Pesce rosso ovvero la genesi del maltrattamento, l’origine dell’indifferenza verso la sofferenza muta. Verso uno scorrere del tempo che porta al cervello sempre la stessa immagine, il vuoto della vasca.
Certo è un pesce, muto, poco comunicativo e sopratutto poco impegnativo, il cui benessere è sintetizzato sempre dagli stessi atavici concetti. Che non si basano sull’etologia ma che nella loro rozza semplicità non conoscono tempo: mangia, evacua, nuota e quindi vuol dire che sta bene.
Il pesce rosso è il primo degli animali che generalmente passano da una casa. Costa pochissimo, richiede solo un vaso di vetro, acqua di rubinetto e un po’ di mangime, nei casi più disperati un po’ di zucchero e briciole se si vogliono ridurre le spese. Accontenta il bimbo, che probabilmente sarebbe stato più felice di poter condividere la sua vita con un cane, ma soprattutto accontenta i genitori che pensano soltanto a limitare l’impegno, il costo e le cure.
Un pesce rosso non è comunque un giocattolo ma un essere vivente
Senza occuparsi troppo del messaggio che trasmettono: l’indifferenza verso la vita, la mancata considerazione di un benessere minimo. Quello che dovrebbe essere garantito a un detenuto di qualsiasi specie. Nella complessa lotta fra i desideri dei bimbi e la “voglia” dei genitori esistono infatti delle scale, delle gerarchie fra gli animali, che crescono e si modificano. Sino a quando il desiderio di avere un rapporto con un animale si trasforma da mera apprensione, da puro possesso, in una fase di sviluppo empatico, creando una gerarchia di affetti, che è all’origine di quanto sarebbe dovuto a un essere vivente.
I pesci rossi hanno una vita sicuramente non felice, sempre reclusi in piccoli spazi e rappresentano gli ultimi, i derelitti, fra gli animali domestici nella scala dei diritti. Questa riflessione mi è tornata in mente leggendo un articolo in cui un giornalista ironizzava su una multa data a un locale che aveva un pesce rosso in una boccia. Molti Comuni lo vietano e la sofferenza da desolazione la capirebbe anche il più insensibile fra le persone con un minimo di attenzione, ma non il giornalista che era soltanto allibito per la sanzione.
Certo ci sono fatti più gravi, molto più gravi che non la vita di un pesce tenuto in una boccia di vetro, a consumare la sua misera esistenza di essere vivo a cui è stata tolta la possibilità di vivere. Un elenco di casi talmente lungo da non meritare nemmeno di cominciare a essere declinato. Ma non è questo il punto e ancora una volta ritorno sul concetto della sofferenza, sulla differenza sostanziale che non è quella fra essere vivi o morti, ma quella di come si trascorre la vita.
Nascere e morire sono la partenza e l’arrivo, ma quel che conta è la qualità del percorso che li congiunge
La vita non è fatta di pulsazioni cardiache, di respiri, di sangue che scorre nel torrente di vene e arterie o perlomeno non solo di quello: la vita è la possibilità di mettere in atto i comportamenti naturali ai quali ci ha condotto l’evoluzione, tanto per un uomo quanto per un pesce.
In fondo la morte è sempre lì, aspetta tutti i vivi e come incontrarla è questione di fortuna: nel soffio impercettibile di un infarto o nella devastante spirale di una malattia che, come un parassita, si nutre di corpo e spirito fino a divorarti. In mezzo le mille sfumature di grigio che portano tutti gli esseri viventi allo stesso traguardo.
La morte non è nemmeno un destino, è una certezza ineluttabile.
La vita è poliedrica, composita, costruita da eventi e da scelte fatte, da situazioni improvvise e anche da non decisioni, fuse in un caleidoscopio che nel mutare delle immagini e delle luci potrebbe rappresentare a buon titolo il nostro breve incedere sulla Terra, talvolta utile, talvolta inutile e altre volte semplicemente dannoso.
Ma la vita di un pesce rosso è come la morte, non regala nulla nemmeno a una creatura semplice e vessata, scorre sempre uguale. Non insegna amore, non insegna rispetto e rende quasi divertente, affettuosa, la prigionia di un essere vivente. Così succede che dopo poco il pesce rosso muoia di stress, di cambi d’acqua alle più svariate temperature oppure a causa di un’alimentazione sbagliata oppure di noia.
