Morta Kohana, orca prigioniera al Loro Parque sull’isola di Tenerife

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Morta Kohana, un’orca prigioniera del Loro Parque a Tenerife, uno dei tanti parchi tematici del mondo che tengono imprigionati animali per profitto. Con la morte del grande cetaceo, che aveva solo vent’anni, salgono a tre le orche morte prematuramente nel parco negli ultimi 18 mesi, suscitando le proteste delle associazioni. Da anni esiste un movimento di opinione che si oppone alla detenzione dei cetacei nei parchi acquatici, ritenendo che la cattività di questi animali rappresenti un maltrattamento inaccettabile. Tanto da costringere i grandi tour operator a smettere di promuovere gli spettacoli con animali in genere, escludendoli dai pacchetti di viaggio.

Kohana proveniva dal famigerato Sea Wold di Orlando (USA), dove era stata separata dal suo gruppo familiare per essere venduta al Loro Parque. Questi grandi cetacei vengono sfruttati nelle esibizioni, che continuano a attirare un pubblico decisamente poco attento ai diritti degli animali. Trascorrendo la loro vita fra la noia di vasche disadorne e piccolissime e gli addestramenti necessari alla loro esibizione. Una realtà davvero mortificante per mammiferi intelligenti abituati a vivere in gruppi famigliari, denominati POD, con una gerarchia e sempre in costante movimento per procacciarsi il cibo. Una vita ben diversa da quella trascorsa dentro le piccolissime vasche dei parchi acquatici.

Le conoscenze etologiche raggiunte sui cetacei portano a concludere che queste strutture, anche se ancora legali, siano contrarie al concetto di benessere animale. Eppure fra i soggetti responsabili di questi maltrattamenti, oltre alla politica e ai proprietari degli impianti, ci sono proprio gli spettatori. Garantendo con il pagamento di costosi biglietti che la sofferenza diventi spettacolo, per giunta diseducativo, per grandi e bambini. Grazie all’illusione, del tutto estetica, che gli animali imprigionati siano tenuti bene e trascorrano una vita serena. Non esistono delfini che ridono o orche che baciamo gli addestratori, ma solo finzione e sofferenza.

La morte di Kohana, orca prigioniera di un parco acquatico dovrebbe far riflettere sulla sofferenza degli animali in cattività

Le persone spesso riflettono troppo poco sull’afflizione causata dalla cattività, su quella sofferenza spesso muta che non vogliamo vedere, sulla quale non vi è volontà di interrogarsi. Eppure basterebbero poche informazioni, la volontà di fare alcune considerazioni e la capacità di percepire la sofferenza di un animale, affinando empatia e compassione. Unendo poche informazioni, cercando poi di elaborare qualche conseguente considerazione, dovrebbe portare anche chi poco o nulla sa di animali a riuscire a dare corpo e materia alla sofferenza degli animali prigionieri.

Per capire meglio la sofferenza di Kohana, proviamo a cercare, sulla rete, qualche dato sulle orche, ad esempio sui loro rapporti e sulla capacità di elaborare strategie complesse. Una ricerca facile facile, per la quale non occorre essere degli esperti, ma solo banalmente dei curiosi. Una volta trovate con facilità queste informazioni la relazione da costruire è fra la vita libera e quella in una gabbia vuota, dove un’orca come Kohana potrà solo girare in cerchio sino alla prossima sessione di addestramento e negli spettacoli. Che paradossalmente sono gli unici momenti di attività che strappano questi animali a una noia mortale.

Aggiungiamo che le vasche dei cetacei sono piccole, disadorne e prive di diversivi, non per un capriccio ma per cercare di evitare le malattie, che potrebbero esaurire il rendimento che questi animali garantiscono ai loro carcerieri. I cetacei, l’ordine al quale appartengono delfini e orche, stenelle e tursiopi, oltre a molte altre specie che popolano i mari del mondo, possono prendere malattie gravi o ferirsi in cattività. Per questo vengono fatti vivere in prigioni vuote, con acqua trattata chimicamente. Ma le orche sono superpredatori e, al pari dei lupi, sono in costante movimento percorrendo miglia e miglia. Potranno mai vivere bene in una vasca di un parco acquatico?

