staffette dei cani

Questo è un errore grandissimo perché in nome degli animali e della loro vita si calpestano i diritti fondamentali. Giustificando talvolta approssimazione, business, incapacità di gestione che si mescolano a buone intenzioni.

Con buona pace di quasi tutte le associazioni, che non prendono posizione, lasciando a un manipolo di cani sciolti la possibilità di creare disagi agli animali per sollevare e gratificare la loro emotività. Molte volte la soddisfazione di credere di operare “in nome del bene” è superiore alla reale consapevolezza di farlo davvero.

Sulla rete ci sono decine di migliaia di appelli per cani che devono trovare famiglia, che devono partire da un Sud inospitale, da terre dove gli amministratori pubblici non conoscono i loro doveri e dove i protezionisti non sempre riescono a esercitare i loro diritti.

Decine di migliaia di foto e di appelli per poveri cani, di poveri esseri che si meriterebbero ben altra vita, messi a disposizione di chi vuole fare quella che oramai è universalmente definita “l’adozione del cuore”.

Questo crea rapporti biunivoci fra micro associazioni, macro associazioni, speculatori, furbetti del randagismo e quanti, colpiti dalla sofferenza danno la loro disponibilità ad adottare. Sino a qui certo uno potrebbe pensare che la domanda incroci l’offerta e che molti cani possano trovare famiglie al Nord che possano strapparli a un triste destino.

Però non sempre è così, non sempre ci sono buone intenzioni, non sempre c’è esperienza e intelligenza, talvolta ci sono solo “improvvisazione e gratificazione”, ma anche carte “postepay” da ricaricare, staffettisti da pagare, consegne sotto i ponti della tangenziali, trasporti che fatti in condizioni di maltrattamento che superano per gravità quelli dei trafficanti di cani dall’Est.

Quando fare lo staffettista è un lavoro ci vorrebbe più professionalità

Il fatto davvero è grave che queste “staffette” improvvisate, che sono antitetiche ai trasferimenti di cani organizzati in modo corretto, trasportano cani dal Sud al Nord con la convinzione che già solo il trasferimento, comunque sia fatto, costituisca un evento salvifico.

Peccato che poi arrivino  magari cani in condizione di salute precaria, con spese che gli adottanti non avevano preventivato e non sono in grado di sostenere, oppure cani con grandi problemi di varia natura, spesso comportamentale, che vengono consegnati ad ignari adottanti sotto un ponte, in un’area di servizio autostradale, fuori da un svincolo.

Operazioni che stimolano l’empatia degli adottanti per il cane, proprio per le condizioni di trasporto, per la volontà dell’adottante di non rimettere il povero animale in una bolgia dantesca. Anche quando  la differenza fra l’animale che avevano adottato e quanto realmente ricevuto è davvero enorme. Le staffette dei cani dal Sud al Nord non sono sempre fatte secondo criteri accettabili, anche per il benessere degli animali trasportati.

Questo modo di affidare i cani a distanza, talvolta per malintesa presunzione di tutela, talvolta per affari, contrasta grandemente con quello che oramai da anni è un principio collaudato per le adozioni nei paesi anglosassoni e nei canili più evoluti,

Incrociare le possibilità degli adottanti con le esigenze del cane

Il “matching”, un’attività valutativa che consente di abbinare le necessità dell’animale con le possibilità e le capacità dell’adottante, riducendo grandemente la percentuale di ritorni degli animali in canile per incompatibilità.

Far adottare in modo diverso gli animali, senza capire le possibilità di chi adotta, stimolando l’emotività con appelli strappa lacrime, è da irresponsabili, crea forme di maltrattamento,.

Ingrassa qualcuno che si fa pagare viaggi della speranza fatti su mezzi non autorizzati, ricarica carte “postepay” per la cessione di cani che spesso neanche sono vaccinati e crea i presupposti, per un abbandono o per un’adozione che, purtroppo, sarà solo momentanea.

Una vergogna alla quale il Ministero della salute ha cercato di porre un limite emanando una direttiva, che potete scaricare cliccando qui.

Ecco è un breve decalogo per evitare di contribuire a questo fenomeno in ascesa, fonte di grande sofferenza per gli animali e di facili abbandoni:

  1. Diffidate dalle persone che richiedono il versamento di danaro su carte di credito ricaricabili intestate a persone fisiche;
  2. Adottate cani solo da associazioni verificabili e esistenti e soltanto presso strutture (rifugi, canili, pensioni);
  3. Pretendete garanzie sullo stato di salute degli animali e fatevi mandare le copie dei loro libretti sanitari;
  4. Non adottate cani problematici se non siete certi di avere le risorse per curarli o l’abilità per gestirli;
  5. Non accettate che le consegne degli animali avvengano per strada, vicino a uno svincolo, presso un’area di servizio autostradale;
  6. Preferite associazioni del Nord che collaborano con realtà del Sud e che hanno già animali presso le loro strutture piuttosto che gli appelli sui social media: sarà più facile trovare l’amico per una vita piuttosto che trovarvi con un problema che non siete in grado di gestire;
  7. L’adozione di un cane è fatta su presupposti ragionati e non sulla base di un’emotività dirompente: troppi cani adottati su spinta emozionale finiscono male;
  8. Denunciate quelle realtà per le quali avete prove che l’adozione sia solo un mezzo per raccogliere soldi e nulla abbiano a che fare con il benessere degli animali;
  9. Non rendetevi complici di truffe, di maltrattamenti, di trasporti inaccettabili, di traffico di cani in condizioni pessime: denunciate i responsabili;
  10. Non divulgate e condividete appelli se non conoscete o verificate la serietà della fonte: la rete funziona davvero come tale e rappresenta uno strascico che grazie alle condivisioni cattura un gran numero di prede.
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