Altre volte gli uomini si stufano di avere in casa quel simulacro di natura che fa solo tristezza e i pesci rossi finiscono nei fiumi o in posti meno nobili, come gli scarichi dei water. Gettati via come fossero rifiuti.
Il pesce rosso incarna la sofferenza regalata per distrazione a troppi animali, senza farsi troppe domande
Varrebbe la pena di fare un monumento al pesce rosso, al carassius auratus, che da secoli è stato commercializzato in centinaia di milioni di esemplari, più o meno mutanti, più o meno ibridati, al solo scopo di dare ai genitori la gioia di regalare un animale, senza che questo impegnasse troppo mani, mente e portafoglio.
Per poi proseguire nell’evoluzione della cattività con le tartarughine verdi della Florida, che in realtà sono allevate a milioni ma in Louisiana, per portare, quasi inevitabilmente al criceto, talvolta alla cocorita e altre alla cavia peruviana.
Un mondo in cui i bambini non imparano nulla dei diritti degli esseri viventi, ma solo del possibile dominio che immotivatamente è consentito agli uomini di esercitare sui più deboli.
Pesce rosso, la genesi del maltrattamento, speriamo ancora per poco grazie a generazioni maggiormente consapevoli.
I pesci rossi li ho sempre messi in libertà
Purtroppo le devo dire che è stato un gesto sconsiderato in quanto il pesce rosso non è una specie che era presente nei nostri fiumi, sino a quando sempre più persone, per liberarsene o per liberarli, hanno iniziato a buttarli nei corsi d’acqua. Immettere animali esotici in ambiente, oltre a essere un comportamento sanzionabile, è sicuramente un atto irresponsabile, anche se fatto con buone intenzioni.
Una preoccupazione “inutile” sul piano biologico in quanto i Carassi, se immessi nelle acque luride dei fiumi, muoiono velocemente e senza scampo mentre vengono predati se immessi nei laghi.
Quanto afferma purtroppo non corrisponde al vero, sia perché non tutti i fiumi hanno acque luride sia perché il carassio è un pesce robusto, come dimostra la sua vita in cattività. I fiumi sono pieni di pesci rossi e basta chiederlo ai pescatori per averne conferma.
Io l’ho vinto comprando un biglietto e’ un pesce rosso
Ha compiuto 5 anni, lo tratto con i guanti gialli, gli compro le vitamine, gli cambio l’acqua, se mi assento per alcuni giorni lo porto con me
I pesci rossi si vincevano anche alle fiere di una volta, compravi un tot di palline e tante ne tiravi nelle bocce coi pesci rossi, tanti ne vincevi. Mi ricordo di due pesci rossi che avevo nella stessa boccia, il più piccolo spesso lo trovavo fuori, e lo rimetteva dentro. Ho collegato troppo tardi ai guizzi fuori dalla boccia l’altro che gli nuotava sotto, spingendolo sempre più verso il pelo dell’acqua. Un pesce assassino?
Potrebbe trattarsi semplicemente di ragioni di territorialità per due soggetti ospitati in uno spazio troppo piccolo. Gli animali non fanno scaramucce inutili, se non per ragioni di gioco, ma possono essere implacabili per la difesa del territorio.
Quindi dove bisogna liberarli per rendere loro una vita dignitosa ??
Non bisogna affatto liberarli perché sono una specie alloctona, quindi non originaria del nostro paese. Chi ha dei pesci rossi deve garantire la miglior vita possibile in casa, sino alla loro morte.
MA SONO PESCI ESOTICI? NON SAPEVO ANCHE A ME ERA CAPITATO LIBERARNE UNO NEL PARCO PALESTRO (MILANO) TANTI ANNI FA IN QUANTO ERA STATO REGALATO A MIA FIGLIA ED IO ERO CONTRARIA MA CE N’ERANO MOLTI IN QUEL LAGHETTO ARTIFICALE… PENSAVO DI FARE COSA BUONA 🙁
Il carassio dorato non è una specie tipica dei nostri climi, anche se oramai è presente in tutti i corsi d’acqua. Essendo un pesce della famiglia delle carpe, non un predatore. non crea problemi di competizione con altre specie autoctone. Comunque non vanno mai liberati in ambiente, al pari di tutte le specie esotiche e/o domestiche.
