Cinghiali rifiutati e rifiuti abbandonati, ma proprio la pessima gestone dei rifiuti è la causa della presenza degli animali in pieno centro a Roma. Dove una madre con i suoi sette cuccioli sono stati prima narcotizzati e poi soppressi da un veterinario, con un’iniezione letale. Probabilmente solo per non voler aggiungere un epilogo più cruento a un comportamento che aveva già causato sin troppe critiche.
Dimostrando quanto non vi sia una corretta gestione di un problema, ma solo il tentativo di gestire un’emergenza, che però a Roma è una costante. Questi infatti non sono stati né i primi né gli ultimi cinghiali entrati nel perimetro cittadino, anche se forse mai prima d’ora erano entrati in zona così centrale. Su queste uccisioni si sono scatenate mille polemiche, il solito scaricabarile sulle responsabilità e le entrate a gamba tesa della politica, ma anche le proteste degli animalisti. Che attaccano ora il sindaco Virginia Raggi, ora il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. E i rispettivi consulenti e dirigenti.
Il compito dei politici, però, non dovrebbe essere quello di criticare, ma bensì l’avere la capacità di predisporre soluzioni. Prima che i problemi si concretizzino e, almeno in questo caso, si ripropongano nuovamente. Generando uno scaricabarile che ha coinvolto tutte le parti in gioco, in un turbine di accuse che certo non risolverà il problema. Perché il gioco del “tutti contro tutti” è funzionale solo a impedire la comprensione di un problema. Consentendo a chiunque di poter dire che la colpa è di qualcun altro.
Cinghiali rifiutati e rifiuti abbandonati: il problema è purtroppo di non facile risoluzione, specie a colpi di fucile
I cinghiali, al pari di altri animali, arrivano nelle zone periurbane e urbane delle grandi città per diversi motivi. Lo dimostra la mattanza compiuta a Milano solo pochi giorni orsono, dove seguendo il corso del Naviglio sono arrivati in Darsena (in pieno centro quindi), fatto non nuovo. Ma in questo caso i cinghiali cascano in acqua, forse perché inseguiti, forse a causa della scivolosità delle sponde del canale. E seguendo la corrente possono arrivare sino al centro di Milano. Dove fin troppo spesso, con la scusa della sicurezza pubblica, la vicenda si conclude a fucilate.
Ultimamente, dopo diversi abbattimenti, ENPA Milano con LAV sono riuscite a salvare un cinghiale, pestando i piedi con il servizio faunistico della Città Metropolitana. Cosa che ha consentito di portare il superstite al Rifugio Miletta dove passerà il resto della sua vita. Ma a Milano i cinghiali, per il momento, arrivano perché cadono nel Naviglio, dove sono quasi sempre estratti dai Vigili del Fuoco. Che però non hanno attrezzature idonee e si devono inventare, come spesso accade, nuove strategie di salvamento. Per questo le associazioni chiedono un tavolo urgente per affrontare il problema.
A Roma la questione è diversa perché i cinghiali non arrivano dal Tevere (per fortuna) ma entrano in città a causa della pessima gestione dei rifiuti. Che hanno il difetto di rappresentare una risorsa per questi animali, come si trattasse di una sorta di mensa sempre aperta. I cinghiali diventano così gli incolpevoli fruitori di quello che l’uomo malamente getta. Alterando non solo i principi di buona gestione e convivenza con la fauna, ma anche quelli di corretto smaltimento che una capitale come Roma dovrebbe garantire.
Il lupo e il cinghiale sono predatore e preda, ma se il cibo viene lasciato a disposizione i ruoli perdono di significato
Di cassonetto in cassonetto i cinghiali dalle periferia arrivano in centro, proprio come avviene per i lupi che frequentano gli allevamenti del Parmigiano Reggiano. Attirati dallo smaltimento illecito di placente, feti e animali agonizzanti. In questo modo finisce che entrambe le specie si vengano a trovare dove non dovrebbero stare e la causa è sempre la stessa: le risorse alimentari rappresentate da quello che per l’uomo è solo uno scarto. Ma che per gli animali diventa una risorsa a basso costo di risorse.
