
Le azioni di bracconaggio sui lupi sono in crescita come in parallelo i media, sapientemente imboccati, riescono a far crescere il sentimento di paura nei confronti del predatore. Una sorta di partitura ben orchestrata che deve portare, nelle intenzioni di chi la organizza, a un via libera verso l’abbattimento selettivo dei lupi, per dare un contentino agli allevatori. Lupi uccisi a colpi di fucile un po’ in tutta Italia, anche nei parchi come quello dello Stelvio o nel Parco Regionale del Matese, in Campania.
Un crescendo di uccisioni a colpi di fucile che una volta rimanevano nascoste, facendo prediligere ai bracconieri la tecnica delle tre “S”: spara, scava, sotterra. Mentre ora, sarà anche grazie alle dichiarazioni di alcuni ministri e al governo più filo-venatorio della Repubblica, gli episodi di bracconaggio si moltiplicano, con cadaveri lasciati volutamente in bella mostra. Come a rappresentare la possibilità per il bracconaggio contro i lupi di rialzare la testa. Messaggi inquietanti per chi si occupa di tutela ambientale e della difesa degli animali, ma forse anche messaggi chiari verso la politica perché adotti provvedimenti.
Quello che appare è un quadro a tinte fosche che vede un’esposizione preoccupante del bracconaggio, stimolato probabilmente anche dalle dichiarazioni “esuberanti” dei politici come il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida. In un momento in cui l’idea del fare sembra prevalere rispetto all’idea di risolvere i problemi. Ben sapendo che l’abbattimento dei lupi non servirà a risolvere il problema delle predazioni degli animali lasciati incustoditi al pascolo. Il numero delle predazioni degli animali allevati non dipende dal numero dei lupi, ma dall’attrattività delle prede: se sono facili da uccidere sono cibo a basso dispendio energetico.
Azioni di bracconaggio sui lupi in crescita, senza che nemmeno il ministero dell’ambiente faccia sentire la sua voce
Le azioni di bracconaggio sono passate inosservate, anche quando un gruppo di cacciatori di cinghiali ha ucciso un lupo vicino alle case, davanti agli occhi di un bambino. Sui media solo poche righe, nessuna dichiarazione ufficiale delle autorità e nemmeno dei politici. Completamente assente anche il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che non risulta abbia mai detto parola contro il bracconaggio., tanto da far rimpiangere persino il suo predecessore Cingolani.
Per fortuna, almeno per il momento, esistono baluardi europei difficili da espugnare, anche per i fautori della caccia al lupo, come la Convenzione di Berna, Senza contare la legge sulla caccia che classifica il lupo come specie particolarmente protetta, che senza modifiche non consente deroghe al divieto di abbattimento. Visti i tempi non bisogna certo sentirsi rassicurati: a modificare la legge 157/92 basta un atto parlamentare. In questo momento, forse, la miglior barriera contro la caccia selvaggia al lupo sono i fondi del PNRR, che potrebbero esserci negati in caso di palesi violazioni.
Agricoltori e cacciatori rappresentano lo zoccolo duro del bacino di voti di questo esecutivo e a poco servono i dati scientifici che classificano i lupi come i più efficaci bioregolatori degli ungulati, come i cinghiali. Quello che vuole la piazza non è certo il dato scientifico. ma poter sparare sia ai lupi che ai cinghiali, cercando di tenere aperto il più possibile il luna park venatorio. Mentre i cittadini restano disorientati grazie a un’informazione approssimativa, orientata più dalle veline di Coldiretti e Federcaccia che da conoscenze scientifiche dei redattori.
Il lupo è il nemico numero uno degli allevatori, anche se i danni da predazione dei lupi vengono indennizzati
Le predazioni che i lupi fanno nei confronti degli animali al pascolo sono sempre indennizzate dalle Regioni. In modo insoddisfacente sentendo gli allevatori, che spesso scordano quanti incentivi riceva l’agricoltura e dimenticano come in ogni attività esista il rischio di impresa. Accettato quando si parla delle grandinate, considerate un fenomeno naturale imponderabile, ma non se a provocar danni è un altro fenomeno della natura: il lupo. Colpevole di aver da sempre cattiva fama e di volersi comportare proprio come la natura lo ha programmato: un superpredatore ai vertici della catena alimentare.
Gli allevatori sembrano accettare più di buon grado le predazioni fatte dai cani randagi, seppur non ricevano in questi casi alcun indennizzo, probabilmente riconoscendosi come corresponsabili del fenomeno randagismo. Lasciando cani interi liberi di vagare sul territorio, spesso senza alcun controllo e senza essere iscritti all’anagrafe, liberi di riprodursi grazie a comportamenti irresponsabili. Cani che alcune volte possono essere causa di disgrazie, la cui unica colpa però è ascrivibile all’uomo, come successo per l’uccisione in Calabria di Simona Cavallaro.
La speranza è che, prima o poi, qualcuno si accorga che anche con il nuovo corso della politica e sino a decisione contraria il lupo resta un animale particolarmente protetto. Che non può essere ucciso impunemente da qualche delinquente a colpi di fucile, avvelenato o deliberatamente investito con l’autovettura. Senza che nulla sia lasciato intentato per assicurare i responsabili alla giustizia.