
Giornata dell’Ambiente e equità climatica: vogliamo davvero cambiare stili di vita, per il bene comune? Questa domanda rappresenta il nocciolo della questione: per arrivare a un sistema pianeta che sia sostenibile occorre cambiare davvero. Non basteranno aggiustamenti e modifiche, servirà dare vita a una vera e propria rivoluzione che potrà avere luogo solo con atti davvero rivoluzionari. In questo periodo si susseguono le dichiarazioni di buona volontà, che quando però si devono tradurre in atti concreti perdono forza.
Il ministro Roberto Cingolani, che non convince il mondo ambientalista, avrebbe dichiarato che dobbiamo aiutare concretamente i paesi poveri. Non per una questione di equità ma perché se non lo facciamo ci ritroveremo a pagare le conseguenze delle loro mancate azioni sul clima. Un concetto di equità climatica e di impegno che non sembra nascere da una convinzione etica, ma da una necessità pratica. Che se almeno fosse messa in atto nella sua interezza non migliorerebbe la mia opinione sulla nostra specie, ma potrebbe almeno sortire effetti positivi.
Il ministro della Transizione Ecologica -in una trasmissione su Sky- si esprime comunque molto chiaramente sulla finanza e sulla necessità che debba avere un’anima etica e non solo fare cassa sulla trasformazione green.. Una finanza che aiuti a livellare le enormi differenze che in questi ultimi decenni sono cresciute enormemente.
I progetti ci sono, gli impegni di arrivare a rinaturalizzare una vasta porzione di pianeta sono affascinanti e davvero auspicabili. Ma se il più rivoluzionario è diventato Papa Francesco, sempre attento all’equità e alla difesa del creato, in effetti c’è da preoccuparsi. Il Papa dovrebbe essere un pastore di anime, ma è costretto a scendere in campo per smuovere i corpi e le menti. Può non piacere, personalmente sono molto più che laico, ma è indubbio che in questo momento il suo pare essere il solo vero grido di dolore. Per lo strazio degli ultimi, per la povertà che desertifica.
La Giornata dell’Ambiente parla di equità, per eliminare gli abissi che dividono i ricchissimi dai diseredati
Gli esseri umani che vivono con un dollaro al giorno non hanno accesso alle notizie e all’istruzione e il loro interesse principale si chiama sopravvivenza. La difesa dell’ambiente rappresenta un lusso per chi ha fame, non può curarsi e non riesce a vedere il futuro. Eppure solo ora ci siamo accorti che se non diamo aiuti concreti a questi uomini saranno proprio loro a creare il problema. Sia da un punto di vista sanitario vista la difficoltà, per esempio, di poter accedere ai vaccini, che da un punto di vista ambientale: il bisogno causa una visione basata sulle ore, non sui periodi.
“I numeri sulla diffusione del virus nei Paesi poveri stridono se comparati ai miliardi accumulati da chi ha tratto profitto dalla pandemia e sono la diretta conseguenza del fallimento della gestione globale dell’emergenza. – hanno detto Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, Presidente di EMERGENCY – Nonostante gli enormi finanziamenti pubblici stanziati dai Governi, il sistema di produzione e distribuzione dei vaccini sta anteponendo gli interessi di pochi alla sopravvivenza di miliardi di persone. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: dobbiamo porre fine ai monopoli sui brevetti e aumentare la produzione di vaccini per renderli accessibili a tutti prima che sia troppo tardi”.
tratto dal sito di Oxfam
Per questo si capisce quanto sia necessario invertire la rotta, ridurre i consumi, condividere le risorse, lavorare per il miglioramento delle condizioni di vita. La politica deve impegnarsi per creare un fronte davvero comune che guidi verso il cambiamento, contrastando i soldi facili ricavati a danno dell’ambiente. Come successo in Sri Lanka, dove una carretta del mare carica di veleni, ha creato un danno ambientale irreparabile. Una nave che non sarebbe mai dovuta uscire da un porto.