Caccia aperta sempre ovunque: un luna park per cacciatori nascosto in un emendamento

caccia aperta sempre ovunque

Caccia aperta sempre ovunque, anche nelle aree protette e in quelle urbane per contenere lo straripante assedio faunistico! Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma l’attuale governo sta cercando di tradurre in realtà i sogni proibiti dei cacciatori. Non si tratta di promesse elettorali, ma di un emendamento messo nero su bianco e accolto per la discussione dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati. Pubblicato, per trasparenza e un poco anche per arroganza, nell’accoglierlo, sul sito ufficiale del parlamento.

Si tratta di ben quindici deputati di Fratelli d’Italia, non è una questione politica ma del modo di fare politica, che si sono ingegnati per dar vita a un emendamento-capolavoro. Che propongono di inserire l’articolo 78bis nella manovra finanziaria per modificare l’articolo 19 della legge 157/92, che regola il prelievo venatoria. Una legge già di per se fuori del tempo, visto che non è una norma che tutela la fauna, ma che regolamenta, male, la caccia. Incaricando le Regioni che “provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto“.

Praticamente si tratta di fatto di dar vita a una stagione di caccia infinita, un luna park per cacciatori sempre aperto, perché dalla fauna occorre difendersi. Non si può prescindere da una gestione venatoria da attuare contro questi selvatici che attentano agli umani possedimenti, compresi quelli immigrati, quasi sempre per mano umana, da altri continenti. Un intervento indifferibile e prioritario che se potesse trovare concretizzazione costituirebbe un’ulteriore follia a favore dei cacciatori.

Caccia aperta sempre e ovunque, per ricompensare gli elettori annegando la proposta nella legge di bilancio

Un altro fatto decisamente pessimo è costituito dal contenitore con il quale si cerca dii fare passare questa modifica dell’attuale normativa. Con un metodo spesso criticato dalle opposizioni, a cui fino a ieri apparteneva FDI: quello di annegare emendamenti inaccettabili nei tanti decreti omnibus di questo Stato. Un modo vergognoso, utilizzato da destra a sinistra per far passare provvedimenti che non sarebbero mai passati se fossero stati inseriti in una normativa specifica. Ma vediamole in dettaglio queste due perle politiche, che sgorgano dalle fantasie di un nutrito gruppo di parlamentari.

2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche e per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Le attività di contenimento di cui al primo periodo non costituiscono esercizio di attività venatoria. Qualora i predetti metodi si rivelino inefficaci, le regioni e le province autonome possono autorizzare, sentito l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura.
   3. I piani di cui al comma 2 sono attuati dai cacciatori iscritti agli ambiti territoriali di caccia o nei comprensori alpini delle aree interessate, previa frequenza di corsi di formazione autorizzati dagli organi competenti a livello regionale e sono coordinati dagli agenti delle Polizie provinciali o regionali. Le autorità deputate al coordinamento dei piani di abbattimento possono altresì avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio, delle guardie venatorie, degli agenti delle polizie locali, nonché del personale del comando unità per la tutela forestale ambientale e agroalimentare dell’arma dei carabinieri.
   4. Gli animali abbattuti durante le attività dei controlli sono sottoposti all’analisi igienico sanitaria e in caso negativo, sono destinati al consumo alimentare.

Testo inserito Articolo 78bis della V Commissione permanente

Non basta aver la caccia aperta tutta l’anno, ci vuole altro per accontentare i cacciatori

Per questo la proposta di creare un articolo bis anche nella legge sulla caccia, l’ormai famigerata 157/92, che stabilisca chi coordina e mette in atto il piano di sterminio faunistico. Provvedimento che non dovrebbe mai essere accettato dall’Europa ma nemmeno dalla nostra Corte Costituzionale, almeno si spera. Il primo tassello del piano è quello di affidare ai Carabinieri Forestali l’esecuzione del progetto e il suo coordinamento. Mossa geniale pensata per sottrarre risorse alle già scarse forze in campo sulla tutela degli animali e dell’ambiente, che ancora sfugge ma comprende anche la fauna per restare in equilibrio.