Ho creato nel mio giardino un piccolo stagno con piante acquatiche e sassi , 10 pesci rossi portati via da un negozio sono vissuti in questo stagno per alcuni anni , crescendo e riproducendosi , mi hanno regalato una splendida esperienza , la danza di corteggiamento di alcuni maschi per una femmina , uno spettacolo che non ho piu’ dimenticato , credo siano vissuti felici ed io , per quegli anni , ho imparato ad amarli . Tenerli in una boccia o in uno spazio piccolo e’ ucciderli
In un laghetto di acqua dolce? Intendo un laghetto in un giardino privato
Sicuramente la vita di un pesce rosso in un laghetto di un giardino privato, a patto che non abbia comunicazione con le acque pubbliche per evitare fughe indesiderate, è una soluzione per consentirgli una vita decisamente migliore.
Visto che ormai il pesce é a casa bisogna dargli una vita dignitosa provvedendo a un acquario il piu posibile piu vicino alla loro natura. Che vuo dire almeno 100L a pesce, sistema di filtrazione, piante vere. Cosi che il pesce possa vivere una vita il più possibile normale, con stimoli sensoriali e possibilita di esprimere i loro instinti. Poi se proprio si vuole regalargli una bella vita si opta per un laghetto. In nessun momento si devono liberare in natura (anche perche la loro natura ormai dopo secoli di addomesticamento é molto lontana dei loro antenati selvaggi).
Non vanno liberati in natura perché sono una specie non presente naturalmente in Europa. Sono in laghi e fiumi proprio per la loro capacità di adattarsi con facilità alla vita libera.
Non bisognerebbe comprarli. Non dovrebbe esserci un futile commercio di questi poveri animali.
In questo caso, per quanto deprecabile come comportamento ,Non costituisce impatto ambientale perché generalmente non superano l’inverno.
Non è proprio così, in realtà il carassio supera l’inverno senza problemi, tant’è che vivono, oltre che nei fiumi, anche in fontane e laghetti. Il vantaggio reale è che hanno uno scarsissmo impatto ambientale, non essendo predatori e non entrando in competizione con altre specie.
I rossi sono pesci di acqua fredda. Superano benissimo l’inverno anche sotto il ghiaccio.
Bellissimo articolo. Davvero, condivido appieno, è importante il messaggio educativo che si lancia ai bambini del rispetto verso l’animale, ovvero fare capire che il maltrattamento non sono solo le botte ma anche il condannarli ad una vita di prigionia per puro egoismo.
Grazie, mi fa piacere che le sia piaciuto. È importante che il cresca il rispetto, è salvifico per uomini e animali.
Condivido pienamente le Sue parole….
Grazie per questo articolo. Grazie per la sensibilità e l’accuratezza delle sue argomentazioni, rivolte a questi esserini trattati molto spesso come dei soprammobili.
Conservo l’articolo per proporlo su fb.
Buona giornata
Maria Grazia
Io ho un pesce rosso da più di 10 anni (preso quando i miei figli ne avevano 7) . poco tempo fa sembrava stesse morendo e i miei figli quasi diciottenni avevano le lacrime agli occhi. È vivo per fortuna. Io a questo punto mi chiedo: parliamo della vita dei canarini, criceti, e altri Animali in gabbia? Sono “muti” pure loro… Certo che la vita di un pesce rosso non è il massimo, probabilmente non ne prenderò un altro.
Dobbiamo infatti sempre chiederci se siamo in grado di garantire benessere agli animali delle nostre case. Purtroppo la risposta nella grande maggioranza dei casi è negativa per quasi tutti gli animali e troppo spesso noi valutiamo il loro benessere attraverso il nostro piacere di averli con noi. Un errore.
Dal mio punto di vista l’articolo non è un’accusa a tutti i possessori di pesci rossi, quanto a chiunque possiede animali (in gabbia o in una boccia) lasciando scorrere quelle piccole vite nell’agonia del nulla, prive di stimoli: anche un pesce rosso può vivere bene (e a quel che mi dimostri anche a lungo) se l’acquario ha il giusto spazio, se l’ambiente che lo circonda lo stimola, se riceve le giuste attenzioni.
