
Si chiamano anche pigiamini i piccoli dei cinghiali, proprio per la loro livrea a strisce. Un mantello molto utile per mimetizzasi nella boscaglia, molto meno per passeggiare in città. Dove i cinghiali non dovrebbero arrivare se non ci fosse una pessima gestione da parte degli uomini. In questo caso dell’amministrazione di Roma Capitale che ha deciso di avviare un piano di abbattimento per evitare la loro presenza in strada.
Il primo interrogativo che dovrebbe porsi un amministratore pubblico, a qualsiasi schieramento politico appartenga, su una questione come questa dovrebbe essere la ricerca delle motivazioni. Cosa spinge i cinghiali a entrare in città e perché si stanno diffondendo nei quartieri periferici? Non sarà per caso che i cinghiali sono stati attirati in città da un supermarket sempre aperto che mette a disposizione cibo? Non sarà che questo cibo non cresce sugli alberi ma fuoriesce dai cassonetti de rifiuti?
Questa semplice domanda porterebbe la sindaca Virginia Raggi a individuare subito che i problemi di Roma sono sempre gli stessi due, da decenni e che non originano dai cinghiali: le buche nelle strade e la pessima gestione dei rifiuti urbani, la loro raccolta e le difficoltà epocali (oramai) di smaltimento. Un’incapacità storica quella di risolvere il problema dei rifiuti di Roma, che ha anche contribuito a creare serissimi problemi di inquinamento e molto malaffare. Che naturalmente non è una colpa attribuibile ai cinghiali.
Abbattere il cinghiale urbano, senza preoccuparsi né dei cuccioli né delle conseguenze
In questi giorni l’amministrazione ha deciso di mettere in atto i provvedimenti di contenimento, anche perché se c’è meno gente per le strade non è che i rifiuti alimentari prodotti nelle case diminuiscano. Anzi aumenta l’offerta in una città più tranquilla: quale miglior occasione per una scrofa con i suoi pigiamini da nutrire! E così, fra le proteste di tutte le associazioni protezionistiche capitoline, ma anche fra le battute di scherno dei cacciatori, riportate dal sito La Dea della caccia, son cominciati gli abbattimenti.
Che l’uccisione dei cinghiali non possa essere risolutiva ma che, anzi, si riveli controproducente la scienza lo dice da anni. I cinghiali hanno branchi che seguono regole precise e l’unico modo di contenerli, dopo le immissioni a pioggia fatte dai cacciatori, è quello di avere predatori efficienti come il lupo e una corretta gestione del territorio.
Ora la giunta Raggi ha autorizzato l’uso di fucili narcotici per addormentare i cinghiali e trasportarli al macello per l’abbattimento. Senza possibilità di consumo delle carni che vengono distrutte, vista la presenza del sedativo. Senza preoccuparsi di recuperare i cuccioli, i pigiamini, che senza la guida della madre sono destinati a fare una brutta fine, specie se ancora lattanti.
Cinghiali abbattuti e pigiamini orfani: si può configurare il reato di maltrattamento di animali
Infuriati anche i cittadini: gli effetti delle battute sono stati quelli di far scappare in cinghiali in ogni direzione, causando allarme e pericolo. In sintesi quindi la sindaca capitolina è riuscita a far arrabbiare tutti, senza avere una sola possibilità, in questo modo, di risolvere il problema. Come dimostrano decenni di attività di controllo venatorio che nella migliore delle ipotesi sono riusciti a far lievitare il numero de cinghiali.
ENPA, OIPA, Animalisti Italiani, ma anche la politica, hanno protestato senza mezzi termini contro il sindaco Raggi. Segnalando nuovamente che sino a quando Roma non sarà un disastro nella gestione dei rifiuti la questione cinghiali resterà irrisolta. Generando probabilmente qualche altra pendenza penale, qualora la magistratura apra una doverosa inchiesta anche su questa problematica collaterale ala gestione dei rifiuti.
Sembra incredibile che la Città Eterna, oltre a un patrimonio artistico e paesaggistico senza confronti passi alla storia per buche, crolli e rifiuti. Per discariche a cielo aperto e inquinamento delle falde, per una gestione dei rifiuti che, pur cambiando le amministrazioni, è divenuta un’emblema dei problema che affliggono Roma Capitale. Anche in tempi di Covid19, quando forse bisognerebbe dare qualche segno di aver compreso gli errori di una gestione ambientale fallimentare.