1. Con decreto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e sentito, per quanto di competenza, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e previa intesa in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano è adottato entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge il piano straordinario per la gestione ed il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale e adottato.
   2. Il Piano costituisce lo strumento programmatico, di coordinamento e di attuazione dell’attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica sul territorio nazionale mediante abbattimento e cattura.
   3. Le attività di contenimento disposte nell’ambito del Piano non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.
   4. Il Piano è attuato e coordinato dal Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri, il quale può avvalersi dei cacciatori iscritti agli ambiti territoriali di caccia o nei comprensori alpini, delle guardie venatorie, degli agenti delle Polizie locali e provinciali munite di licenza per l’esercizio venatorio, nonché dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali il Piano trova attuazione, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio».
78.015.
 Foti, Angelo Rossi, Cerreto, Caretta, Almici, Ciaburro, La Porta, La Salandra, Malaguti, Marchetto Aliprandi, Cannata, Giorgianni, Lucaselli, Mascaretti, Tremaglia.

Proposta di creazione dell’articolo 19/bis nella legge 157/92 – L’elenco al termine è quello dei 15 deputati di Fratelli d’Italia che lo hanno proposto

La vera perla lessicale è nel comma 2): il piano costituisce lo strumento (…) di attuazione dell’attività di gestione e contenimento numerico della (…) fauna selvatica. Si ritorna all’idea di sempre dei partiti filovenatori come FDI e Lega: non esiste il concetto di condivisione finalizzata al mantenimento dell’equilibrio. Resta sempre e solo lo stucchevole e antiscientifico modo di identificare nella caccia la strada dell’equilibrio ambientale. In aperta contraddizione del principio olistico “One Health” (un pianeta, una salute) nel quale si dovrebbe muovere ogni Stato europeo e non soltanto.

Fra morti e feriti chiude la caccia

Fra morti e feriti chiude la caccia

Fra morti e feriti chiude la caccia, ma il grande luna-park a disposizione dei cacciatori non chiude mai.

Certo non sarà più possibile andare a caccia di lepri e fagiani, ma restano comunque molte possibilità aperte per chi esercita la caccia delle specie ritenute invasive.

Al 31 dicembre la stagione venatoria aveva già fatto 12 morti e 44 feriti, secondo l’Associazione Vittime della Caccia. Un bilancio di tutto rispetto considerando che 2 morti e 10 feriti non erano neanche cacciatori.

Sono stati utilizzati fiumi di inchiostro per scrivere articoli contro la caccia, contro le scorrerie di persone in armi nelle campagne che dovrebbero essere fruibili a tutti, sugli abbattimenti di specie protette e sugli episodi di vero bracconaggio.

La caccia non è lo strumento di gestione faunstica

Io ritengo però che il punto cardine sul quale concentrarsi sia quello che vede caccia e cacciatori come perno sul quale deve ruotare la gestione della fauna. Con una legge di tutela del nostro capitale naturale che per il 90 per cento si occupa dell’attività venatoria e per un 10 per cento di tutela faunistica.

Un paese, il nostro, dove la parola d’ordine per la gestione faunistica, dai cinghiali alle nutrie, passando per ungulati e lupi, è concepita con un unico sistema: l’abbattimento. Come se avessimo ancora le conoscenze scientifiche di fine ‘800, quando per studiare gli animali l’unico sistema era sparargli.

Fior di studiosi avevano patenti regie che li autorizzavano a sparare in ogni tempo e in ogni luogo per poter venire in possesso di esemplari da studiare, da catalogare, da imbalsamare. Tempi finiti con l’avvento delle moderne attrezzature fotografiche e di altri sistemi non cruenti.

Ma oggi continuare a credere di poter gestire la fauna a fucilate è un falso storico, un regalo che si vuole fare a un numero sempre più esiguo di cacciatori che, pur essendo molto diminuiti, rappresentano un bagaglio di voti non indifferente. Che aggiunti a quelli dell’indotto (armi, abbigliamento, turismo venatorio e compagnia bella) rappresentano un pacchetto di consensi che ingolosisce la politica.

Politica e caccia hanno solidi legami

Senza contare che la passione venatoria e politica si alleano spesso con la peggior componente di allevatori e agricoltori: quelli convinti da una disinformazione dilagante che solo una pallottola potrà salvare i loro raccolti e i loro animali.

Decenni di abbattimenti, cataste e cataste di animali uccisi con lo scopo dichiarato di gestirli non sono serviti a far comprendere il fallimento di questa impostazione. Una fucilata non ha risolto alcun problema, non lo dicono gli animalisti, lo dice la scienza e lo dicono i dati.