abbiamo avuto due pesci, regalati dai nonni. Hanno vissuto circa 12 anni e li consideravano parte della famiglia: se erano infelici non so, certamente noi eravamo infelici quando, a distanza di qualche mese l’uno dall’altro, sono morti
Io ho un coniglio e il mio coniglio non è mai stato in gabbia. Ha una camera sua, dorme con me la notte nel letto e di giorno saltella in cortile mi salta e corre quando torno dal lavoro (libero per casa ). Gli ho insegnato a non rosicchiare nulla ed e più viziato di un bambino. Ha una tenda da campeggio nella sua cameretta un cartone per nascondersi un letto delle bambole per dormirci e un tunnel per correre
Il problema vede è proprio questo: quando trasformiamo un animale in un bambino, quando creiamo una dipendenza che assolve ai nostri bisogni: poterci occupare di qualcuno. Però vede l’umanizzazione degli animali spesso soddisfa soltanto noi e infatti lei elenca nei dettagli le cose che il suo coniglio “possiede”, che sicuramente farebbero più felice un bambino che un coniglio. I conigli sono animali gregari, scavano, vivono in tane comuni, hanno bisogno di rosicchiare. Il suo coniglio è sicuramente in una condizione di vita con i bisogni primari assolti, cibo, riparo, cure, nulla da dire su questo. Sta certamente meglio, molto meglio di altri, basti pensare agli allevamenti, ma non è in grado di poter esercitare i suoi bisogni etologici. Guardare gli animali come fossero cuccioli d’uomo non sempre significa rispettare la loro essenza.
Vorrei fare una precisazione: i conigli non sono roditori, ma lagomorfi. L’unica cosa che hanno bisogno di rosicchiare è il fieno, per limare i denti, far funzionare l’apparato digerente, e rimanere in salute.
I conigli vanno sterilizzati, sia per impedire che gli ormoni alterino il loro comportamento (marchiatura, rosicchiamento compulsivo, malessere generale nel coniglio), sia per prevenire tumori e altri problemi nelle femmine (l’incidenza dei problemi all’utero è altissima, purtroppo). Una volta sterilizzati, usano la lettiera come i gatti, l’unica differenza è che non va messa la sabbietta ma una traversina (come quelle dei cani) con sopra il fieno, oppure dei pellet in legno con sopra il fieno.
Per i conigli l’ideale è vivere in coppia, sono animali gregari. In genere sono affettuosi e indipendenti, vivere con loro è molto simile a vivere con dei gatti. La differenza è ovviamente nell’alimentazione, e le cure veterinarie sono un po’ più costose. Possono essere capricciosi, testarsi, e visto che sono prede è meglio non prenderli in braccio e cercare di non spaventarli, se vogliono sono loro a saltare sulle gambe degli umani.
I miei conigli vivono in salotto, liberi, senza una gabbia. Hanno accesso alla cucina dove ci sono le cavie (loro vivono in un ampio recinto), ma solo quando siamo in casa perché la coniglia femmina è territoriale e può diventare aggressiva sia con i porcellini d’india, sia con i gatti.
L’affetto è giustissimo, ma prima di prendere un animale non convenzionale (conigli, roditori, rettili, pesci) ci sono delle cose importati da tenere presenti:
– gestione: qualsiasi cosa venga detta nei negozi di animali, è sbagliata. un criceto ha bisogno di una gabbia grande minimo minimo 80cm. I mangimi in vendita in italia non vanno bene. è indispensabile comprare su internet e avere voglia di spendere qualche centinaio di euro per un animaletto che magari è costato 5€ nel mercatino della città.
– spese veterinarie: le sterilizzazioni (obbligatoria per i conigli, consigliata per le cavie) sono più costose per gli animali esotici. Bisogna andare da un veterinario competente. I conigli hanno bisogno di essere vaccinati ogni anno. Se il vostro criceto si ammala, gli viene un ascesso o gli crescono troppo i denti (problemi tristemente frequenti per colpa degli incroci fatti dagli “allevatori” ciarlatani che ci sono dietro i negozi, questi animali sono spesso figli di consanguinei) i soldi scappano dal portafoglio come se niente fosse. Si può arrivare a spendere 250€ per operare un criceto che ne è costati 5, ma è il nostro animale domestico, e dargli la miglior vita possibile è sacrosanto.
-non sono cani o gatti. Salvo eccezioni, niente spupazzamenti, forzature, “è il mio animale, deve giocare con mio figlio”. Se un coniglio morde, fa veramente tanto tanto male. I graffi sono peggio di quelli dei gatti. Se si spaventa troppo, può morire d’infarto. Sono animali con esigenze particolari, vanno saputi gestire, bisogna imparare il loro linguaggio del corpo, e bisogna adattarsi alle loro esigenze.