Lo stesso motivo che ha portato all’aggressione dell’orso di Andalo, in Trentino. Dove alcuni plantigradi erano già stati avvistati vicino ai cassonetti dei rifiuti, ma nessuno era intervenuto.Sino a quando questo non si è tradotto in un incontro troppo ravvicinato, che ha poi portato il malcapitato M57 nella prigione di Casteller. Mentre i veri responsabili, quelli che hanno reinserito gli orsi senza preoccuparsi di modificare in modo intelligente i cassonetti dei rifiuti sono ancora a piede libero.
La speranza è che ora non si apra il solito teatrino della politica, che fa spettacolo sino a che il pubblico è attento per poi chiudere i battenti dopo pochi giorni. Lasciando sul tavolo, come spesso avviene, i problemi irrisolti, che si ripresenteranno puntuali dopo mesi o soltanto poche settimane. Non appena l’indignazione popolare si abbassa e altre questioni diventano più appetibili politicamente.
La gestione dei rifiuti a Roma è un problema infinito, sul quale hanno mangiato in tanti: politici corrotti, malavitosi e pubblici funzionari. Sino agli incolpevoli cinghiali che almeno hanno dato una piccola mano al loro smaltimento. Più che di un problema si dovrebbe parlare di una piaga. Che sembra essere insolubile nonostante le tante dichiarazioni di intenti. A Roma le promesse hanno, purtroppo, sempre le “zampe” corte. Come dimostrano le botticelle tirate dai cavalli, che non si riescono a far sparire dalla città.
Se poi corrisponde al vero che qualcuno lasciava appositamente cibo per i cinghiali nel giardino bisogna dire che senza cattiveria queste anime buone hanno contribuito. Non bisogna dare mai cibo agli animali selvatici.
La caccia ai cinghiali sempre aperta, per 365 giorni l’anno, è l’ultima trovata della Regione Lombardia per cercare di guadagnare consensi elettorali. Aprendo il grande luna park della caccia al cinghiale, anche con l’utilizzo di visori notturni. In contrasto con la legge nazionale, con la giurisprudenza ma anche con il buonsenso, emanando un provvedimento che sarà, per l’ennesima volta, impugnato anche se a farlo potrà essere solo il governo. Con ottime possibilità di vittoria perché questa modifica della legge trasuda di illegalità da ogni comma.
Qualcuno si starà chiedendo, giustamente, come mai la regione più colpita d’Europa dalla pandemia di Covid19 trovi il tempo di occuparsi di caccia al cinghiale, di visori notturni e di giubbetti ad alta visibilità per le guardie venatorie. La motivazione è solo apparentemente incomprensibile, considerando che la gestione dell’emergenza sanitaria ha dimostrato i limiti della giunta lombarda. Fatto che rischia di far perdere la guida della regione più importante d’Italia alla coalizione più filo venatoria del paese.
Non è un caso che in piena emergenza la Lombardia abbia ricorso al Consiglio di Stato contro una semplice sospensiva del TAR sul piano di contenimento nelle volpi del lodigiano. Per non perdere la simpatia del mondo venatorio. Fatto che le è costato un sonoro schiaffo dal massimo organo della giustizia amministrativa. Sentenza tanto dura da convincere l’ufficio legale regionale a rinunciare al giudizio di merito. Una figura che in un paese diverso sarebbe costata quanto meno la poltrona all’assessore Fabio Rolfi. Che ha difeso, con i soldi dei cittadini, la pretesa illegale di cacciare le volpi di notte e addirittura dalle auto.
Caccia ai cinghiali sempre aperta, ma anche cacciatori come insegnanti nelle scuole per insegnare il rispetto per la natura
Ora però non si tratta più di una provocazione fatta per avere consensi, ma di una legge che autorizza i cacciatori a cacciare i cinghiali tutto l’anno, con la fallimentare idea che questo risolverà il problema. Senza tenere conto che anni di insuccessi hanno dimostrato con chiarezza l’inutilità di queste scelte e che centinaia di incidenti di caccia avrebbero dovuto ispirare maggiore prudenza. Sulla possibilità di cacciare di notte, durante tutto l’anno e quindi anche durante la stagione riproduttiva della fauna, i cinghiali. Con armi che sono pericolose per l’incolumità dei cittadini già durante il giorno, con piena visibilità, figurarsi durante la notte.
Per fortuna le associazioni sono già pronte per scendere sul sentiero di guerra e impugnare anche questo provvedimento. Palesemente contro legge, trattandosi di tempi e mezzi non previsti quando non decisamente vietati, come i visori notturni. A pagare i costi delle azioni legali sarà come sempre la collettività, che dovrebbe cercare, per dovere civico, di scrollarsi di torno amministratori così arroganti.
Il lupo e non il cacciatore è il vero strumento naturale per contenere i cinghiali e lo sanno anche i cacciatori
I lupi sono i migliori selecontrollori, come tutti i predatori e ottengono risultati insperati, come dimostrano gli studi fatti in parchi nazionali e aree protette. Un fatto noto, scientificamente dimostrato, confutato solo dal mondo della caccia, che vorrebbe sterminare gli uni come gli altri. Con la complice copertura che riescono ad avere dalle amministrazioni regionali, specie in nord Italia.
Amministrazioni sempre inclini a fare favori a chi li vota, tanto da non vergognarsi di voler obbligare le guardie venatorie a fare vigilanza con i giubbini ad alta visibilità. Che sarebbe un po’ come mandare in giro le squadre investigative delle forze di polizia con l’obbligo di essere sempre in divisa. Un regalo a delinquenti e bracconieri, insomma.
Semplifico quindi sparo ai cinghiali, grazie a un emendamento annegato nel decreto semplificazione.
Non me ne vogliano i sostenitori del Governo del cambiamento, ma si vuol cambiare tutto fuorché i sistemi della politica. Usando provvedimenti che parlano d’altro per infilarci il mondo.
Qualcuno dovrebbe spiegare agli italiani cosa c’entri un decreto che parla di semplificazione con l’inserimento di emendamenti pro caccia. Forse tutto deve cambiare perché poi nulla davvero cambi?
Con diversi emendamenti presentati dalla Lega, il partito più legato a doppio filo con il mondo venatorio e armiero, si vorrebbe rendere l’abbattimento dei cinghiali più facile da attuare, ma non solo. Certamente non dimenticando che le elezioni europee si stanno avvicinando.
Così si vorrebbero usare i cacciatori, dopo un breve corso come quello per riguadagnare i punti persi della patente, nelle attività relative ai piani di abbattimento. Oggi riservati in modo vincolante agli operatori pubblici abilitati, unitamente ai possessori dei fondi.
Si aprirebbe così il grande luna park della caccia al cinghiale senza limiti e aperta di fatto a tutti i cacciatori. Il che unito a un altro paio di concessioni, come la caccia nei parchi e la trasformazione delle aziende faunistiche attuali in riserve di caccia private, significa regali a man bassa per il mondo venatorio. Un ritorno al passato che non è davvero auspicabile.
Quando ho scritto che questo governo non ha fatto nulla per togliere gli animali dai circhi, lasciando scadere la normativa che lo avrebbe consentito, sono stato attaccato dicendo che questo esecutivo sta cambiando molte cose. Non discuto, ma sull’ambiente soltanto in peggio.
Non è una questione politica, ma solo mettere in fila progetti, emendamenti e esternazioni al netto delle promesse, che poco contano fino a che rimangono tali. Questo governo, la Lega, hanno un ministro dell’Ambiente che cerca di ottenere risultati, con i suoi che lo impallinano senza pensarci due volte.
