Il benessere degli animali selvatici in cattività è gravemente compromesso dalle condizioni di vita alle quali gli animali sono sottoposti.
Specie quando vengono acquistati come pet al fine di poter esibire un animale diverso, non convenzionale, strano. Appare necessario separare due questioni: la liceità dell’acquisto di un animale sottoposto a tutela e le condizioni di vita nelle quali è costretto.
La regolarità dell’acquisto non garantisce infatti che l’animale sia custodito in condizioni di cattività che siano in grado di garantire il suo benessere e non basta certamente il fatto che questi animali siano allevati per poterli definire domestici.
Gli animali selvatici riprodotti in cattività restano animali non domestici, soltanto snaturati con l’allevamento a mano per renderli mansueti, ma non possono rientrare fra gli animali da compagnia. Troppe volte si confondono le alterazioni comportamentali create dall’uomo, attraverso pesanti condizionamenti psicologici, con forme di relazione spontanea fra due esseri viventi, come accade per il cane e in modo diverso per il gatto.
Davvero possono vivere bene gli animali selvatici in cattività?
Nel primo caso si tratta di una serie di comportamenti indotti dall’uomo in un animale non domestico, prevalentemente facendo leva sul cibo e creando una dipendenza, mentre nel secondo caso si tratta di un rapporto che dura da migliaia e migliaia di anni. Un gufo come quello della foto, animale crepuscolare e notturno, un predatore, come può sentirsi in un bar, nel mezzo del frastuono, sotto luci troppo forti per lui?
In una costante difficoltà di relazionarsi in modo positivo con l’ambiente che lo circonda, che lo mette in uno stato di malessere che in qualche modo è percepibile dalla postura e dall’espressione. Qualcuno potrebbe obiettare che però il rapace notturno non becca, non aggredisce e questo dovrebbe significare che, allora, si trovi in uno stato di equilibrio, ma è proprio questo l’inganno: quello che sta sul braccio non è più il fiero abitante dei boschi.
E’ un simulacro, un animale psicologicamente soggiogato, che vede l’uomo come la sua unica fonte di sopravvivenza perché gli fornisce il cibo, al quale è incapace di ribellarsi anche per assenza delle cure parentali che non ha ricevuto, ma soprattutto in virtù di condizionamento. Guardate come si comporta il barbagianni di questo filmato, esposto in una fiera di paese e con comportamenti autistici, per comprendere cosa significhi snaturare e fino a che punto questo possa avvenire in modo importante.
Ultimamente la detenzione di animali non convenzionali è diventata sempre più una moda e così le case degli uomini, non solo degli italiani, si riempiono di ogni sorta di specie animali, alcune catturare in natura perché non soggette a un regime di tutela stringente. Altre allevate per essere destinate a questo scopo: allietare qualche stravagante, fino a che morte non li separi.
In genere questo succede attraverso un percorso causa di sofferenze per gli animali, dovute a svariati motivi: cibo sbagliato, microclima non corretto, sottoposizione a continui stress, mancata possibilità di esercitare comportamenti fisiologicamente necessari, come il volo negli uccelli, sono solo alcuni di questi motivi.
Chi compra questi animali troppe volte, per non dire quasi sempre, non ha la minima idea delle necessità dell’animale che ha acquistato, spesso crede a quanto gli racconta il negoziante, altre volte si preoccupa solo di cosa dovrà dargli da mangiare: come comprare un auto e chiedere al venditore se è a benzina oppure alimentata a gasolio o ibrida.
Soddisfatta la necessità primaria, tutto il resto non è importante: manca l’empatia, vi è soltanto la prevalenza del possesso, la voglia di stupire, unita a quella di misurare le proprie capacità nell’addestrare un essere infelice.
La richiesta di animali selvatici come pet è in crescita
L’allevamento di moltissime specie animali, spinto e incrementato da un costante aumento della domanda da parte dei consumatori, ha fatto apparire nei negozi un bestiario composto da rapaci diurni e notturni, bradipi, pappagalli di grandi dimensioni e con grandi necessità mai soddisfatte, rettili, sauri, furetti, puzzole e ricci africani, solo per esemplificare la tipologia di offerta.
Così per poche centinaia di euro potremo portarci a casa l’oggetto -perché cosi viene visto- dei nostri desideri, con buona pace delle norme che tutelano gli animali in via d’estinzione: quelli in commercio sono d’allevamento e quindi la loro vendita è lecita, salvo la detenzione in condizioni tali da essere un maltrattamento, reato penalmente perseguibile.
Ma una volta che dietro le loro vite si è chiusa la porta di una casa privata sarà ben difficile che qualcuno denunci, che questi animali possano essere strappati a una sofferenza lunga e dolorosa.
Bisogna che la Comunità Europea stringa le maglie del commercio, ma le lobbie di quanti lucrano su questa attività sono molto più forti di quello che si pensa ed anche per questo la via sarà ancora lunga, almeno sino a quando il consumatore non prenderà coscienza del fatto che gli animali non sono oggetti da esibire.
Nel mentre purtroppo gli animali per sopravvivere dovranno essere in grado di aumentare la loro resilienza, mentre gli uomini dovrebbero coltivare con maggiore attenzione l’empatia.
Giustissimo!