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Papa Francesco e circo con animali: ancora una volta l’apparenza inganna e sul discorso del circo il Papa sembra rimasto fermo al secolo scorso. La compassione universale che tante volte ha dimostrato, l’attenzione verso l’ambiente e in minima parte verso gli animali non è sufficiente a tenerlo lontano dal circo. Se su molti argomenti, considerando la sua figura, ha avuto incredibili aperture sui diritti degli animali inciampa spesso, balbetta nel concetto, non evolve. Una visione antropocentrica che culmina, non certo per la prima volta, nello spettacolo di un circo con gli animali offerto ai poveri e ai senza fissa dimora della capitale.

L’obiettivo era certo lodevole: come non essere dalla parte di chi aiuta gli ultimi, gli invisibili e i meno difesi offrendogli un sorriso. Peccato che la strada percorsa per raggiungere l’obiettivo abbia trasformato, ancora un volta, il valore dei diritti degli animali facendoli diventare da reali a invisibili. In fondo due aspetti dello stesso male rappresentato dall’incapacità di troppi di voler capire sino in fondo la sofferenza. Non tutto quello che sembra un momento di giocoso e gioioso spettacolo corrisponde alla realtà. Proprio come la finzione della fotografia, tanto plausibile da richiedere una spiegazione.

La storia del circo ha un trascorso ottocentesco di esposizione delle deformità, di creazione e esaltazione di figure mostruose, talvolta false come il Papa della foto, talvolta vere nel loro mancato rispetto della dignità umana. Papa Francesco, attraversando il suo complesso magistero, si è mai soffermato su empatia, rispetto, compassione ma verso gli animali non umani? Si è accorto, per esempio, che tanti profughi in fuga dalla “martoriata Ucraina” avevano al seguito i loro animali? In una situazione drammatica, di sofferenza palpabile, spessa come una coltre di morte, le persone non lasciavano i loro animali. Non è cosa sulla quale riflettere?

Papa Francesco e circo con animali: infliggere sofferenza per divertimento dovrebbe essere una colpa grave

Ha destato stupore che il cardinale Konrad Kraiewski, fidato elemosiniere del Papa, si sia prestato a fare un numero da circo: gettarsi per terra ai piedi di un elefante che lo ha evitato nel suo incedere. Da laico irredimibile potrei dire che quanto accaduto dovrebbe far propendere sul fatto che i pachidermi siano creature di Dio: se fossero stati governati dal demonio probabilmente il cardinale avrebbe rischiato grosso. A quanto si narra il maligno non perde occasione per vendicarsi su chi lo combatte.

Spogliandosi della visione antropocentrica e guardando all’enciclica “Laudato Sì” Papa Francesco parla dimostra un’attenzione importante verso la tutela dell’ambiente. Una scelta oramai obbligata che dovrebbe evitare di mettere mettere sempre e solo l’uomo al centro, con un diritto di dominio che, in realtà, non possiede. Sempre più si comprende l’importanza del principio “un pianeta, una salute”, che sotto il profilo pratico, per essere attuato, richiede la perdita del primato umano sulla natura. Con un concetto che deve essere attraversato dall’armonia, non da un’ingiustificata supremazia.

Proprio per la sua dignità unica e per essere dotato di intelligenza, l’essere umano è chiamato a rispettare il creato con le sue leggi interne, poiché « il Signore ha fondato la terra con sapienza » (Pr 3,19). Oggi la Chiesa non dice in maniera semplicistica che le altre creature sono completamente subordinate al bene dell’essere umano, come se non avessero un valore in sé stesse e noi potessimo disporne a piacimento. Così i Vescovi della Germania hanno spiegato che per le altre creature « si potrebbe parlare della priorità dell’essere rispetto all’essere utili ».

Tratto dall’Enciclica Laudato Sì

L’enciclica Laudato Sì parla di armonia ma mantenerla passa da un cambio culturale

Il Papa sembra dimenticare che lo sfruttamento di un essere senziente per puro divertimento, obbligandolo ad avere comportamenti innaturali, rappresenta una crudeltà. Molto più laicamente è stato proprio il Trattato di Lisbona a riconoscere che gli animali sono esseri senzienti, prima dell’enciclica papale. Entrambe gli scritti hanno in sé una colpa: avere fatto grandi enunciazioni che non sono state tradotte in azioni concrete. Iniziative come la promozione del circo con animali sono antagoniste non solo verso i diritti degli animali, ma contro la crescita di una diversa coscienza basata sul rispetto.

La Chiesa cattolica, realtà importante per la diffusione dei suoi fedeli, avrebbe il dovere di mettere al centro di ogni azione il rispetto verso l’intero creato. Unico sentimento capace di abbattere muri e di creare ponti. Per questo ferisce l’indifferenza nei confronti della sofferenza, la mancata comprensione del fatto che un elefante non dovrebbe trovarsi sotto uno chapiteaux di un circo. Un affronto commesso non solo nei confronti delle persone che provano empatia verso gli animali, ma contro ogni sforzo che cerca di far prevalere il rispetto alla sopraffazione, la condivisione invece dell’esclusione.

Un brutto messaggio quello che è passato: aiutare i dimenticati e gli ultimi attraverso l’indifferenza verso la sofferenza di altri dimenticati, di altri ultimi. Inaccettabile nei fatti, incomprensibile leggendo l’enciclica Laudato Sì dove si riporta un passaggio sul pensiero di San Francesco, in cui è scritto che anche le creature più piccole sono da considerarsi come fratelli e sorelle. Tempo di cambiare visione sui diritti degli animali, perché talvolta i pastori di anime dimenticano quanto sia ampio il gregge che vien loro affidato, a torto o a ragione a seconda del proprio credo.

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