Banca Intesa finanzia lo zoo: quando il capitale si colora di green

Banca Intesa finanzia zoo
– Foto di repertorio –

Banca Intesa finanzia lo zoo: quando il capitale si dipinge di verde, ricoprendo un’operazione finanziaria di contenuti green. che possiede solo in piccola parte. Raccontando come una struttura, che può essere definita un parco divertimenti con animali, abbia una funzione importante nella conservazione. Tanto importante da meritare un finanziamento di 15 milioni di euro da una delle principali banche italiane. Nella realtà le cose però vanno diversamente: Zoom è al centro da molto tempo delle critiche delle associazioni che si occupano di difendere i diritti degli animali.

Avendo coniugato la presenza di animali con il divertimento, creando un parco tematico, questa struttura usa gli animali per attrarre pubblico. Certo, come prevedono le normative, ha una sua fondazione che si occupa di progetti di conservazione, ma questo non basta davvero per cancellare le sofferenze e i disagi che la cattività causa agli animali. Distorcendo il concetto di separazione fra mondo naturale e ambienti umani, fino a rendere possibile un’improbabile convivenza con animali selvatici “giocattolo”. Creando interazioni che non hanno una funzione educativa rispetto al mondo naturale. Dando un’illusoria parvenza di ecologico a un’impresa che destina alla conservazione briciole.

Del resto che questo “bioparco immersivo”, come amano definirsi quasi tutti i moderni zoo, usi gli animali addestrati per attrarre visitatori lo dimostrano, solo come esempio, gli spettacoli di falconeria. Quella che viene normalmente presentata come una nobile arte, in realtà è soltanto un pesantissimo condizionamento che lega la vita dei rapaci al falconiere. Animali che hanno perso, anzi ai quali è stata strappata ogni dignità, semplicemente per divertire le persone, grazie all’illusoria libertà del volo libero. Mentre, come quasi sempre avviene, sono cibo e imprinting che consentono al faconiere di far ritornare i rapaci sul guantone.

Banca Intesa finanzia il bioparco e Zoom ringrazia, ma non convince chi conosce il mondo della cattività

“Siamo lieti di aver collaborato con Intesa Sanpaolo in questa operazione che fornirà importanti risorse finanziarie volte a valorizzare il progetto ecologico di ZOOM – afferma Andrea Ehrhardt, Presidente ZOOM Torino e rappresentante di Magnetar – inoltre la partnership tra Magnetar e Intesa Sanpaolo evidenzia il nostro impegno comune nel voler preservare, promuovere e rafforzare l’experience offerta da ZOOM e la sua missione di promozione e tutela dell’ambiente attraverso iniziative di formazione e di sensibilizzazione collettiva, volte ad accrescere la percezione da parte della comunità sulle tematiche ambientali, culturali, educative, scientifiche e sociali legate al mondo della natura.”

Dichiarazione integralmente ripresa dalla pagina web di Intesa San Paolo

Per sgomberare il campo da equivoci, ma anche per evitare problemi legali, diciamo che tutte le attività sono perfettamente corrette e legali, avendo il bioparco Zoom tutte le autorizzazioni di legge. Sicuramente altrettanto in ordine sono i bilanci che hanno consentito a Intesa San Paolo di finanziare l’impresa. Questo però non toglie che, sotto il profilo etico, per quanti si occupano di diritti degli animali, questa operazione non possa soddisfare. Si parla di animali segregati in cattività, di attività di falconeria destinate addirittura ai bambini e di un parco che resta aperto anche di notte, alterando i cicli vitali degli animali. Luci e rumori che trasmettono un messaggio decisamente diseducativo: possiamo piegare la natura alle nostre esigenze, per divertimento.

Attività come detto legittime e decisamente molto remunerative, considerando che l’impresa sembra andare a gonfie vele. Grazie a clienti che si fanno convincere dall’idea che gli animali siano felici di essere a disposizione dei visitatori.

L’informazione fa la differenza: se ci fosse la giusta conoscenza molte di queste attività ludiche avrebbero già chiuso i battenti

Zoo, parchi faunisti e bioparchi, che poi sono strutture identiche per quanto riguarda il tenere gli animali in cattività, hanno da tempo imparato l’importanza del fattore estetico. Dove ambienti ben progettati danno l’idea al visitatore di trovarsi in un contesto semi naturale, cancellando quel senso di pietà che si prova vedendo gli animali dei circhi. Un cambiamento di scena che molti non percepiscono come una sorta di spettacolo teatrale, di grande finzione. Per carenza di conoscenze, per mancanza di informazioni sulla biologia e sulle necessità degli animali.

Ciò che emerge chiaramente ai nostri occhi è come il parco proponga al suo interno attività ludiche, comprese due piscine da cui si possono vedere pinguini ed ippopotami rinchiusi in vasche.  Gli animali sono ben lontani dall’ambiente naturale dove dovrebbero vivere. Per non parlare degli spettacoli di falconeria,  che oltretutto in estate si svolgono sotto il sole cocente di mezzogiorno.Secondo alcune testimonianze dirette, diversi animali mostrano visibili segni di stress e condizioni ovviamente non consone alla loro biologia.Le tigri, per esempio, specie solitaria, condividono il recinto. Le specie presenti sono praticamente tutte impossibili da reintrodurre, come ammesso anche durante le visite dalle guide confermando le incertezze e dubbi sull’efficacia della “conservazione ex situ”.