Rispettare gli animali significa chiedersi se pagare il biglietto per vederli tenuti prigionieri sia moralmente accettabile

La risposta al quesito posto nel titolo è che non esiste una sola ragione che possa portare a giustificare l’ingresso in un parco con animali prigionieri. Fra le tante forme di maltrattamento che noi sapiens infliggiamo agli altri animali le più odiose sono proprio quelle ludiche. Far arricchire chi sfrutta gli animali guadagnando grazie al nostro divertimento è un comportamento eticamente inaccettabile: facendoci diventare i responsabili morali di quella sofferenza, che senza visitatori paganti non avrebbe luogo. Ogni biglietto venduto si trasforma infatti in un mattoncino per costruire e mantenere quella prigione.

Per questo i turisti non devono cedere al fascino apparente e alla spensieratezza che trasmettono parchi acquatici e zoo, sempre più attenti a coreografie che diano al visitatore l’illusione di trovarsi in un ambiente naturale. Sparite le vecchie gabbie sono state inventati nuovi sistemi di contenzione, capaci di eliminare illusoriamente quell’effetto di separazione che esiste fra visitatore e animale. Creando recinti apparentemente ampi, che spesso non possono essere completamente sfruttati dagli animali e che sono inferiori ai loro bisogni. Per diventare un luogo di divertimento apparente una prigione necessità di qualche trucco scenico, che nasconda noia e privazioni, lasciando gli ospiti ben visibili.

Si stanno spendendo molte parole sulla difesa dei diritti animali, ma sono davvero poche le azioni concrete messe in atto per trasformare concetti ridondanti in realtà che garantiscano davvero il loro benessere. Ogni Stato dovrebbe fare la sua parte, con leggi adeguate e controlli accurati, ma chi ha in mano le leve del potere in questo caso sono i cittadini. Esercitando la possibilità, ma anche il dovere, di mettere in campo scelte etiche, basate su empatia e rispetto. Non su quell’amore cieco per gli animali che talvolta produce effetti quasi peggiori dell’odio. Facendo chiudere queste strutture, togliendogli l’ossigeno che le tiene in vita: il nostro denaro e la nostra superficialità.

TripAdvisor promuove spettacoli con animali

TripAdvisor promuove spettacoli con animali

TripAdvisor promuove spettacoli con animali sul suo sito, rilasciando certificati di eccellenza alle attrazioni e guadagnando dalla vendita dei biglietti. Un comportamento molto criticato dalle associazioni internazionali di tutela degli animali, che vorrebbero i grandi player turistici essere più responsabili.

Fra le attività con animali sponsorizzate da TripAdvisor, solo per fare un esempio, troviamo la Falconeria Locarno, in Svizzera, che pubblicizza i suoi spettacoli con i rapaci addestrati. Animali tenuti in cattività, condizionati e utilizzati esattamente come se fossero animali del circo. Chiunque conosca infatti i metodi usati dai falconieri per addestrare i rapaci e il condizionamento esercitato nei loro confronti, sa bene come non ci sia differenza.

La libertà che qualcuno intravede nella possibilità di volare è solo un effimero simulacro della vita libera. I rapaci sono tenuti in voliere ridotte o legati quando non volano e non possono fare altro che i voli per cui sono stati addestrati. Nessun comportamento istintivo, naturale ma solo attività ripetitive e noiose da schiavi dello spettacolo.

TripAdvisor promuove spettacoli con animali

La decisione di porre vendita i biglietti per queste strutture non passa attraverso alcuna valutazione etica, fatta sul benessere degli animali ospitati o per il valore (dis)educativo. Un accordo commerciale puro, come potrebbe essere quello con un albergo o un ristorante. Le valutazioni che portano al certificato d’eccellenza sono basate sui giudizi dei visitatori, senza ulteriori approfondimenti.

