
Il lupo restituisce la pecora grazie al parco, che si impegna per indennizzare gli allevatori con altre pecore. In questo modo l’allevatore non riceve un indennizzo in denaro, ma ottiene lo stesso numero di animali che sono stati predati.
Una scelta diversa quella messa in atto dal Parco nazionale della Majella, che serve per diminuire il livello del conflitto fra allevatori e predatori. Un modo concreto di tutelare i lupi da gesti sconsiderati.
Ma anche uno strumento per creare una linea di demarcazione netta fra il mondo agricolo e quello venatorio, che non potrà più utilizzare la scusa delle predazioni sugli animali al pascolo. Almeno non per richiedere a gran voce, come accade in molte parti del paese, l’abbattimento dei lupi.
Il Parco si impegna a indennizzare le pecore predate dai lupi
L’ente gestore del Parco della Majella, all’interno del progetto LIFE Wolfnet 2.0 , lascia agli allevatori che hanno subito perdite di capi allevati al pascolo la scelta fra riavere delle pecore o un indennizzo economico.
Molti pastori stanno optando per riavere le pecore, che il parco della Majella fa allevare in due zone distinte a costi contenuti. A richiedere le pecore sono soprattutto i più giovani, che vogliono continuare la loro attività e che capiscono la necessità della presenza dei predatori.
“La compensazione economica del danno ricevuto” spiega l’attuale Direttore facente funzione del Parco, Luciano Di Martino, ”è portata avanti regolarmente dall’Ente Parco, sia per quanto riguarda le colture, con i cinghiali, sia per quanto riguarda gli animali monticanti, con il lupo e, in misura certamente inferiore, con l’orso. Tuttavia l’indennizzo economico pone il problema del mancato riconoscimento della perdita del valore dell’animale per quella che sarà la sua vita produttiva, e dunque trova spesso allevatori insoddisfatti nel ricevere una compensazione economica che solo parzialmente risolve il conflitto creatosi. Con la restituzione della pecora predata invece si è voluta avviare una nuova forma di disponibilità dell’ente parco e un metodo innovativo di indennizzo, che sia in grado di ripristinare le condizioni dell’allevamento iniziali”.
Recinti elettrici e cani da guardiania tengono lontani i predatori
La tutela degli allevamenti, attraverso l’impiego dei recinti elettrici e grazie all’utilizzo dei cani da guardiania, rappresenta uno dei modi per far convivere predatori e pastori. Se a questo vengono aggiunti i necessari indennizzi per chi ha subito un danno, la presenza del lupo e dell’orso non vengono più viste come ostili dal mondo agricolo.
Sempre più regioni e amministrazioni si stanno muovendo per fornire agli allevatori gli strumenti per convivere con i predatori, che rivolgono la loro attenzione agli animali al pascolo soltanto quando questi sono lasciati privi di difesa.
Se vogliamo che la presenza dei grandi carnivori sia vista come un vantaggio per l’ambiente occorre mitigare, nel miglior modo possibile, l’impatto negativo che questi animali hanno sulle comunità. Facendole diventare le prime a volere la presenza del lupo che, non dimentichiamolo, porta anche turismo e genera introiti per gli abitanti.
In modo da isolare i cacciatori che saranno costretti a ammettere che la loro ostilità verso i predatori è motivata, esclusivamente, dal fatto che sottraggono animali da abbattere al mondo della caccia. Regolando la presenza di ungulati in modo più efficace di quanto non faccia la caccia di selezione.
Così si chiude la pagina dell’ente parco sulla restituzione degli ovini predati: