L’acqua pulita sarebbe un diritto per tutti, invece su questo fronte si combatterà la prossima guerra con la finanza

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L’accesso all’acqua pulita sarebbe un diritto per tutti, mentre questo sarà il fronte sul quale si combatterà la prossima guerra. Il problema, come purtroppo sempre accade, colpisce gli strati più poveri della popolazione ma anche gli animali e l’ambiente a causa dell’inquinamento. Una risorsa vitale quanto l’aria che respiriamo che qualcuno vuole trasformare, facendola passare da un diritto indispensabile a bene di consumo. Da mettere in vendita a caro prezzo, per quanti se lo potranno permettere.

Cani falchi tigri e trafficanti

Una realtà, quella della guerra dell’acqua, che ha già dimostrato tutta la sua gravità nei mesi di pandemia. Quando per milioni di persone questa risorsa sarebbe stata indispensabile per contrastare l’avanzata del virus. Le indicazioni di lavarsi con frequenza le mani non possono che cadere nel vuoto, come una maggior attenzione all’igiene, quando non si dispone dell’acqua. Una situazione inconcepibile per noi occidentali, abituati a aprire i rubinetti di casa per avere tutta l’acqua, pulita e potabile, di cui abbiamo bisogno.

Lo stato attuale delle risorse idriche evidenzia la necessità di una migliore gestione delle risorse idriche. Riconoscere, misurare ed esprimere il valore dell’acqua e incorporarlo nel processo decisionale sono fondamentali per raggiungere una gestione delle risorse idriche sostenibile ed equa e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Tratto dal Rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche nel mondo

L’acqua pulita sarebbe un diritto, ma questo viene negato a un numero impressionante di persone

Nel mondo più di 300 milioni di persone, pari a circa i due terzi dell’attuale popolazione europea, non hanno accesso all’acqua pulita e sicura. Mentre più di due miliardi di persone non possono contare su servizi che possano garantire una corretta igienizzazione delle mani. Questo ha significato molto nel contrasto della pandemia e nella mortalità, considerando che i paesi poveri sono quelli che hanno pagato il maggior prezzo al virus. Pur restando fuori dalle cronache e dai telegiornali, perché sono pochi a interessarsi degli abitanti più sfortunati del pianeta. Vite che sembrano prive di valore.

Una mancata considerazione che purtroppo contrasta non solo con l’etica e con l’equità, ma anche con l’attenzione verso l’ambiente che l’Occidente dichiara di voler attuare. Non considerando di aver in larga parte già distrutto le proprie risorse ambientali, tanto che le restanti sono ora concentrate proprio nella parte più povera del mondo, quella che, non contenti, stiamo contribuendo a distruggere. La tutela ambientale e della biodiversità non può prescindere da una suddivisione delle risorse fatta secondo criteri di maggiore equità, per garantirci il futuro. Non si tratta di un aiuto che regaliamo ai più poveri e nemmeno di un semplice indennizzo per i danni compiuti, ma solo la chiave su cui basare la futura sopravvivenza.

Secondo le stime, l’80% delle acque reflue industriali e comunali di tutto il mondo viene rilasciato nell’ambiente senza nessun trattamento previo, con effetti dannosi sugli ecosistemi e sulla salute umana (WWAP, 2017). La percentuale risulta di gran lunga più elevata nei paesi in ritardo di sviluppo, dove si registra una forte carenza di strutture per il trattamento delle acque reflue e di impianti igienico-sanitari.

Fonte: Il valore dell’acqua – Nazioni Unite

La difesa dei polmoni verdi del pianeta e dei suoi oceani passa da una miglior gestione della risorsa acqua

Il consumo di acqua vede al primo posto l’allevamento degli animali destinati all’alimentazione, incidendo in modo enorme non solo sulla risorsa, ma anche sui danni ambientali connessi. Maggior consumo di carne significa maggior sottrazione di acqua, suolo e risorse al pianeta. Con le ben note conseguenze che abbiamo conosciuto valutando la progressiva scomparsa della foresta amazzonica. Causata in massima parte, anche se non esclusivamente, dalla necessità di pascoli di campi per coltivare proteine vegetali destinate agli allevamenti. Un ottimo motivo per riconsiderare le abitudini alimentari, riducendo il consumo di carne.

L’Italia è uno dei paesi che consuma più acqua in bottiglia, contribuendo a aumentare l’inquinamento causato dai trasporti di una risorsa che già sgorga, pulita e controllata, in tutte le case. Senza contare l’enorme spreco di risorse e l’inquinamento rappresentato dalla plastica delle bottiglie. Questo ci porta a essere uno dei paesi fortunati, sotto il profilo della disponibilità. Ma per contro nemmeno sembriamo renderci conto di quanto questa fortuna costi. Tanto da darle così poco valore da scegliere di consumare acqua in bottiglia (circa 206 litri pro capite), aumentando così la nostra impronta ecologica.

Un mondo più equo è la base per un pianeta in equilibrio

Se i paesi più ricchi non si attiveranno, da subito, per risolvere il problema dell’accesso all’acqua e per una miglior gestione della risorsa acqua le conseguenze riguarderanno l’intero pianeta. Contribuendo ad avvelenare fiumi, mari e oceani a causa dell’immissione di acque non depurate. Che possono rappresentare anche un grande rischio di natura sanitaria. La sintesi quindi è che se vogliamo difendere l’ambiente anche di casa nostra abbiamo bisogno di guardare l’utilizzo delle risorse e la loro condivisione in modo olistico.

La finanza si è accorta da tempo del valore dell’acqua, tanto da creare prodotti finanziari ad hoc, basati sul valore dell’acqua, che viene considerata al pari di qualsiasi altro bene. Una scelta che deve farci agire in fretta, prima che una risorsa di valore inestimabile, ma anche indispensabile, possa essere considerata come un bene privatizzabile, gestibile solo per interessi economici.

Festival della Fotografia Etica 2019

Fotografia Etica 2019
Photo: Senthil Kumaran – Human and tiger conflict – Festival Fotografia Etica 2019

Il Festival della Fotografia Etica di Lodi è un appuntamento ricorrente, un evento diffuso in tutta la città, ricco di contenuti sui temi etici. Ambiente, uomini, animali, diritti e problematiche sociali si fondono nelle immagini di questo festival, dove non è solo la tecnica o la capacità degli autori a fare la differenza ma anche lo spessore dei contenuti.

La difficile convivenza fra uomini, la povertà, i conflitti e la necessità di tutelare l’ambiente. Temi che colpiscono l’anima dei visitatori del festival, tanto che nella sale, pur affollate, non si sente quasi volare una mosca. I visitatori sembrano diventare parte dei luoghi narrati dalle immagini, che non possono lasciare indifferenti.

Il dramma del popolo Rohingya, scacciato dal Myanmar e costretto a vivere in campi profughi di fortuna ai confini con il Bangladesh, porta non solo disperazione per gli esseri umani ma crea un problema ambientale di grandi proporzioni.

Le immagini scattate nei campi fotografano la disperazione di chi è costretto a vivere in condizioni miserevoli, senza acqua pulita, colpito dalle tante patologie che queste condizioni di vita, estreme, causano. Storie di ordinaria povertà, aggravate dalla volontà di distruggere un popolo.

Al Festival di Fotografia Etica si parla di conflitti, anche fra uomini e tigri

Sono sempre maggiori i conflitti fra fauna e uomini, costretti a contendersi le risorse vivendo nello stesso ambiente. Una realtà che in India sta portando le tigri sull’orlo dell’estinzione a causa dei conflitti con gli umani.

Solo che a differenza di quanto avviene in Europa, dove i lupi sono temuti senza causare morti da secoli, in India di tigri si muore, nei poveri villaggi che dividono il territorio con i felini.

Nonostante gli interventi di protezione, le informazioni fornite alla popolazione e il trasferimento di alcuni esemplari in zone più remote le tigri ogni anno uccidono decine di persone negli ambienti rurali. Questo, come tanti altri problemi, è un conflitto per il quale tutto il mondo dovrebbe investire, per fare piani di tutela di questi felini, rispettando le esigenze degli uomini che lottano ogni giorno per sopravvivere.

La distruzione ambientale passa anche dalla “terra dei fuochi”, un dramma ancora sottovalutato

Non dobbiamo pensare che ci siano disastri ambientali di vaste proporzioni soltanto nei paesi in via di sviluppo: fra Napoli e Caserta, nella terra dei fuochi, sono stati sversate migliaia di tonnellate di rifiuti tossici e nocivi. Provenienti dall’estero ma anche dal Nord Italia. Una catastrofe immane ben fotografata in uno dei reportage del Festival della Fotografia Etica.

Fotografia Etica
Photo di Massimo Berruti – Epidemic- Festival Fotografia Etica 2019

Si racconta che il picco del disastro nella regione, proprio come la parte immersa di un iceberg, debba ancora emergere. Un dramma epocale che probabilmente potrebbe raggiungere il suo apice fra una cinquantina d’anni. Con previsioni che parlano della necessità di arrivare all’evacuazione di vastissime porzioni di territorio.

Di questo e di tanto altro si parla al Festival della Fotografia Etica, in programma a Lodi dal 5 al 27 ottobre. Un appuntamento da non perdere per tenere accese le nostre coscienze. Per farci apprezzare quello che abbiamo e per farci capire la necessità di difendere il nostro ambiente.

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