E il suo coniglio i bisogni dove li fa??
Non capivo cosa c’entrasse menzionare le lacrime agli occhi fin quando non ho letto la parte finale del commento che mostra chiaramente che Lei non ha letto l’articolo e allora ho smesso di farmi domande
Arrivarono, non ricordo più come, nel laghetto del nostro giardino circa cinquanta anni fa. Si riproducono; autoregolano il sovrapopolamento; credo abbiano anche un sistema di canibalizzazione delle perdite (a meno che la morte non sia sopravvenuta per una malattia che non riconoscono); sono grandi come carpe e tendono a perdere il colore rosso (per tornare al verde originale) ottenuto dagli allevatori con forzature genetiche. In definitiva sono una comunità completamente rinaturalizzata. Non so quanto si sentano felici o se abbiano rimpianti, la vita non è prodiga con nessuno e il nostro non è un mondo perfetto.
Ciao, condivido anche le virgole del tuo articolo, che va ben oltre ad aprire gli occhi sulla non vita dei pesci rossi nelle bocce. Qui si tratta di rispetto verso ciò che vivente e che, come minimo, merita di essere rispettato nel suo e non nostro tipo di esistenza. Ai bambini va insegnato con l’esempio che tutte le specie animali/vegetali hanno lo stesso diritto di quella umana. Il mutismo dei pesci, la non parola degli altri animali non li rendono animali consenzienti. P.s. dovrebbero vietare la vendita delle bocce nei negozi di acquarologia.
Rilasciarli purché sia, significa o farli morire, o farli crescere a dismisura (più spazio hanno più crescono , vedere cave e laghetti!) danneggiando non poco. Prendere un pesce non deve essere come bere un caffè… (Perché QS potrebbe essere il loro costo!)…diventano grossi! Han bisogno del loro cibo, e ti aspettano con ansia quando ti avvicini alla vasca (quindi hanno reazioni e sensazioni!). Devono esser tenuti puliti (oltre che farli star male se non ci son filtri senti che puzza e come ronzano le.zanzare….e poi dar loro compagnia….. E lo stesso x le tartarughe!
Sono d accordo in tutto,se non per il fatto che con il sacrificio di alcuni di questi piccoli,si risvegliano sensibilita’,si accendono coscienze.a me e’ successo cosi’…d altronde anche i gatti e i cani sono prigionieri nostri….
Ho da 3 anni 2 pesci rossi ed effettivamente mi sbrano molto tristi… ma mi sono chiesta: ok ora x farli felici li libero. Ma dove? Comunque devo trovare un posto in cui stiamo bene e non facciano una brutta fine in breve!
Oramai li ha, non li liberi in ambiente assolutamente e cerchi di tenerli al meglio. Poi non ne compri più e già questo sarà un gesto che fa la differenza.
Io ho un pesciolino rosso da 17anni. Ho preso Alvaro da un bambino che lo stava buttando con il sacchetto chiuso in mezzo ad un campo, dopo averlo vinto al luna park. Gli ho messo più volte compagni ma non sono sopravvissuti solo lui o lei resiste. Ho cambiato la vaschetta sempre di vetro ogni volta che cresceva, compro il mangime migliore e ci parlo. La mattina mi chiama battendo la boccuccia nel vetro e quando metto le dita per dargli da mangiare mi batte sul dito . Cosa posso fare, io sono molto affezionata al mio pesciolino anche se sono consapevole che la sua non è una vita di libertà?
Se legge la mia risposta a Alexandra, che racconta del suo coniglio, capisce il mio personale angolo di visione del problema. Certo lei ha salvato lo sventurato pesce rosso dal fare una brutta fine, però, al di là dei compagni di sventura morti, la sua vita resta sempre lontana dai comportamenti normali che un pesce avrebbe libero. Non sarebbe forse vissuto 17 anni, ma la libertà ha un prezzo, per gli uomini e per gli animali. E non basta identificare una dipendenza alimentare, il motivo per cui si crea il primo rapporto con un animale in cattività, per chiamarlo benessere. Oramai il suo pesce vive in casa sua, ma per il futuro non ne acquisti, non alimenti un mercato che non crea certo benessere animale.