Senza contare i paradossi: bisogna contenere i cinghiali, ma anche i lupi che li cacciano e che sono i loro unici veri selettori. Bisogna sterminare le nutrie, ma anche le volpi che rappresentano uno dei pochi antagonisti naturali. Le volpi predano le nutrie, ma anche i fagiani, le lepri e le starne che i cacciatori liberano per usarle come bersaglio.

Basterebbe seguire un filo logico, senza eccessi, per capire che se da decenni si cacciano i cinghiali senza sosta e continuano a crescere di numero qualcosa, nel metodo, non funziona.

Però è più importante che funzioni il tornaconto elettorale della logica, della volontà di gestire il problema con sistemi efficaci, che non siano quelli che consentono di tenere il luna-park della caccia aperto per tutto l’anno. Con costi che gravano sull’intera comunità senza produrre, per contro, vantaggi economici rilevanti.

Occorre rivedere il concetto di gestione del capitale naturale

Sarebbe davvero tempo di fare delle riflessioni serie, senza dire che il problema sono animalisti e ambientalisti. Il problema, in tutti gli ambiti, è quello di creare falsi nemici e inesistenti vantaggi per poter continuare a fare politiche di basso livello ma di grande impatto, negativo, sull’ambiente ma anche sulla nostra società.

La teoria del nemico, del complotto, del pericolo è quella che nella storia umana ha consentito di fare le peggiori azioni, vestendole e travestendole come inevitabili necessità. In fondo i pregiudizi, lo dicono i risultati elettorali, contano più della realtà.

Il ministro Costa e la chiusura della caccia

Il ministro Costa e la chiusura della caccia

Il ministro Costa e la chiusura della caccia, questo è il quesito del momento e la speranza di molti italiani.

Alla quale il ministro Sergio Costa, nemmeno volendo, potrebbe dare risposte certe. Non essendo una competenza del suo ministero.

Questo è importante dirlo prima che qualcuno dica che il ministro Costa non vuole chiudere la caccia. Non si può chiedere a un ministro quello che la politica non fa.

Il ministro Costa e la chiusura della caccia stanno su due piani diversi: fra i compiti del ministero non c’è la potestà di regolare o modificare l’esercizio dell’attività venatoria nel nostro paese. La caccia è una materia demandata alle Regioni, che hanno il potere di legiferare su questo tema.

In realtà il paradosso è rappresentato dal fatto che l’Italia abbia una legge che si occupa di tutelare la fauna, che al 90% riguarda e gestisce l’attività venatoria. Il resto sono briciole di protezione faunistica di poca importanza. Il focus della norma riguarda la caccia e il suo svolgimento.

Sulla base della legge nazionale, la 157/92 più volte aggiustata e modificata ma forse sarebbe meglio dire rattoppata, le regioni legiferano e possono restringere ma non allargare il dettato normativo. Prescrizione non sempre rispettata perché caccia significa tante cose.

Soprattutto la caccia in Italia costituisce un serbatoio di voti certi, come l’agricoltura. In questi due mondi c’è lo zoccolo duro di categorie che hanno il potere di orientare i loro sostenitori durante il voto. Non sono persone che difendono etica e idee, come gli ambientalisti, ma attività e denaro. Cose pratiche, concrete, terrene.

Per questo nonostante tutto, nonostante gli incidenti, i morti, i danni ambientali e la contrarietà della maggioranza degli italiani siamo ancora qui a parlarne, a discuterne. Al momento senza risultati diversi dal clamore mediatico.

Non ci vuole un morto, ancora un morto bisogna dire per correttezza, per scoprire che una palla da cinghiali ha una gittata e una potenza distruttiva micidiale. Che entra nel corpo facendo un foro grande come una moneta da un euro e, se e quando esce, fa un buco grande come un piattello.

Non ci vuole un perito balistico per immaginare cosa può succedere a un metallo tenero come il piombo quando impatta contro una superficie dura. Schegge e devastazione. E’ un pericolo usare queste munizioni in campo aperto? Molto. Sono precise? Poco perché sono sparate da fucili a canna liscia.

Il ministro Costa e la chiusura della caccia non possono stare sullo stesso piano. Infatti il ministro, con molta correttezza ha parlato di appelli alle regioni, di richiamo al parlamento. Se dovesse prevalere la responsabilità la caccia chiuderebbe, almeno, nei fine settimana, ma temo che non sarà così.

Prevarranno ancora una volta gli interessi, economici e politici. E fra una settimana tutto tornerà come prima. In Italia si dimentica in fretta, troppo in fretta.

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