Ogni giorno muore un lupo azzannato dalle bufale

Ogni giorno muore un lupo azzannato dalle bufale quando tutto appare vero.

Anche quando è soltanto verosimile come questo lupattolo, il primo incrocio fra un lupo e uno scoiattolo.

Secondo l’assunto che tutto quello che viene pubblicato debba avere, comunque, un fondamento di verità pregiudizi e cattiva informazione stanno creando enormi danni, non solo al lupo, ma alla cultura in generale del nostro paese.

Sembra che oramai la differenza fra vero e verosimile sia diventata poco importante, quasi superflua.

In questo modo i luoghi comuni aumentano, crescono, lievitano come il pane nel forno e allora ecco che anche la fauna diventa vittima delle tante fake news messe in giro ad arte, sfruttando la grande velocità di trasmissione della rete e un’attitudine di molti a condividere senza approfondire. Cosa che alla fine porterà a far credere a qualcuno che anche il lupattolo esista, perchè un lupo miniaturizzato diventa ancora più insidioso e pericoloso e lo possono aver creato i conservazionisti, gli animalisti e i difensori del predatore.

Certo ci si potrebbe sorridere, in fondo questa è solo una provocazione, ma qualcuno, più precisamente uno dei dirigenti locali di Coldiretti in Sicilia, ebbe a raccontare nel 2015 sulla stampa che oramai l’isola era invasa da ibridi derivanti dall’accoppiamento di gatti e conigli, i cosiddetti gattigli. La notizia giro per qualche giorno, sino a quando arrivarono le smentite, forse peggiori della notizia originale (leggi qui).

Nella realtà alcune bufale possono svelarsi subito come tali, ma non dubitate che qualcuno che le prende per vere lo trovate sicuramente, ma altre, proprio perchè non palesemente impossibili, arrivano a ottenere diritto di cittadinanza sul web. Per restare in tema lupo possiamo trovare notizie di lupi lanciati con il paracadute dagli elicotteri (come un tempo erano state le vipere, secondo una leggenda dei cacciatori), di lupi neri americani importati clandestinamente (leggi qui) e rilasciati per rendere quelli italiani più grandi e aggressivi, per arrivare agli ibridi fra cane e lupo che potrebbero attaccare gli uomini e sono più aggressivi verso il bestiame.

Queste notizie, anzi queste fake news, queste bufale, non vengono solo diffuse nel web ma purtroppo sono quotidianamente pubblicate sui giornali, su testate anche prestigiose. Quando i giornali riprendono in modo acritico tutto quanto inserito nei comunicati stampa di organizzazioni di settore, come Coldiretti ad esempio, oppure di politici locali e nazionali che usano i lupi per alimentare la paura e il senso di insicurezza dei cittadini.

Così dopo un episodio di bracconaggio e relativa esposizione del cadavere di lupo impiccato, una triste ripetizione di gesti sconsiderati, si legge in una nota diramata dall’ANSA (leggi qui) che i lupi in Toscana sono divisi in 108 branchi per complessivi 600 individui e che i branchi si stanno “rafforzando” a causa della presenza di esemplari ibridi. Sempre secondo Coldiretti i lupi oramai spadroneggiano nelle campagne! Un quadro davvero apocalittico, che però è ben lontano dall’essere reale.

Per questo non dovrebbe essere sufficiente citare la fonte per pubblicare la notizia, perché se questa è falsa, infondata, una bufala non è importante sapere chi l’ha detta mentre sarebbe importante che fosse verificata prima di essere pubblicata. Senza un controllo preventivo le testate on line dei giornali si riempiono di una messe di stupidaggini sugli animali, molte volte davvero dannose, che però finiscono per venire accolte dal publico come verità.

Fra i doveri di chi scrive, invece, sia un giornalista, un addetto stampa o un blogger dovrebbe esserci sempre l’attenzione verso la verifica di quanto viene riportato, per non incorrere in errori che servono soltanto a alimentare paure e mai a far conoscere la realtà dei fatti. Ogni giorno muore un lupo azzannato dalle bufale e la colpa non è dell’opinione pubblica, che pur dovrebbe essere più attenta, ma prevalentemente di chi scrive pensando solo al numero di click e condivisioni che un pezzo farà. Ben sapendo che l’allarmismo fa più notizia di una rassicurazione, come dimostra l’articolo pubblicato sulla Nazione che si può leggere qui.

 

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