sofferenza degli animali

Il 2 aprile entrerà in vigore il “Decreto legislativo 28 del 16-03-2015” che ha per titolo “Disposizioni in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto (…)”.

Quello che passerà alla storia per due punti quasi incredibili: il travisamento dell’obbligatorietà dell’azione penale, che da obbligatoria diventa soggettiva, e la possibile archiviazione della maggior parte dei reati in danno di animali e ambiente.

In questo decreto, presentato all’opinione pubblica come la prima grande riforma della giustizia penale, viene disposto che tutti i reati che prevedano una pena nel massimo fino a 5 anni possano essere considerati “fatti di particolare tenuità”.

Da archiviare qualora non si ravvisino gli estremi che il responsabile abbia agito per motivi “abietti o futili” o con “crudeltà”, anche nei confronti di animali.

Per meglio capire, e mi rendo conto che sia un discorso molto tecnico, andiamo a vedere l’esatto significato dei comportamenti che impedirebbero l’archiviazione dei reati a danno di animali, e non solo questi, facendoci aiutare dal dizionario della lingua italiana della Treccani:

  • abiètto (o abbiètto; meno com. abiétto) agg. [dal lat. abiectus, part. pass. diabicĕre «gettar via, respingere»]. – (…) reato commesso per motivi a., con particolare perversità o malvagità, ripugnante alla morale comune, ciò che costituisce una circostanza aggravante del reato;
  • fùtile agg.  (…) nel linguaggio giuridico.: agire per motivi f., reato commesso per motivi f., quando vi sia sproporzione tra il movente e l’azione criminosa, ciò che costituisce una circostanza aggravante;
  • crudèle agg. [dal lat. crudelis, der. di crudus: v. crudo]. – 1. Di persona, che non sente pietà nel veder soffrire altri, o che procura essa stessa ad altri, coscientemente e spesso con compiacimento, sofferenze materiali o spirituali (…);

Il maltrattamento di uomini e animali è sempre un gesto abietto

Ben si capisce che il maltrattamento di animali poche volte è caratterizzato da queste peculiari caratteristiche, mentre molte volte è causato da indifferenza, scarsità di empatia, voluta ignoranza dei bisogni.

Senza che questo possa prevedere la possibilità di ritenere il comportamento abietto, futile o crudele, ma purtroppo sempre grave e dannoso. Con questo decreto i diritti degli animali hanno fatto, a mio sommesso parere, un salto nel buio dal quale erano appena emersi, con fatica e già con tutele dubbie.

Un Pubblico Ministero che non ritenga sussistenti le condizioni indicate potrà richiedere al Giudice per le indagini preliminari un decreto di archiviazione perché il fatto risulta essere di particolare tenuità e non merita di dover istruire un processo.

Niente processo, niente pena, nessuna confisca ma solo un’ipotesi di punibilità in caso di nuova commissione di un reato analogo. Insomma siamo passati dal richiedere certezza della pena a garantire, per incapacità dello Stato di assicurare giustizia in tempi almeno accettabili.

Un’impunità di fatto a persone che si sono rese responsabili di reati puniti nel massimo fino a 5 anni: non stiamo parlando di qualche giorno di reclusione, ma di qualche anno di carcere. Letto da un cittadino europeo questo decreto credo sia del tutto incomprensibile.

La non punibilità non risolve il problema della giustizia

Naturalmente questa soglia di “non punibilità” non riguarda solo i crimini a danno di animali, ma anche tantissimi reati ambientali, dal bracconaggio al traffico di specie protette, dallo sversamento di rifiuti al loro traffico, oltre ad una serie di reati comuni non certo e non sempre secondari.

Fatto questo che ha portato il Governo, con mossa furbesca ma infantile, a raddoppiare le pene per i furti nelle abitazioni, che avrebbero rischiato di essere puniti con sanzioni inferiori al divieto di sosta.

In un paese dove la condizionale copre fino a 2 anni e 6 mesi di pena, dove la non menzione e la pena sospesa non si nega a nessuno, dove si sospendono le sanzioni pecuniarie ai maltrattatori e agli inquinatori, ai bracconieri ed ai trafficanti di specie a rischio di estinzione.

Siamo però capaci di perseguire e rovinare non il delinquente, ma l’artigiano che ha dimenticato di pagare un’imposta, un contributo o non ha rinnovato un’autorizzazione, oppure di concludere i processi dopo vent’anni o di far prescrivere reati gravissimi.

Le pene contro i maltrattatori di animali, anche quelli professionali, finivano sempre per essere sospese e in carcere non finiva mai nessuno, ma ora, dopo questo decreto, che ne sarà dei diritti acquisiti faticosamente, da una tutela ancora incerta, ma presente?

Tutto questo per fare una finta riforma, di quelle che per dirla con Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, danno l’idea che tutto debba dare l’impressione di cambiare, proprio perché tutto resti esattamente com’è! Una giustizia lenta, burocratica, che consente rinvii per un difetto di notifica, che non funziona ancora con la digitalizzazione, che è studiata non per garantire diritti a tutti, ma solo per negarli ai deboli.

Non ci resta che sperare in un’intervento della Corte Costituzionale, qualora ravvisi un’incostituzionalità di questa norma.

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