Contro i cani che non respirano i veterinari britannici chiedono una riflessione alle celebrità che li acquistano

cani che non respirano

Per i cani che non respirano veterinari inglesi lanciano la campagna #HealtOverLooks per far conoscere le sofferenze a cui queste razze vanno incontro. Cercando di coinvolgere i personaggi pubblici perché riflettano prima di acquistare questi cani e, soprattutto, non li pubblicizzino. Creando lo spiacevole effetto emulazione che tutti ben conosciamo, che porta le persone a volere lo stesso cane del loro beniamino.

cani falchi tigri e trafficanti

Da sempre i veterinari britannici rappresentano un esempio da seguire per i loro colleghi europei, che sono poco impegnati sul fronte dell’informazione degli acquirenti. Mentre in Gran Bretagna vengono addirittura organizzate campagne alle quali viene chiesto ai cittadini di partecipare per diffonderle. Contribuendo così a rendere anche l’opinione pubblica coinvolta su temi così importanti. Consapevoli che molte volte il parere di un veterinario su un argomento così particolare, ma anche tecnico, sia della massima importanza.

Anche in Italia purtroppo abbiamo molti personaggi noti che comprano queste razze e le pubblicizzano sui loro social. Per questo carlini e bulldog inglesi e francesi sono le razze più richieste, e purtroppo più trafficate. Sommando così i maltrattamenti genetici a quelli derivanti dalle condizioni di allevamento tipiche dei cani della tratta dei cuccioli.

Cani che non respirano e acquirenti che non riflettono: il benessere degli animali viene prima della lor estetica

La prima domanda che una persona dovrebbe farsi quando decide di dividere la sua vita con un animale dovrebbe essere: ma starà bene, potrò fargli fare una buona vita? Ma questo accade in una parte di potenziali custodi di animali non proprio così diffusa. In modo particolare quando il cane viene scelto seguendo esclusivamente criteri estetici, che lo rendono “figo”, invidiabile, desiderato. Una sorta di status symbol.

Sui cani che non respirano occorre che anche in Italia si crei una coalizione che coinvolga tutte le associazioni di protezione e i veterinari, per arrivare a modificare il mercato. Facendo capire che questi cani fanno fatica a vivere, sono davvero belli da morire. E questo non è solo un modo di dire, ma una realtà che riguarda molte razze di animali.

Occorre includere l’allevamento di queste razze nel reato di maltrattamento, seppur genetico, degli animali per arrivare quanto prima a vietarlo

Quando la comprensione e l’informazione non raggiungono i risultati desiderati occorre cambiare rotta. Trasformando una raccomandazione in un divieto e una forma di allevamento in un reato. Portando a estinzione dolce queste razze e impedendo che possano essere legalmente allevate. Non abbiamo certo necessità di creare sempre nuove forme di maltrattamento per venire incontro alle richieste di un pubblico che non vuole vedere la sofferenza.

Gli animali brachicefali soffrono per un capriccio umano

animali brachicefali soffrono

Gli animali brachicefali soffrono per un capriccio umano, siano cani come carlini e bulldog o gatti come i persiani. Chi difende queste razze è come se difendesse il maltrattamento: creare animali che non respirano correttamente e hanno altre patologie indotte è una crudeltà.

Eppure ogni volta che vengono scritte queste cose ci sono allevatori che vogliono spiegare che non è vero. Ci sono proprietari che giurano che il loro cane o il loro gatto sono felici e respirano benissimo. Ma nessuno riesce a spiegare il motivo per il quale in natura non esistono felidi o canidi brachicefali.

Evidentemente l’evoluzione ha privilegiato conformazioni diverse, più funzionali all’essere in buona salute che all’estetica. Queste razze sono il frutto di manipolazioni genetiche al contrario: non vengono fatte per migliorare le caratteristiche, ma per esaltare un difetto. Che però piace agli acquirenti.

I veterinari chiedono di non esasperare le peggiori caratteristiche

Non solo sono stati creati animali senza preoccuparsi delle loro difficoltà respiratorie, ma queste sono state esasperate oltre ogni accettabilità. Ci sono anche altre caratteristiche che questa tipologia morfologica ha alterato, come per esempio la dentatura che non consente una corretta masticazione.

Per quanto riguarda i gatti persiani uno studio condotto dal Royal Veterinary College inglese ha stabilito che questi animali sono soggetti a una lunga serie di problemi:

  • I disturbi specifici più comuni sono stati il ​​disturbo da pelo (12,7%), la malattia dentale (11,3%), le problematiche alle unghie (7,2%) e la secrezione oculare (5,8%).
  • La malattia dentale era più comune nei maschi, mentre i problemi di artigli / unghie erano più comuni nelle femmine.
  • Le cause più comuni di morte sono state le malattie renali (23,4%) e il cancro (8,5%).
  • La durata media della vita di un gatto persiano è di 13,5 anni.

Nella foto si vede chiaramente la differenza fra le due morfologie del gatto

Non possiamo continuare a fare scelte puramente estetiche, creando serie problematiche agli animali, solo per un trascurabile apprezzamento umano. Al primo posto dovrebbe essere sempre la salute e non l’aspetto.

Non è responsabile far credere al pubblico che cani e gatti brachicefali siano animali come tutti gli altri e possano avere identico benessere di cani e gatti con scatole craniche “normali”. Bisogna pensare che dividere la propria vita con un animale non può essere una decisione basata su una scelta estetica.

Di questo anche in Italia si è fatta portavoce la Federazione dei Veterinari che ha preso una posizione molto netta sul suo sito, pubblicando anche un documento in lingua inglese sull’argomento che può essere scaricato qui.

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