La repressione dei reati di maltrattamento degli animali è un’attività messa in atto in modo discontinuo e le leggi vigenti sono tali da non avere alcun potere di deterrenza. Per questo troppi maltrattamenti restano impuniti e la giustizia, un assurdo, quasi viene amministrata attraverso le trasmissioni televisive che fanno inchieste sui diritti violati, sulle situazioni croniche e sull’immobilismo di molte istituzioni. Il maltrattamento troppo spesso non è correttamente valutato nemmeno dai servizi veterinari delle ASL, che però vorrebbero essere “lo strumento esclusivo di valutazione” e che, di fatto, troppo spesso, sono cieche di fronte alla sofferenza. Tanto che la Cassazione è avanti anni luce sulla configurazione giuridica del maltrattamento.
Altro problema concreto è la scarsa propensione delle Procure, per direttive che vengono dal Ministero della Giustizia, nel pagare le spese di custodia degli animali sequestrati e la cronica assenza o inadeguatezza del numero dei centri idonei alla loro detenzione. In questo modo finisce che l’animale maltrattato venga, a malincuore, spesso lasciato in custodia giudiziaria al responsabile del suo maltrattamento, un assurdo assimilabile a quello di affidare un bimbo abusato al suo persecutore.
Su questo fronte troppo poco viene fatto per ottenere un radicale cambiamento delle regole, la possibilità di porre sotto sequestro preventivo beni che possano servire a pagare le spese di custodia e l’ottenimento di procedimenti rapidi, trattandosi spesso di situazioni che potrebbero essere giudicate per direttissima. Bisogna imporre tasse di scopo sul commercio degli animali, ottenere il rispetto della Convenzione Europea sulla tutela degli animali da compagnia, firmata a Strasburgo nel lontano 1987.
Tempo di cambiamento, tempo di rinnovamento di legislazione ma anche di strategia delle associazioni. Occorre un cambio di passo non più rimandabile: gli animali ne hanno diritto e noi abbiamo il dovere di assicurare questo diritto. Condividere questo post potrà essere un piccolo aiuto.