TripAdvisor pubblicizza fra gli altri Zoomarine, nei pressi di Roma, noto parco acquatico dove si possono vedere le esibizioni dei delfini e giocare con i leoni marini. Senza dimenticare gli altri parchi tematici con animali, come lo Zoom di Torino o i giardini zoologici. Che restano attività lecite, anche nella parte di spettacolarizzazione e contatto con gli animali.

Nello stesso modo TripAdvisor pubblicizza analoghe attrazioni in tutto il mondo, seppur avendo posto delle limitazioni grazie alle pressioni fatte dalle grandi associazioni internazionali. PETA e World Animal Protection ad esempio sono da anni impegnate su questo fronte, raccontando il danno che i turisti possono fare, più o meno consapevolmente.

Gli impegni dei grandi tour operator come TripAdvisor non sono stati sempre rispettati.

Molti portali che vendono biglietti per accedere alle strutture turistiche, come Thomas Cook e TripAdvisor, hanno preso impegni ben precisi. Promettendo una valutazione critica verso le strutture con animali. Impegni dichiarati ma rispettati solo in parte.

TripAdvisor e il suo brand Viator sospenderanno la vendita di biglietti per esperienze turistiche in cui i viaggiatori entrano in contatto fisico con animali selvatici in cattività o con specie in via d’estinzione, incluse, tra le altre, attrazioni che prevedono percorsi in sella a elefanti, accarezzare tigri e nuotare con i delfini.

Comunicato stampa tratto dal sito di TripAdvisor

La colpa è anche del pubblico, che visita queste strutture senza farsi troppe domande, sull’eticità di questi rapporti forzosi fra uomo e animali. Senza chiedersi troppo sulla cattività e sull’addestramento, senza voler verificare attenzioni solo di facciata verso animali e conservazione.

Resta il fatto che troppe promesse non vengono rispettate e che la strada da percorrere per promuovere la cultura del rispetto sia ancora lunga. E per sperare di arrivare al termine del percorso occorre maggior sensibilità e educazione.

Animali nei circhi, fa discutere l’inchiesta di AGI

animali nei circhi

Fa discutere l’inchiesta dell’Agenzia Giornalistica Italia sugli animali nei circhi.

Giudicata troppo sbilanciata verso il circo. L’inchiesta è stata pubblicata a puntate sul sito dell’agenzia di stampa e subito sono iniziate le polemiche.

Motivate da pareri pubblicati che paiono in effetti fuori luogo Sostenendo che non ci siano motivi per ritenere gli animali dei circhi maltrattati. Assimilando il circo con le tante attività che usano gli animali per far spettacolo.

L’inchiesta, articolata in ben quattro puntate, può essere letta integralmente sul sito dell’AGI. Apparentemente sembra soltanto un’analisi delle diverse posizioni, ma poi si vede che l’attività dell’estensore è andata oltre al semplice ed equilibrato diritto di cronaca. Come scrive, fra gli altri LAV.

Viene citata la parte conclusiva della presa di posizione della FNOVI (Federazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) sui circhi che testualmente recita:

… raccomanda a tutte le autorità competenti nazionali ed Europee di proibire l’uso di mammiferi selvatici nei circhi con animali in Europa dato che non esiste alcuna possibilità che i loro bisogni psicologici, mentali e sociali possano essere soddisfatti. Specifiche norme con date di cessazione di attività, e ricollocamento degli animali e in alcuni casi, come ultimo rimedio l’eutanasia, devono essere accordate con i gestori dei circhi.

Dichiarazione che non ha convinto nemmeno i veterinari che curano gli animali nei circhi, compreso anche il Sindacato dei veterinari liberi professionisti (Sivelp). Però non c’è dubbio che sui circhi tiri una brutta aria in tutta Europa e non solo e che la proibizione di usare animali potrebbe essere dietro l’angolo anche in Italia.