Ciao! Hai provato a dargli una casetta più confortevole? Io anche da piccola ho ceduto a questo desiderio, ho amato i “miei” pesci in modo infinito… quando sono cresciuta un po’ i miei mi hanno proposto di liberarli nella fontana dei miei zii (una fontana molto grande!) con riluttanza accettai (gli volevo bene ed avevo paura che potessero morire). Alla fine si sono riprodotti e questo significa che in fondo hanno trovato le condizioni ideali per recuperare un bel po’ di anni persi! Mi pento di non averlo fatto prima… spero che un giorno arriveremo a capire che commercializzare gli esseri viventi (anche i vermi!) non è per niente un bel gesto
Per farmi contenta, quando ero una ragazzina, mio fratello mi ha costruito una bella vasca in giardino, abbiamo comperato dei pesciolini rossi che ci hanno vissuto felici
E vero quello che dice anche se ad esempio ho preso un criceto che ho trovato abbandonato con la sua gabbia vicino ad una spazzatura ed un altro che alcune persone davano via dopo averlo comprato ad una fiera…d’altronde liberarli in natura credo non si possa e cerco di tenerli nel modo migliore possibile anche se so che non sarà mai come essere liberi…e sicuramente non li acquisterei anche se mi fanno pena per come vengono tenuti ammassati nei negozi di animali e penso che li terrei sicuramente in condizioni migliori…non so…
Bellissime riflessioni…le diffonderei in tutte le scuole
Grazie.
Anche io ho un pesciolino rosso da circa 10 anni…salvato in una scuola dove nel periodo natalizio nessuno se ne sarebbe preso cura, …quando lui se ne andrà non ne prenderò più. .nel modo più assoluto..mi capita spesso di parlare con persone che, avendo avuto un pesciolino rosso, non sanno nemmeno che il cambio Dell ‘acqua non va fatto completamente..nel senso che solo circa 1/3 dell’acqua va rinnovato. e deve trattarsi di acqua messa da parte a temperatura ambiente con contenitori puliti ..il resto dopo essersi depositato nel fondo della vasca va rimesso nella sua vaschetta..questo per dire che prima bisogna responsabilizzarsi
e documentarsi…il buon cuore non basta..grazie per il suo articolo!!
Basta informarsi un pochino e si scoprirà che ogni pesce rosso di tipo Carassio ha bisogno di 100 litri a testa. Non di meno. Per meglio accogliere i miei ne ho comprato uno da 350 litri.
E se troverò qualcuno responsabile e affidabile con un laghetto privato di pesci rossi li darò a lui o a lei ma solo a queste condizioni.
Meno male che c’è lei a spiegarci che cos’è la vita.
Non so quanto un pesce tenuto in una boccia di vetro, sia in grado di sopravvivere una volta “liberato”.
Sarebbe sicuramente meglio non prenderlo in generale, ma lasciarlo in natura e basta.
Se si è stati così incoscienti da prenderne uno, meglio prendersene cura seriamente e rendere il suo ambiente il più confortevole e stimolante possibile. Ovviamente parlo per chi ha preso un pesciolino e lo tiene in casa da anni.Se l’avete preso da poco tempo, trovate un buon ambiente per lui e lasciategli il modo di poter sperimentare la vita
.
A chi scrive che anche i gatti e i cani sono nostri schiavi, non mi trovo affatto d’accordo. Stiamo parlando di animali in grado di interagire con l’essere umano molto più di un pesce rosso, animali che se tenuti con amore e cura, non hanno alcun motivo per soffrire.
I canili sono pieni di cani desiderosi di trovare un buon amico per la vita. Cani in salute, ma molti cani hanno disagi che vanno curati. E il cane da solo non può farcela. Stessa cosa per i gatti. Il rispetto per la vita, di chiunque, sempre al primo posto.
È vero che anche cani e gatti sono nostri schiavi ecco perchè vanno presi in canile/gattile e mai comprati in modo che prima o poi non ce ne siano più in vendita di animali da compagnia
Grazie per il suo articolo..sono vegana animalista ..i pesci sono le vittime piu inascoltate del pianeta..non potendo urlare sembra quasi che il loro dolore non esista..decapitati sventrati o che muoiano soffocati nessuno o quasi li difende..vittime di serie B..
