Circo e animali: proteste a Brescia ma le regole non vengono rispettate

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Foto di repertorio

Circo e animali, proteste a Brescia delle associazioni contro il Circo di Maya Orfei che porta in città lo spettacolo Madagascar, esibendo oltre cento animali. Fra i motivi delle proteste anche il luogo di attendamento del complesso circense, che si è insediato su una spianata di cemento. Con gli animali costretti a passare dagli spazi angusti dei carrozzoni da trasporto a recinti esterni allestiti sul cemento del piazzale. Uno spazio non adatto a consentire un seppur minimo benessere alle numerose specie che il circo si vanta di ospitare. Per correttezza, però, bisogna dire che gli spazi dove attendarsi non li scelgono i circensi ma i Comuni e in questo caso la città di Brescia.

L’unica legge che regolamenta la materia degli spettacoli circensi risale al 1968 e non è mai stata svecchiata, lasciando che le scarse regole diventassero una via di fuga per amministrazioni e circhi. I Comuni hanno per legge l’obbligo di indicare un luogo dove i circhi, se in regola con le norme sulla sicurezza degli spettacoli, possono attendarsi e Brescia, da sempre, mette a disposizione questo spazio, che è una distesa di cemento, come accade in quasi tutte le città. La responsabilità delle amministrazioni comunali è quella di dare le autorizzazioni obbligatorie, valutando il circo nel suo complesso. Verificando con attenzione tutti gli aspetti, dalla sicurezza degli spettatori alle condizioni di vita degli animali.

Circo e animali, le proteste di Brescia devono essere rivolte al Comune che ha consentito l’attendamento

Quasi sempre quando vengono fatti i controlli preventivi della commissione provinciale di vigilanza, composta fra gli altri anche da personale del servizio veterinario pubblico, tutto sembra essere in regola. In base a valutazioni fatte senza tenere conto delle esigenze degli animali, potendo i Comuni dare ai circhi prescrizioni vincolanti. Se i circensi sono responsabili di usare ancora gli animali negli spettacoli i Comuni hanno la responsabilità dei controlli fatti secondo il metodo “così fan tutti”. Con verifiche eseguite puntualmente, applicando alla lettera le poche norme, sarebbero ben pochi i circhi in grado di ottenere il nulla osta.

Esistono diverse norme che i Comuni possono utilizzare, anche se sono sprovvisti di un regolamento sulla tutela degli animali. A cominciare dalle regole che il Sindaco può imporre, come autorità di pubblica sicurezza, nel momento in cui vi è presenza di animali pericolosi. Pretendendo, per esempio, che i recinti che ospitano gli animali all’esterno, obbligatori secondo le prescrizioni della Commissione Scientifica CITES, abbiano una doppia cinta. Una precauzione che eviterebbe, come spesso accade, che gli animali evadano dai recinti per darsi alla fuga nelle strade cittadine.

La seconda possibilità che hanno è di subordinare la concessione del nulla osta allo spettacolo al puntuale rispetto delle direttive CITES, che prevedono una serie di criteri. I recinti esterni, ad esempio, devono essere dotati di arricchimenti ambientali, per consentire agli animali di non patire la noia. Inoltre devono avere vasche idonee per consentire il bagno a tutte le specie con consuetudini acquatiche, come tigri e ippopotami. Un ippopotamo che sia tenuto in condizioni che non gli consentano di potersi immergere a piacimento deve essere considerato in una situazione di maltrattamento. Per queste specie galleggiare sull’acqua significa scaricare il peso dalle zampe e questo è un bisogno irrinunciabile.

Gli zoo viaggianti non devono essere autorizzati per le visite del pubblico

I servizi veterinari e la polizia locale hanno degli obblighi che sono relativi anche all’accertamento del benessere animale. Che devono e possono verificare nel corso delle verifiche preventive, vincolando il parere favorevole della commissione al rispetto effettivo delle, poche, norme. Peraltro ci sono sentenze della Cassazione che hanno riconosciuto limiti nell’esclusione dall’applicazione della legge 189/2004, che tutela gli animali dai maltrattamenti. Una sorta di salvacondotto limitato, possibile solo sino a che vengono rispettate le leggi speciali in materia. Considerando che la legge di riferimento per i circhi è solo la 337/1968, che nulla stabilisce in materia di benessere animale, la tutela dai maltrattamenti resta quindi pienamente operativa.

I Comuni devono poi espressamente vietare l’esibizione degli animali negli zoo itineranti perché l’attività espositiva non rientra in quella circense, salvo che non sia intestata a diversa personalità giuridica. Ma se così fosse le autorizzazioni devono essere separate e distinte e gli animali della mostra faunistica non dovrebbero essere quelli usati negli spettacoli. Analogo discorso e verifica devono essere compiute sulle modalità di detenzione degli animali pericolosi, che richiedono un’espressa autorizzazione rilasciata da una Prefettura. Nell’autorizzazione dovrebbero essere allegate anche le planimetrie delle strutture di detenzione autorizzate. Queste licenze, obbligatorie, non vengono quasi mai verificate.