Per questo il presidente dell’Ente Circhi, Buccioni, ha dichiarato che se anche così fosse i circhi non darebbero “nemmeno un ratto” agli animalisti, preferendo piuttosto l’esilio. Con i loro animali a far spettacolo negli stati dell’Unione Europea, e non soltanto, che ancora lo permettono.

Entrando in polemica anche con la gestione dei CRASE, i centri di recupero della fauna esotica e selvatica, ideati ma mai davvero realizzati, che in teoria dovrebbero accogliere gli animali.

Ma appare evidente che i due soli centri esistenti, Semproniano e Monte Adone, non saranno mai in grado di ricevere tutti gli animali dei circhi. Centri peraltro privati, in convenzione perché centri pubblici non ne sono mai stati realizzati.

Così i CRASE già fanno fatica a mantenere i pochi animali confiscati a circhi e privati per maltrattamento o detenzione illecita. Quindi non finirà mai il circo con animali? Finirà ma dovranno essere i circhi a doversi occupare dei loro animali, della loro gestione e dell’eventuale collocamento.

Inutile criticare i CRASE, come ha fatto Buccioni, anche se al di là di questo è ragionevole pensare che i circhi, almeno inizialmente, andranno a lavorare altrove. Sempre che questo governo abbia la reale volontà di rendere operativo il divieto.

Gli animali dei circhi non sono sottoposti a sequestro e attualmente possono essere considerati al pari di beni strumentali, per l’esercizio dell’attività. Quindi i legittimi proprietari ne potranno disporre nei limiti consentiti dalle norme vigenti.

Può non piacere che gli animali, in genere, siano considerati come cose inanimate ma di fatto è così. Credo comunque, senza arrivare a parallelismi fra caccia, macelli o corse dei cavalli gli animali nei circhi vivano davvero male.

Senza neppure il bisogno di andare a discutere dei comportamenti che integrano il reato di maltrattamento di animali, per i quali molti circhi sono già stati sanzionati in via definitiva.

La realtà è sempre la stessa: i circhi non sono strutture accettabili sotto il profilo del benessere degli animali ospitati, nemmeno per la Commissione scientifica della CITES che è dello stesso parere, come lo sono le organizzazioni anche europee dei veterinari. Non può essere liquidata come una fantasia degli animalisti.

In circo non ci può essere benessere per gli animali e questo è dovuto anche alla tipologia di attività: itinerante, in continuo movimento con la necessità di trasportare gli animali via camion, con scarse possibilità di spazio e di arricchimenti ambientali anche una volta che i complessi circensi sono attendati.

Su una cosa bisogna però fare chiarezza: gli animali sono dei circensi, li hanno usati e ci hanno ricavato guadagni. Se saranno come auspicabile progressivamente dismessi i circensi se ne dovranno far carico, Non la collettività attraverso lo Stato e non potranno essere accettate condizioni di detenzione peggiorative, rispetto alle attuali.

Forse nel periodo di transizione qualche animale potrebbe essere venduto, potrebbe andare in altri circhi, magari vivendo anche in condizioni peggiori. Purtroppo non c’è progresso che non abbia un costo, anche in sofferenze, ma questo non deve fermare l’idea di arrivare al divieto di detenere animali selvatici nei circhi.

Se si dovesse aspettare la scomparsa degli animali per morte naturale il circo con animali non finirebbe mai. Se dovessero essere tutti ospitati a spese della collettività forse non sarebbe giusto, ma sicuramente non si troverebbero i fondi per garantire buone condizioni di custodia.

Così in Italia si rischierebbe di perpetuare il circo con animali per un periodo ancora molto, molto lungo. Contrariamente a quanto chiede l’opinione pubblica e quanto hanno fatto altre realtà nazionali. Non soltanto in Europa.

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