
Se si vuole davvero tutelare animali e ambiente occorre alle prossime elezioni mandare a casa un po’ di politici. Di tutti gli schieramenti, anche se ce no sono alcuni in particolare che con il mondo venatorio hanno stretto, da molto tempo, un patto di sangue. Scritto però proprio con quello della nostra fauna, degli animali che insieme all’ambiente nel suo complesso rappresentano il nostro capitale naturale.
L’emergenza causata dalla pandemia di Covid19 per tantissimi è solo una tragedia: economica, umana, sociale e anche ambientale. Per altri è diventata invece il mantello magico con il quale nascondere una serie di provvedimenti, che certo non c’entrano con la tutela della collettività. Ma che grazie all’emergenza si crede di poter far scomparire, come argomenti di secondo piano. Dimostrando in questo modo il livello umano e morale di chi ha scelto di assumere responsabilità politiche, a vari livelli.
In un periodo tanto difficile qualcuno ha tempo di occuparsi di argomenti acchiappavoti, visto il clima di costante instabilità della politica italiana. Così, complice la delicata situazione sanitaria in Lombardia e Piemonte, ma non solo, si cerca di far passare provvedimenti che non hanno alcuna utilità collettiva ma favoriscono solo alcune categorie. In questo caso, ancora una volta i cacciatori.
Dopo lo schiaffo del Consiglio di Stato sul piano di abbattimento delle volpi la Lombardia rinuncia
Recentemente la Lombardia aveva presentato un ricorso su modalità chiaramente illegali di contenere le volpi nel lodigiano. Un piano scellerato che prevedeva anche la caccia dai veicoli di notte. Già sospeso dal TAR ma che, con denari pubblici, era stato ugualmente impugnato. Ma il Consiglio di Stato aveva bocciato la richiesta di sospensiva giudicandola in modo molto duro. A questo punto la Regione ha rinunciato ad andare a sentenza e così viene condannata a pagare le spese alle associazioni che avevano presentato il ricorso.
Un comportamento certo arrogante, che costerà alle casse pubbliche diverse migliaia di euro. Soldi dei cittadini che potevano essere risparmiati, evitando di assumere provvedimenti illegali. Quando però queste azioni legislative vengono riproposte più e più volte significa che questi comportamenti sono dolosi, messi in atto per compiacere i cacciatori. Una piccolissima minoranza rispetto ai cittadini lombardi che la caccia la vorrebbero chiusa.
In Lombardia le guardie venatorie dovranno indossare un giubbetto ad alta visibilità, ma così non si gioca nemmeno a guardie e ladri
Il Consiglio Regionale della Lombardia dovrà votare su un emendamento che prevede che le guardie volontarie indossino un gilet ad alta visibilità. Ma si tratta di una motivazione di sicurezza oppure di un grande un aiuto al mondo del bracconaggio, considerando che la vigilanza volontaria è molto attiva? Le associazioni sono in grande fermento e le motivazioni sono ben descritte sulla pagina Facebook del WWF.
Tutelare animali e ambiente non è difficile solo in Lombardia ma anche in Piemonte
Se in Lombardia si vorrebbe autorizzare la caccia al cinghiale tutto l’anno, anche con l’uso dei visori notturni, in Piemonte la regione sta pensando di far passare provvedimenti devastanti per la tutela ambientale. Grazie a Marco Protopapa, assessore in quota Lega (e questo non rappresenta una novità), la Regione Piemonte si propone di fare carta straccia di molte normative di tutela della fauna.
Aumentando il prelievo di alcune specie di ben 15 unità (fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile) e consentendo la caccia di selezione di notte, slegando il cacciatore dal territorio. Provvedimenti pericolosi sia per la fauna che per le persone.