Anni fa alla nipotina di mio marito all’asilo (a lei e tutti gli altri bimbi) regalarono una bustina trasparente con dentro un pesce rosso. Nessuno era nemmeno stato informato che lo avrebbero fatto. Dopo il lavoro mia suocera mi chiama dicendo che c’era questo pesce rosso, non sapendo che fare per ora lo aveva messo in un vaso sul balcone….ovviamente sono corsoa la in frettissima per recuperarlo. Aveva un aspetto parecchio “arruffato”, l’ho portato a casa, messo in quarantena e di fatto due giorni dopo come sospettavo era coperto di puntini bianchi, ho somministrato la cura e ce l’ha fatta. Ha tenuto duro ed è stato inserito nel mio piccolo branco nell’acquario grande. Non so se qualcun’altro di quelli regalati con tanta nonchalance ce l’abbia fatta. Ho cercato di contattare l’asilo, ho scritto una lettera dove spiegavo le necessità di questi animali, che possono arrivare a una vita molto lunga e mi sono offerta a venire li, spiegare quanto ne sapevo ed allestire assieme ai bambini un acquario in un’aula dell’asilo per far vedere loro come possono vivere, per dargli un habitat adeguato e degli animali di cui prendersi cura bene sotto la guida degli adulti. Se allestito bene non richiede poi nemmeno cosi tanta cura e fatica. Ovviamente nessuno mi ha mai nemmeno degnata di risposta. Che siano loro, i piccoli pelosi o pennuti…finchè sono in vendita ad ogni garden e costano cosi poco nulla cambierà. Nulla.
in un mondo ideale nessun Animale dovrebbe vivere nelle nostre case…
A questo punto, nessun animale dovrebbe essere tenuto in casa, credo. Immagino che anche un cane o un gatto soffrano in appartamento. O no?
Il cane è un animale domestico, vive con l’uomo e per l’uomo da un tempo lontanissimo. Può stare benissimo in casa, a patto che si rispettino le sue necessità e le prerogative della razza. Certo non ha senso tenere un San Bernardo a Catania o un cane a pelo raso ad Aosta oppure cani con un temperamento molto vivace se non si ha tempo a sufficienza da dedicar loro. Per il gatto è diverso, non è un animale che si possa definire “domestico” a tutto tondo, ma rispettando le sue caratteristiche può vivere una vita soddisfacente anche in appartamento. Diverso discorso vale per specie non domestiche ma semplicemente riprodotte in cattività.
Bellissimo articolo, grazie
Grazie!
Interessantissima la sua genesi sul maltrattamento,che approvo a pieno. A tal proposito le chiedo cosa protrebbe avere il mio pesce rosso che da un paio di giorni si accascia sul fondo posizionandosi lateralmente. Sembra stia morendo però come lo vedo in quello stato li cambio l’acqua e dopo poco si riprende,ma vedo che non è scattante come prima. Se può darmi un consiglio.
Un pesce che sta in decubito laterale significa che ha dei problemi. Potrebbe provare a migliorare l’ossigenazione dell’acqua con un apparecchio apposito. Il fatto che migliori quando cambia l’acqua potrebbe essere un sintomo di questa carenza. Però è difficile poterle dare un consiglio, meglio che chieda a un negozio di acquariofilia che probabilmente è in grado di darle risposte più esaurienti.
Le sue sono considerazioni importanti penso che i nostri figli avranno e hanno una visione della vita piu’ corretta di quella che abbiamo avuto noi.Grazie
Grazie a lei!
Ermanno sarei d’accordo con te se non fosse che non vedo tutta questa differenza tra la vita “in gabbia” di molti animali domestici e quella “in gabbia” di moltissimi esseri umani. In fondo il nostro destino (di esseri umani intendo) non mi sembra molto diverso da quello degli animali di cui parli. Molti esseri umani si “adattano” a vivere in modi che non vorrebbero e che non gli sono propri per la “pura sopravvivenza” … alcuni sono più adattivi e riescono perfino ad essere “felici” e d’altro canto ritengo che, molto spesso, la capacità di adattamento possa rendere più felici della “libertà”. Per quello che mi riguarda ritengo che “la libertà” sia un concetto estremamente sopravvalutato, i primi carcerieri di noi stessi siamo proprio noi stessi e da quello non puoi fuggire.
Il punto è che essere carcerieri di noi stessi rappresenta una scelta, oppure la conseguenza di una non scelta. Agli animali “da compagnia” non è consentito scegliere, ma possono solo subire. Questo fa la grande differenza e rende particolarmente odiosa l’indifferenza verso la sofferenza.
Che poi ci sua un’umanità dolente questo è indubbio, però sono sfere differenti che non sono, a mio parere, sovrapponibili.