Come è successo quando ha cercato di nominare un carabiniere quale presidente del Parco del Circeo. Non che io ambisca a una militarizzazione, che non mi piace, e fra l’altro abbiamo già un ministro che sfoggia divise come a una sfilata, ma il segno è chiaro e non discutibile.
Ora si vogliono utilizzare ancora i cinghiali come incarnazione del male assoluto, da battere e da abbattere, ben sapendo, dopo decenni di abbattimenti inutili quando non dannosi, che questi regali non risolvono il problema. Questo sembra davvero oltre la misura. L’unica certezza che produrranno questi emendamenti si chiama gratitudine: quella che farà scivolare nelle urne rinnovati voti per il partito che li ha proposti.
Unica speranza è che il buon senso prevalga, facendo bocciare i regali al mondo venatorio. Riportando la gestione della fauna su un binario che prenda atto dei fallimenti ottenuti sin qui.
AGGIORNAMENTO DEL 21/01/2019
Sono stati ritirati gli emendamenti presentati dalla Lega che erano stati inseriti nel decreto semplificazioni. Le associazioni ambientaliste e protezionistiche si dichiarano soddisfatte della scelta.
Caccia libera al cinghiale in Lombardia, senza limitazioni, per tutto l’anno, per limitare (senza riuscirci) i danni.
Lo ha stabilito una recente disposizione della Regione che ha autorizzato gli agricoltori/cacciatori a cacciare questi animali per tutto l’anno.
Ma la caccia libera al cinghiale in Lombardia produrrà davvero i risultati sperati o, come sempre accade, rappresenta un maldestro tentativo di agevolare i cacciatori?
Lo ha comunicato l’assessore al’agricoltura Fabio Rolfi, entusiasta del provvedimento che autorizza gli agricoltori a sparare ai cinghiali durante tutto l’anno. Il provvedimento è motivato da 2.807 richieste di danni fatte dagli agricoltori, che hanno portato la regione a sborsare oltre un milione e seicentomila euro in 5 anni.
I danni, peraltro non così ingenti , visto che mal contati ammontano a circa 30.000 euro al mese per l’intera Lombardia, andrebbero però posti a carico dei cacciatori. Sono infatti quest ultimi che hanno importato e liberato in ambiente migliaia di esemplari provenienti dai Balcani. Negli scorsi anni, non nell’800!
Animali più grossi e prolifici del cinghiale italico, però evidentemente più divertenti da cacciare. Senza chiedersi, ancora una volta, se sarebbe poi stata sufficiente la caccia per contenerne il numero. La risposta, appare evidente, è no e così il cinghiale senza predatori a parte il lupo (ma non va bene nemmeno lui) è cresciuto di numero.
Ora la Lombardia ha estratto dal cilindro del prestigiatore non un coniglio ma il rimedio: facciamo cacciare il cinghiale tutto l’anno e risolviamo il problema (falso). Decenni di abbattimenti selettivi non hanno mai né risolto né contenuto il problema: l’unico selecontrollore efficace è il lupo, ma i cacciatori, forse anche per questo, vorrebbero sterminare anche il predatore.
Consentendo di cacciare il cinghiale tutto l’anno si creano molteplici e non trascurabili problemi: un disturbo alla fauna durante la stagione riproduttiva, un pericolo per chi va in campagna, considerando che le munizioni a palla asciutta hanno un potenziale offensivo devastante, e non ultimo un aumento di episodi di bracconaggio da parte di persone non autorizzate.
Per contro funziona poco anche l’idea avanzata da qualcuno di sterilizzare i cinghiali, che evidentemente non tiene conto di altri fattori negativi come difficoltà esecutiva, costi, problematiche sui branchi e un’inopportuna apertura verso una gestione dissennata della fauna selvatica.
Resilienza ambientale, tutela dei predatori, divieto effettivo di detenzione e allevamento di cinghiali potrebbero essere metodi più intelligenti perché la gestione faunistica a colpi di fucile non ha dato alcun successo. E lo dicono i fatti non gli animalisti.
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