Kaos e il veleno

Kaos e il veleno dimostrano come sia facile avvelenare i social, con notizie affrettate quando non palesemente false. Un’esca avvelenata che incendia la rete.

Leggendo la notizia in modo analitico, senza farsi prendere dalla foga emotiva che porta a distribuire like e commenti a raffica, qualcosa non era chiaro da subito.

Questa notizia poteva essere stata ingigantita per emotività del padrone del cane, per scelta, per calcolo ma non c’era nulla, e ripeto nulla, che potesse dare una certezza sull’avvelenamento del cane Kaos.

Non sintomi, non evidenze sulla scena del crimine, non minacce che potessero costituire un indizio. Nulla di nulla che potesse far pensare al fatto che Kaos, cane da ricerca rinvenuto morto, definito dalla rete un eroe per aver lavorato come cane da ricerca durante il terremoto. Questa ipotesi mi è apparsa nitidamente leggendo e ascoltando molte cose scritte e dette sui giornali, sulla rete e sui social. Ma per prudenza ho aspettato gli sviluppi.

Ora i giornali raccontano di una probabile morte per infarto di Kaos, che il suo addestratore non vuole accettare e che definisce senza mezzi termini come una sorta di complotto, orchestrato per mettere a tacere una verità scomoda che aveva avuto un grande clamore mediatico. Eccessivo visto che si trattava di un’ipotesi senza prove.

Partiamo dalla foto che ha fatto il giro dei media, dove si vede il cadavere di Kaos riverso su un lato, quasi composto, senza che ci sia evidenza di spasmi che possono essere causati da alcuni veleni, senza segni visibili di emorragie che possono provocare i topicidi, senza tracce di vomito. Già il quadro fotografico doveva portare a riflessioni e consigliare prudenza. Nulla andava escluso, ma niente era certo.

Poi le testimonianze del proprietario e conduttore di Kaos che, da subito, ha dato per certo l’avvelenamento, senza nemmeno il supporto di un veterinario, senza un’evidenza, senza aver ricevuto minacce, senza una spiegazione. Un cane addestrato a fare il lavoro di Kaos deve essere un soggetto equilibrato, quindi si esclude che possa aver creato un disturbo così persistente da motivarne l’uccisione. Buio fitto, quindi.

Qualcuno sui social ha timidamente messo in dubbio alcuni fatti, ma è stato immediatamente ricoperto di insulti perché Kaos doveva essere stato per forza avvelenato, da una mano crudele e ignota. Lo diceva l’addestratore e con un tifo da stadio lo confermavano i social. Senza riflettere, senza pensare perché in fondo si voleva che fosse così evidente : un uomo aveva ucciso Kaos, cane eroe e non ci poteva essere il beneficio del dubbio.

Fiumi di parole, di notizie, di commenti, di insulti hanno inondato la rete alimentati, forse inconsapevolmente, proprio dal conduttore di Kaos, che si è trovato al centro di un’attenzione mediatica incredibile. Forse anche inaspettata. Lo stesso però che oggi, di fronte a diverse valutazioni che emergono dalle indagini, accusa che dietro all’ipotesi che Kaos non sia morto per veleno parla di complotto, di cane sequestrato (come è giusto che sia) per fare esami che evidentemente non lo convincono.

Gli esami necroscopici indicheranno quale sia la causa che ha portato a morte il cane Kaos e credo che questa indagine sia in buona parte tutta da scrivere o da riscrivere. Però questo caso, spiacevolissimo per la morte di un giovane cane, ha dimostrato come sulla rete si possano spargere in men che non si dica notizie che la incendiano. Anche quando esagerate, sorrette da emotività oppure interesse, ma certo non aderenti alla realtà, specie se date prima della conclusione delle indagini.

Kaos e il veleno hanno dimostrato quanto sia facile coinvolgere emotivamente le persone, di come le false notizie possano diffondersi molto più velocemente di quelle vere. Con la complicità di alcune, troppe, persone che leggono poco, commentano troppo e insultano ancor di più.

La crudeltà contro gli animali è un crimine terribile perché avviene nei confronti di esseri indifesi, ma anche l’abuso di fiducia è un crimine terribile che mina i rapporti fra le persone, che uccide la verità, che distorce quanto avviene in modo potenzialmente  molto, molto pericoloso. Sicuramente Kaos e il veleno, probabilmente inesistente, lo hanno dimostrato.

Gli internauti devono abituarsi a leggere le notizie, a valutare le fonti, a non distribuire like e insulti a pioggia alimentando anche la paura di confrontarsi in  modo civile. Chi non segue la piazza viene lapidato sulle pagine dei social, talvolta con una crudeltà che nemmeno si può credere possa covare nell’animo delle persone (normali).

P.S.: Il cane della foto non è di Kaos ma è un’immagine di repertorio: nessuna di quelle in rete, nemmeno quelle del suo conduttore, sono contrassegnate per il libero utilizzo.

 

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