forse già risolto il problema del circo con gli animali; queste disposizioni precedevano di molti anni le direttive della Commissione CITES e le disposizioni regolamentari di molte amministrazioni comunali.

Per anni, insieme agli altri membri di quella commissione che facevano parte di ENPA, venni accusato di essermi venduto al nemico per essermi seduto al tavolo con la gente del circo, ma a distanza di tempo il rammarico non è quello di aver avuto il coraggio di sottoscrivere quel protocollo, ma il non essere riusciti a dare corso a una strada che ci avrebbe portato a risolvere con qualche lustro di anticipo una questione ancora irrisolta: la permanenza degli animali nei circhi.

Anche oggi molto si potrebbe fare per contrastare i circhi con animali: basterebbe ottenere il puntuale rispetto delle regole che già esistono e troppo spesso non vengono nemmeno considerate dalle commissioni provinciali o comunali di vigilanza, che devono dare il preventivo nulla osta allo svolgimento degli spettacoli da parte dei circhi. Basterebbe un’attenta valutazione delle condizioni di benessere degli animali, il rispetto delle direttive della Commissione CITES, la verifica delle autorizzazioni sulla detenzione degli animali pericolosi, sempre troppo generiche, la puntuale verifica dei registri, dei collaudi e del rispetto delle normative di sicurezza per far si che molti complessi non riescano ad ottenere le autorizzazioni per la mancanza dei requisiti. Ancora oggi se cercate nei siti di molte amministrazioni comunali e scaricate la dispensa su come richiedere le autorizzazioni per l’attendamento dei circhi scoprirete che dei parametri della commissione CITES non vi è nemmeno menzione.

Sarebbe il tempo per pretendere controlli efficaci, seri e attenti alle leggi ed al benessere degli animali, senza aspettare indagini eclatanti come quella che oggi ha scoperchiato il mondo del circo, svelando che l’assenza di empatia è fonte di sofferenza non solo per gli animali ma anche per gli uomini. Ma anche che esiste una parte del mondo del circo che parrebbe avere un profilo criminale di alto livello, se quanto emerso dall’inchiesta trovasse conferma nelle condanne della magistratura giudicante.

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