Pangolini in pericolo

Sono state sequestrate al porto di Singapore quasi 13 tonnellate di scaglie di pangolino provenienti dalla Nigeria e destinate a raggiungere il Vietnam. Il sequestro avviene a distanza di una settimana da un sequestro avvenuto, sempre a Singapore, di un quantitativo analogo di scaglie. Ne da notizia il giornale Straits Time di Singapore.

Secondo una stima ragionevole il sequestrato effettuato deriva dall’uccisione di almeno 40.000 pangolini, uccisi illegalmente proprio per ottenere le preziose scaglie, tanto richieste in Oriente.

Il Vietnam sta diventando il crocevia di questi traffici, dopo che la Cina ha stretto le maglie di divieti e controlli. Nel tentativo, seppur tardivo, di contrastare il commercio illegale di animali e derivati provenienti da azioni di bracconaggio.

Pangolini in pericolo di estinzione

Se il commercio illegale di scaglie di pangolino continuerà a questi ritmi il rischio di estinzione di una o più specie diverrà sempre più concreto. La richiesta di derivati animali per la medicina tradizionale orientale resta infatti elevata. La medicina ufficiale da tempo sostiene la completa assenza di virtù terapeutiche dei preparati a base di questi derivati, ma il mercato pare in espansione.

Scaglie di pangolino, corno di rinoceronte e le ossa di grandi felini, come le tigri ma anche leopardi e leoni, sono molto richieste dal mercato e la rete è diventato un canale importante per le compravendite illegali. Fortunatamente le dogane di diversi paesi asiatici stanno intercettando molti carichi, ma il danno derivante dall’uccisione degli animali resta irreparabile.

Occorrerebbe aumentare le sanzioni nei confronti delle persone coinvolte nel traffico, ma per ottenere risultati efficaci occorre ottenere il coinvolgimento delle comunità locali. Il bracconaggio degli animali è un’attività di sussistenza per molti, che pur guadagnando solo pochi dollari per l’uccisione degli animali, riescono in questo modo a sopravvivere.

Per questo è necessario che le popolazioni vengano coinvolte attivamente nella conservazione della natura, con ricadute economiche che possano rappresentare un’alternativa al bracconaggio.

Dove le comunità sono state coinvolte in modo positivo gli ex cacciatori e bracconieri sono diventati i migliori ranger nella difesa degli animali e dell’ambiente. Consapevoli che dalla conservazione e non dal bracconaggio possa dipendere il loro futuro.

Animali protetti dalla CITES legalmente catturati in Amazzonia

animali protetti dalla CITES

Animali protetti dalla Cites sono legalmente catturati nel bacino del Rio delle Amazzoni per essere venduti come pets.

In particolar modo i pappagalli che sono ai primi posti fra le specie richieste dagli acquirenti.

Chi compra un pappagallo in un negozio di animali non deve partire dal presupposto che si tratti di un animale allevato in cattività, che resta sempre una specie selvatica e non diventa un animale domestico.

Deve riflettere anche sulla possibilità che sia stato catturato in natura, legalmente o illegalmente.

Secondo un rapporto stilato dall’organizzazione UN Environment World Conservation Monitoring Centre (UNEP-WCMC) ogni anno milioni di animali vivi, derivati e piante sono legalmente commerciati nel mondo, anche se protetti dalla CITES. Questo commercio, seppur regolamentato, crea di fatto un’area in cui convivono costantemente traffici illegali e lo sfruttamento regolamentato delle risorse.

animali protetti dalla CITES

Fonte: Wildlife Trade in the Amazonas countries – 2017 – © UN Environment

Dal rapporto, che si può scaricare e consultare in versione integrale in lingua inglese o spagnola (qui), è possibile analizzare i dati del traffico legale di specie animali e vegetali protette dalla CITES, proprio partendo dai dati relativi al commercio legale per il decennio 2005 – 2014. Scoprendo per esempio come la prima destinazione dei pappagalli di cattura sia stata proprio l’Europa, sino al bando emesso per ragioni sanitarie nel 2005. Da allora l’import legale è passato dal 61% al 2%. Ma restano le re-importazioni e il traffico illegale.

Così scopriamo che ogni anno dal Sud America all’Europa vengono esportati circa 12.000 pappagalli, catturati prevalentemente nelle foreste di Guyana, Perù e Suriname. L’importazione non avviene direttamente in Europa ma potrebbe avvenire attraverso operazioni di triangolazione attraverso altri paesi, come il Messico e la Russia o altri stati dell’Asia. Ma dove il traffico legale sembra diminuire aumenta il rischio di traffici illegali o para legali.

La specie più commercializzata fra i pappagalli è l’Amazona amazonica, con quasi 30.000 animali esportati durante il periodo di monitoraggio, seguita da due specie di ara. Il valore del commercio di questi animali nel periodo di riferimento dello studio è di 5.2 milioni di dollari all’anno, una cifra di tutto rispetto, che rappresenta solo una parte del commercio di risorse naturali provenienti dall’Amazzonia.

La crescita del mercato dei rettili vivi, dopo un periodo di declino, racconta come il mercato di questi animali come pets stia assumendo proporzioni impressionanti, che dovrebbero destare preoccupazioni non soltanto di natura sanitaria ma anche relative alle condizioni in cui sono tenuti in cattività.

animali protetti dalla CITES

Fonte: Wildlife Trade in the Amazonas countries – 2017 – © UN Environment

Il commercio non riguarda solo animali da compagnia, come i pappagalli e moltissimi rettili, ma anche pelli di pecari e coccodrillo destinate all’industria della moda o tartarughe destinate sia al mercato dei pets che alla cucina nei paesi dell’Oriente.

La parte emersa  del commercio di animali protetti dalla CITES, a cui vanno aggiunti derivati, piante e un enorme quantitativo di legname è probabilmente molto più piccola di quel commercio sommerso che rappresenta il quarto profitto criminale nel mondo.

Il prelievo di risorse dal bacino delle Amazzoni va letto, secondo lo studio, in chiaroscuro perché da quanto emerge il traffico legale aiuta il mantenimento delle risorse naturali che costituiscono un introito economicamente rilevante per le comunità residenti, senza per questo potersi permettere di sottovalutato il danno che deriva dal traffico illegale.

Leggendo il rapporto si capisce molto chiaramente la portata degli interessi economici in gioco.

 

 

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