
Si è aperta la COP 13, in India, sulla tutela della fauna migratoria, che rappresenta una parte importantissima della biodiversità del pianeta. Un patrimonio da difendere a ogni costo, che unisce Stati e popoli della Terra con le migrazioni che lo attraversano.
COP13 aggiungerà probabilmente alcune nuove specie in pericolo, per affrontare i problemi e le minacce che stanno emergendo per alcuni animali, come l’elefante asiatico. Non bisogna infatti commettere l’errore di pensare che il popolo migratore sia composto solo da uccelli. Pesci e mammiferi compiono grandi migrazioni, come quelle che avvengono nelle vaste pianure dell’Africa per erbivori e predatori o quelle messe in atto dai cetacei.
Frammentazione del territorio, riduzione degli habitat, inquinamento, bracconaggio e cambiamenti climatici sono solo alcuni dei fattori che mettono a rischio i migratori. Altre volte, come ad esempio avviene in Italia per le rondini, anche la stupidità umana ha un suo peso, quando porta alcuni incivili a distruggere i loro nidi.
Tutelare la fauna migratoria è un dovere della comunità internazionale
Le rotte migratorie sono sempre costellate di pericoli, sia che attraversino il cielo, la terra o il mare. Attraversando confini che per gli animali non esistono, ma che possono invece cambiare le misure di protezione, aumentando o diminuendo la tutela delle specie che li attraversano. Le migrazioni richiedono grandi sforzi in termini energetici per essere affrontate, fatiche e rischi che si moltiplica in caso di altre avversità.
Per questa ragione il concetto di “connettività ecologica” costituisce la principale priorità per questa sessione della Conferenza delle Parti. La creazione e il mantenimento di corridoi migratori sicuri, che colleghino diverse aree geografiche. Un modo per supportare concretamente le specie migratrici durante le diverse fasi dei loro cicli di vita naturali, come l’allevamento e l’alimentazione.
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— Convention on Migratory Species (CMS) (@BonnConvention) February 17, 2020
Il declino della biodiversità è costante e non c’è più tempo da perdere per difendere il patrimonio naturale
Il Rapporto di valutazione globale delle Nazioni Unite sulla biodiversità pubblicato a maggio 2019 ha stabilito che stiamo correndo il rischio di perdere 1 milione di specie, comprese quelle migratorie, se non intensifichiamo le nostre azioni. Un nuovo rapporto che sarà illustrato durante la COP 13 indica che, nonostante alcune storie di successo, le popolazioni della maggior parte delle specie migratorie stia diminuendo.
Per questo il tempo rimasto è davvero poco e occorrono politiche di ampio respiro, concrete e rapidamente attuabili. Per non rendere la tutela dei migratori solo un’intenzione, un gesto di buona volontà, ma una concreta azione di salvaguardia.