Lupi e pastori devono convivere e le difficoltà del settore non sono imputabili certo al predatore, troppe volte indicato come il principale, quando non l’unico, problema.
Il settore è messo in crisi dalla burocrazia e da una concorrenza fatta di allevamenti intensivi e prodotti a basso costo, non certo dalla presenza del lupo.
Leggendo lo sfogo di Anna Arneodo, pastora di professione, affidato a un articolo pubblicato sul sito Ruralpini si capisce in modo netto che i motivi della crisi del settore dell’allevamento in montagna sono ben altri.
Però il lupo risulta essere il più facile da usare, come bandiera che copre le mille difficoltà. Lupi e pastori devono convivere ma è vita dura quella del pastore in montagna, bisogna riconoscerlo, senza banalizzare, senza accusare, senza vederli come mostri che sfruttano gli animali.
Vita fatta di privazioni, di vicinanza con gli animali, certo tenuti per motivi economici ma trattati complessivamente meglio, molto meglio, di quanto non avvenga negli allevamenti intensivi.
Si può discutere sui principi etici, se sia giusto che l’uomo si cibi di animali, ma quest’articolo ha un obiettivo diverso che non si lega con argomenti diversi dalla convivenza con il lupo. Il nemico, il predatore implacabile, la causa delle sventure economiche. Lupi e pastori devono convivere.
Non sono però i lupi che hanno messo alle strette questo settore e non lo è la predazione, saltuaria, che questi effettuano su qualche capo. Gli allevatori non muoiono di fame per colpa dei lupi ma per la burocrazia. Per un’economia che andando male privilegia gli alimenti a basso costo, industriali, provenienti dagli allevamenti intensivi, per la concorrenza estera che riempie i banchi dei supermercati.
Ma anche per lentezze e pastoie che in Italia ammazzano tutte le categorie produttive.
Scrive Anna nel suo pubblico j’accuse :”Ma di noi nessuno si ricorda, diamo perfino fastidio, siamo pietra di inciampo. Noi, gente della montagna, che da secoli su questa terre scomode abbiamo saputo creare una cultura, una sapienza di vita per sopravvivere in un ambiente ostile, noi con la nostra storia, la nostra lingua, noi non contiamo niente: l’economia e la politica hanno deciso così.” Con la rabbia di chi sente dimenticato, abbandonato, con un futuro in pericolo.
Il problema non sono le predazioni dei lupi, sono i tempi degli indennizzi, il tempo che bisogna impiegare per ottenerli e una burocrazia che soffoca. Il mantenimento di un’ecosistema vitale prevede che ci siano i predatori e la scienza racconta come questi ultimi siano indispensabili per mantenere in equilibrio un ambiente dal quale tutti traggono vantaggi.
Per questo i pastori di montagna devono realizzare che non sarà mettendosi contro la presenza del lupo nelle valli che risolveranno i problemi ma piuttosto il contrario: una natura viva attira i turisti, rivitalizza un territorio, arricchisce l’ambiente.
Bisogna che abbiano la volontà di accettare l’uso dei recinti elettrificati e dei cani da guardiania, per far si che i lupi non cerchino il bersaglio più facile ma le loro prede di elezione: gli ungulati. Il controllo delle popolazioni di cervi, caprioli e cinghiali è dimostrato che non possa avvenire attraverso la caccia, attività foriera più di problemi che di vantaggi.
I migliori selecontrollori sono proprio i predatori, lo sanno tutte le persone che si occupano della gestione della natura.
La tutela dell’ambiente non può essere fatta di scontri ma deve essere invece giocata su un terreno fatto di incontri, di agevolazioni per chi rispetta la biodiversità e di sanzioni più serie contro bracconieri e predatori di natura. Dobbiamo trovare un modo, possibile, per vivere con la miglior armonia della quale siamo capaci.
Lupi e pastori devono convivere, per il nostro e il loro futuro, per un ambiente che sia sempre più una risorsa e che mai venga visto come un nemico.