Giovani e cambiamenti climatici: protestano i ragazzi che non credono più alle promesse dei governanti

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Giovani e cambiamenti climatici: protestano i ragazzi di tutto il mondo stufi di sentire promesse vuote. I discorsi e le decisioni usciti dalle riunioni del G20 e dalla COP26 di Glasgow sono stati letti come una presa in giro. Parole rassicuranti che nascondono una realtà inquietante, fatta di promesse non mantenute e di promesse vane. Che non serviranno a contenere l’innalzamento della temperatura del pianeta, al di là di quello che politica e molta parte dell’informazione vogliono far credere.

I ragazzi non si fanno prendere in giro, non credono alle promesse fatte da chi in fondo non rischia nulla. I governanti di oggi, per età anagrafica, forse mangeranno solo l’antipasto di questo indigesto banchetto, mentre i ragazzi volenti o nolenti saranno costretti a doversi mangiare tutte le portate. Con un menù studiato da chi governa ora, che i giovani non possono cambiare. Non ora, non con questo stato di cose, salvo che decidano di aggregarsi dando vita a qualcosa di nuovo, di imprevisto.

Questa volta i giovani potrebbero fare la differenza perché il potere di aggregazione di diffusione delle informazioni è cambiato. Il mondo globalizzato che ci sta distruggendo può diventare la loro arma più potente. Consentendo sinergie e azioni contemporanee che potrebbero prendere forma in ogni angolo del globo. La paura di non avere futuro potrebbe fare da catalizzatore in un modo impensato per molti, con possibilità di dare grandi risultati.

I giovani protestano per i cambiamenti climatici, ma potrebbero essere capaci di diventare il granello di sabbia che ferma l’ingranaggio

In fondo gli adulti, quelli che governano attualmente, vivono in un mondo diverso e forse non riescono nemmeno a immaginare le potenzialità di una rete di giovani interconnessi. Di una moltitudine di ragazzi che in ogni angolo del pianeta inizi a organizzare proteste pacifiche, che paralizzino una serie di attività, anche economiche. Pur di obbligare la politica a rendersi conto che la commedia andata in scena durante la COP26 non ha convinto proprio nessuno, mettendo in luce la volontà di realizzare cambiamenti temporalmente incompatibili con la realtà.

Alla COP26 si è parlato di mantenere l’innalzamento della temperatura entro 1,5 C°, lo stesso impegno, non mantenuto, che era stato già stabilito a Parigi. Sono passati sei anni da quegli accordi e nulla di concreto è successo. La mancata azione ha fatto salire ancora la temperatura, le emissioni di gas clima alteranti sono aumentate, non è stata messa in atto alcuna azione di concreta riduzione. Sono stati attuati soltanto meccanismi di compensazione delle emissioni. Questo durante sei lunghi anni, tanto è il tempo trascorso dalla COP di Parigi.

Oggi la Cina dichiara di voler incrementare l’utilizzo di carbone, pur essendo uno dei maggiori produttori di energie rinnovabili. Promettendo di arrivare alla decarbonizzazione entro il 2050. L’India, uno dei tre Stati che causano maggior inquinamento, non fermerà l’uso del carbone sino al 2070. Quando i ventenni di oggi avranno settant’anni e avranno fatto a tempo a pagare ogni centesimo del danno climatico che gli abbiamo lasciato.

Una vera rivoluzione verde è necessaria e saranno i giovani a metterla in atto, insieme a quella piccola parte di mondo adulto consapevole

I giovani hanno il coraggio che deriva dal non avere nulla da perdere, dall’essere ancora estranei alla logica del compromesso. Quella logica che ha corrotto il mondo, ha messo le basi per arrivare alla catastrofe. La politica mondiale oramai è questa, una volta per molto meno, si sarebbero accesi conflitti planetari, mentre oggi vengono lasciati solo piccoli focolai di guerra, dove sono le armi a parlare. E in genere avvengono nei paesi poveri e sfruttati. Per tutto il resto ci pensa la diplomazia del compromesso, quella che ha oramai permeato le nostre società.

La Cina è una dittatura, non rispetta i diritti umani e non è un paese democratico: nonostante questo l’abbiamo fatta diventare la fabbrica del mondo, inquinante e con città che hanno un’aria irrespirabile. Questo anche a causa del fatto che una buona parte dell’energia, sin a poco tempo fa, era ottenuta bruciando la plastica di scarto dei rifiuti prodotti in Europa. Guardando da fuori queste vicende ben si capiscono le motivazioni che stanno facendo sobbollire la galassia giovanile. Ed è tempo di smetterla con i luoghi comuni che vogliono far credere che i giovani di oggi siano capaci, al massimo, di organizzare rave party illegali.

Gli adulti, i governanti, invece hanno dimostrato di essere bravissimi nel fare teatro ma molto meno nel limitare le emissioni clima alteranti. Ma ora anche importanti organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale iniziano a schierarsi più con Greta Thunberg che non con i governi. Dimostrando quanto la crisi climatica stia diventando una minaccia capace di far implodere l’attuale modello economico. In quella che si va sempre più delineando come la tempesta perfetta. Dove a venir spazzati via certo non saranno solo gli orsi polari.

