Antonella Clerici rimette Portobello in catene

Antonella Clerici rimette Portobello in catene e le proteste prendono il volo sulla rete.

Con la scusa di fare un remake della storica trasmissione Portobello, ideata da Enzo Tortora, la RAI rimette in catene un pappagallo. Senza accorgersi che i tempi sono cambiati.

Proprio per questo la rete protesta a gran voce contro un’idea davvero poco rispettosa verso il pappagallo. Animale intelligente e per questo condannato alla prigionia.

Ai tempi in cui Enzo Tortora inventava la trasmissione Portobello, facendo noleggiare un pappagallo alla RAI in un negozio di Milano, l’attenzione verso i diritti degli animali era completamente diversa. Come dimostra il fatto che nei negozi venivano venduti animali di ogni specie.

Era il 1977 e a Milano c’erano negozi che avevano le vetrine piene di specie esotiche: leoncini, tigri, scimpanzé, cuccioli di orso ma anche coccodrilli e scimmie ragno, bertucce e gattopardi. Animali quasi sempre destinati a fare una brutta fine, comprati da cuccioli per curiosità o esibizionismo.

Animali che venivano catturati in natura da personaggi, anche italiani, che facevano i catturatori di animali, che li portavano dall’Africa e dall’Oriente nel nostro paese. Lo zoo di Milano, insieme a quello di Torino, inizialmente altro non era che un deposito di animali portati in Italia per essere poi venduti. Alla ricca borghesia che si metteva il leoncino in villa.

Tempi davvero diversi, tempi per fortuna passati con l’entrata in vigore della Convenzione di Washington, più conosciuta come CITES, e poi finalmente il divieto di tenere e vendere questi animali. Non i pappagalli, per loro sfortuna, anche se non vengono quasi più catturati in natura ma riprodotti in allevamento.

Ma per il pappagallo poco importa essere nato in foresta o a Cologno Monzese. La cattività è sempre la stessa, la privazione della libertà è sempre pesante. Come la mancanza di poter mettere in atto i comportamenti naturali, che non mutano solo perché un animale è riprodotto in cattività.

Ora sono cambiate le conoscenze, è cambiata la sensibilità e anche l’attenzione. Di tutti fuorché dei dirigenti RAI ed evidentemente di Antonella Clerici. Potevano essere trovate alternative al tenere un pappagallo su un trespolo e mostrarlo a milioni di italiani. Oggi la tecnologia fa davvero miracoli.

Antonella Clerici rimette Portobello in catene invece, senza preoccuparsi o senza prevedere che questo avrebbe scatenato una tempesta di critiche. Legittime, perché vedere un pappagallo legato a un trespolo è un gesto contro il tempo, contro le conoscenze. Un po’ come il Palio di Siena o la caccia con i richiami.

Non serve invocare il maltrattamento di animali, i regolamenti dei Comuni ma occorre invocare l’intelligenza e il rispetto. Comprendere che non è più tempo di fare spettacolo senza considerare quello che la scienza ha oramai dimostrato. Gli animali soffrono, hanno paura, si annoiano, hanno necessità di stare con i propri conspecifici.

Mettere un nuovo Portobello in catene non è un messaggio educativo, non è accettabile. E la televisione pubblica dovrebbe educare, non essere un cattivo maestro.

Ma invece di andare avanti sembra di tornare indietro, ai tempi di Angelo Lombardi, che trascinava in TV animali di ogni genere. Senza nessun rispetto ma, nonostante questo, ancora oggi viene ricordato come l’amico degli animali.

Un articolo del Corriere della Sera del 2 novembre 1981

 

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