Dichiarazioni tratte dal sito nazionale di LAV

Sono i visitatori a fare la differenza, sono loro a avere in mano la leva economica che può garantire lauti incassi oppure far andare i bilanci in rosso. Siamo noi che facciamo divulgazione a dover raccontare come certe attività nel 2023 non dovrebbero più avere ragione di esistere. Sempre più convinti che la vera conservazione si faccia sul posto, non riproducendo animali che nella quasi totalità dei casi non potranno mai essere reinseriti in natura. Non bastano pochi casi di successo a giustificare la cattività di centinaia di migliaia di animali negli zoo di tutto il mondo.

Animali usati come attrazioni, ma non è il circo

Animali usati come attrazioni
foto di repertorio

Animali usati come attrazioni e questo non avviene solo nei circhi, sempre più avversati dall’opinione pubblica. Succede anche in quelli che vengono definiti come parchi tematici. Una moderna via di mezzo fra uno zoo e un parco divertimenti, dove gli animali sono esibiti e vengono costretti a interagire con il pubblico. Loro malgrado.

Legittimo chiedersi come mai i circhi ricevano tante critiche mentre di questi parchi se ne parla poco, come se non fossero luoghi di sfruttamento degli animali. Il trucco sta in quello che si riesce a far percepire al visitatore, spesso più entusiasta dell’atmosfera gioiosa che non attento al rispetto dei diritti animali.

Al circo la cattività, le condizioni di disagio e sofferenza in cui sono costretti a vivere tigri, leoni o elefanti vengono percepite immediatamente. Non come stereotipo ma come risultato di un impatto visivo che racconta la prigionia. In un batter di ciglia il visitatore si accorge che un leone è costretto in gabbia e che l’elefante, anche se vaga libero su un brullo sterrato di un parcheggio di periferia, non può stare bene.

Nei parchi tematici come Zoomarine a Roma o lo Zoom di Torino l’atmosfera è diversa, giocosa e gioiosa e la coreografia non lascia nulla al caso. Tutto è colori, piante, interazioni e deve trasmettere divertimento e spensieratezza. Come raccontava il leone Alex, il personaggio del cartoon Madagascar, star di uno zoo di New York e beniamino del suo pubblico.

Animali usati come attrazioni, ma il nuoto con i delfini è nuovamente vietato

Il TAR del Lazio ha recentemente annullato il decreto emanato dal famigerato ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, forse uno dei peggiori dall’istituzione del dicastero. Il provvedimento consentiva di poter effettuare attività con i delfini, come fossero giocattoli messi in acqua per la gioia del pubblico pagante.

Ma ora le toghe hanno annullato quella disposizione contro la quale aveva fatto ricorso la LAV, facendo schierare a difesa proprio gli avvocati della società messicana proprietaria di Zoomarine. Che con le unghie e con i denti hanno difeso il diritto di poter proseguire con le attività di nuoto con i delfini.

Certo sarà solo una svista, però ancor’oggi sul sito di Zoomarine, in home page, compare ancora la novità 2019: lo stare in vasca con i delfini. Nonostante la prudenza che vorrebbe -per non indurre in errore il pubblico e per non avere responsabilità- che la pubblicizzazione di quest’attività fosse già stata rimossa dal sito internet.

dal sito di Zoomarine – immagine salvata il 31/05/2019

Il problema riguarda le mille interazioni degli animali con il pubblico

In questi parchi non ci sono solo delfini, ma anche tantissimi animali di altre specie che sono costretti a interagire con il pubblico. Questo, anche se le apparenze sono gioiose, non può essere considerato un momento di miglior conoscenza , l’inizio di un rapporto ma, piuttosto, un’imposizione fatta su animali addestrati, esattamente come addestrati e prigionieri sono quelli dei circhi.

Del resto i messaggi che questi parchi di divertimenti propongono al pubblico sono chiari ed espliciti. Non nascondono nulla di quella che è un’attività irrispettosa dei diritti degli animali, ma ancora lecita. E così il nuoto con un delfino, un gioco con l’otaria o con il pappagallo diventano equivalenti al divertimento di un tuffo in piscina.

Senza porsi interrogativi, senza rispetto per esseri senzienti che non possono essere considerati semplici attrazioni. Facendo dimenticare al pubblico che gli animali non sono giocattoli e che, al di là di ogni convenienza o normativa, che oggi consente questo tipo di spettacoli, esistono limiti etici. Che dovrebbero essere considerati invalicabili.

La responsabilità però deve essere, almeno in parte, condivisa con le centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno affollano queste strutture. Senza farsi domande, senza porsi interrogativi e senza voler vedere la sofferenza degli animali, la loro prigionia. In fondo può bastare un selfie con un delfino e tutto passa in secondo piano.

Questo è il tempo dell’apparenza e per troppi non servono tanti ragionamenti: sembra essere bello, è divertente, gli animali sembrano felici. Così simile e verosimile, ancora una volta si fondono e la cultura del rispetto resta al palo. Imbrigliata dalle convenienze che vogliono gli animali usati come attrazioni.

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