COP26: deforestazione e carbone rischiano di seppellire non solo le buone intenzioni ma anche il futuro dei giovani

COP26 deforestazione carbone

Cop26 su deforestazione e carbone: le tempistiche annunciate sono incompatibili con la necessità di salvare il futuro dei giovani. Dieci anni per smettere di deforestare e quaranta per arrivare alla piena rinuncia del carbone sono tempistiche irreali. Incompatibili con le necessità ambientali della Terra, con la nostra sopravvivenza, con il buon senso. Calcolando anche che normalmente le promesse fatte su tempi dichiarati difficilmente si realizzano. Non è successo in passato e, con queste premesse non succederà in futuro.

Il consumo di suolo e di foresta ha già superato la soglia di guardia, ma sembra che solo pochi se ne accorgano. E sono i più giovani, quelli che stiamo costringendo a capire che per sopravvivere dovranno seppellirci. Prima che il nostro capolavoro trovi compimento, perché sotto il profilo del disastro è stato davvero incredibile riuscire a compiere in un solo secolo una devastazione di queste proporzioni. La nostra generazione non è credibile, o forse più semplicemente non è mai stata credibile.

Era la generazione degli ideali, delle battaglie per l’ambiente, per la giustizia planetaria, quella che pensava di poter risolvere i mali del mondo. Eppure quegli stessi che sfilavano nelle vie e nelle piazze d’Europa hanno contribuito, con azioni ed omissioni, a mangiarsi il pianeta. A divorare a grandi bocconi il futuro dei giovani di oggi. Per miopia o per ingordigia, perché tanto se cambia il giudizio morale non cambia il risultato pratico. Pochi hanno guadagnato moltissimo, a moltissimi è stata regalata l’illusione del benessere, del consumo, del potere d’acquisto. Abbiamo trasformato le persone in consumatori e gli animali in prodotti.

Cop26 deforestazione e carbone restano le due ferite più dolorose, cosparse con il sale dell’incapacità di guidare il cambiamento

Ha ragione Greta Thunberg a dire che nei palazzi di Glasgow non ci sono i leader, i leader sono loro che stanno popolando le strade. Con la loro urgenza, con l’impossibilità di rassegnarsi davanti al bla bla bla della politica. Pensare che Cina e India possano vedere come punto di arrivo per la decarbonizzazione il 2050 o il 2070 è un arrogante follia, di chi guarda all’oggi e fa i calcoli con la sua economia e con la sua sopravvivenza politica. Abbiamo fatto diventare la Cina la fabbrica del mondo, infischiandocene beatamente dei diritti umani, scherzando incoscientemente sull’effetto farfalla.

Oggi questi paesi ci presentano il conto, non solo a noi ma a tutti i giovani del pianeta. Irridendoci perché come ha fatto presente l’India, e nemmeno tanto sommessamente, ci sono decine di migliaia di aziende europee che hanno delocalizzato, portando in India le produzioni. Fantastico no? Il miraggio era rappresentato dal basso prezzo, meno paghi e meglio è, poi aiutiamoli a inquinare a casa loro. Pazienza se lo faranno con i rifiuti nostri, con le nostre tecnologie, apprendendo non solo le tecniche ma anche l’arroganza occidentale.

Oggi siamo diventati devastatori schizofrenici, un’abbinata pericolosissima. Unendo tutto e il contrario di tutti, facendoci i complimenti per gli obiettivi futuri e seppellendo, o cercando di farlo, i fallimenti degli obiettivi passati. Raccontando ai giovani, sempre più increduli e arrabbiati, che stiamo facendo molto: per esempio pianteremo un sacco di alberi, ma fermeremo la deforestazione solo (forse) nel 2030. L’apoteosi di tutto e il suo contrario, l’abbattimento lento e sofferto della logica della tutela ambientale.

Le foreste esistenti sono la perfezione, le piantumazioni che si realizzeranno saranno dei goffi tentativi di imitazione di ecosistemi esistenti

Abbiamo ecosistemi perfetti, che per millenni hanno garantito equilibrio e biodiversità. Le foreste sono un capolavoro che nessun ingegnere riuscirebbe a replicare in toto, pensando di piantare alberi. Certo gli alberi sequestrano la CO2, ma queste idee sequestrano irrimediabilmente la nostra intelligenza, sempre in bilico fra affari, convenienze e sindrome del dio creatore. L’uomo che tutto sa, che tutto può. Eppure noi continuiamo a distruggere ecosistemi perfetti per ricrearne artificialmente altri che saranno imperfetti. Almeno sino a quando non sfuggiranno al nostro controllo.

Devastiamo la foresta per farne pascolo o per coltivare soia per allevare animali che il pascolo, purtroppo per loro, non lo hanno mai visto e non lo vedranno mai. Eppure di allevamenti intensivi, di agricoltura estensiva si parla sempre troppo poco, non si racconta realmente al mondo che questi due argomenti sono un gran parte del nocciolo dei problemi: delle emissioni e delle devastazioni ambientali. Che si completano accompagnandole alle energie fossili, che inquinano e producono gas clima alteranti.

Quindi l’Europa si batte per fermare la deforestazione, ma incentiva gli allevamenti intensivi, deforesta o lascia deforestare per produrre enormi quantitativi di soia destinati ad alimentare gli animali. che a loro volta emettono gas clima alteranti, inquinano, sono maltrattati, soffrono e fanno una vita da girone dantesco. Sembra di leggere un brutto romanzo horror e per questo i giovani dovranno seppellirci, non solo prima o poi fisicamente, ma ora, subito, politicamente.

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