Il mondo del circo è complesso ma troppo spesso i controlli vengono realizzati seguendo la logica che al circo tutto, o quasi, sia permesso, ma non è così. In attesa che si arrivi a una dismissione degli animali nei circhi, un percorso lento ma oramai ineluttabile, i cittadini hanno il diritto di pretendere controlli efficaci. Capaci di garantire l’incolumità di animali e spettatori e condizioni di vita che rispettino almeno le prescrizioni stabilite dalla Commissione CITES, proprio per garantire un benessere minimo.

Morta Andra, elefantessa schiava nel circo: una vergogna che non si riesce a cancellare

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E’ morta Andra elefantessa schiava in un circo, aveva 63 anni la maggioranza dei quali spesi in prigionia. Per far spettacolo, per far sorridere chi non capisce la sofferenza di un elefante, per norme costantemente disattese. Nonostante le promesse di molti governi, che si sono succeduti nel tempo, i circhi continuano ad avere animali, a essere sostenuti con i soldi dei cittadini. Nell’indifferenza colpevole della politica che non trova il modo di ridare un minimo di dignità a questi schiavi.

Eppure se le normative venissero applicate in modo rigoroso nessun circo potrebbe avere animali come elefanti e grandi felini. E nessun circo potrebbe avere il permesso di attendarsi, perché nessuna legge autorizza il circo a detenere animali in condizioni incompatibili con il loro benessere. La norma riconosce il circo come forma di spettacolo, finanziata dallo Stato. Ma non spende una parola per dire come i circhi debbano tenere gli animali. Per superare questo assurdo vuoto normativo sono arrivate le direttive CITES per i circhi, che non hanno un valore di legge, ma costituiscono almeno una traccia sulle modalità di detenzione.

Non è molto, ma anche questo poco non viene rispettato. i Comuni rilasciano licenze con verifiche sommarie sul benessere, grazie a controlli fatti dai servizi veterinari pubblici. Che spesso non sanno, altre volte non vogliono fissare paletti sufficienti a non consentire gli spettacoli. Eppure basterebbe poco perché il circo è uno spettacolo soggetto a continui controlli. A ogni spostamento, a ogni cambio di località, perché tutto deve essere collaudato. Tanti controlli che hanno fatto diventare il maltrattamento dei circhi codificato, autorizzabile e almeno all’apparenza legale.

La morte di Andra, elefantessa schiava per decenni in un circo dovrebbe essere un monito per le coscienze

Si fa tanto parlare di diritti animali, ma però poi si tollera una forma di spettacolo con gli animali indecente. Allontaniamoci dalle violenze degli addestramenti, che anche quando non usano sistemi crudeli sono coercitivi. Il circo causa maltrattamento agli animali per la sua stessa natura. Carrozzoni angusti, spazi inaccettabili quando fanno spettacolo, privazioni continue quando sono in viaggio. A ogni trasferta gli animali vivono per giorni chiusi sui carri, in condizioni spesso carenti per luce, coibentazione e spazi vitali.

Mi sono occupato di circhi per molti anni e non voglio dire che tutti i circensi siano persone crudeli. Sono cresciuti e vivono in un contesto particolare, che senza la sofferenza degli animali rappresenterebbe un mondo con un suo fascino. Ma hanno perso, o forse non hanno mai sviluppato, un’attenzione per le sofferenze degli animali. Li vedono come dei compagni di vita, quella vita itinerante che gli uomini scelgono e gli animali subiscono. Per altri invece gli animali sono all’ultimo posto nella scala dei valori: girano con automobili da decine di migliaia di euro ma trasportano tigri e leoni in carrozzoni terrificanti.

La sofferenza degli animali non dipende però dai circensi, proprio come non dipende dai proprietari la sofferenza di quelli detenuti nei peggiori zoo, negli allevamenti di animali da pelliccia e in quelli intensivi. Questa sofferenza dipende da uno Stato che la consente, da amministrazioni che non fanno fino in fondo il loro dovere, da veterinari che sono anestetizzati di fronte a vite fatte di patimenti. Che troppo spesso non segnalano alle autorità le violazioni, che autorizzano guardando i documenti e non gli occhi dei detenuti.

Nessun circo può garantire agli animali benessere e se solo fosse uno zoo secondo le leggi in vigore sarebbe stato già chiuso, per sempre

La legge sul maltrattamento di animali stabilisce che i suoi disposti non siano applicabili ai circhi, in quanto regolati da norma speciale. La Cassazione però si è espressa in modo diverso, come per altre leggi speciali, stabilendo che i circhi debbano essere assoggettati alle leggi ordinarie quando le condizioni vanno oltre alle previsioni normative. Quindi i circhi sono soggetti alla legge 189/2004 quando hanno verso gli animali condotte lesive che oltrepassano quanto stabilito dalla legge speciale (lo, so è complesso da comprendere).

Il punto è che l’unica legge che disciplina il circo equestre è del 1968 e non dice una parola su come debbano essere tenuti gli animali. Non stabilisce un limite di specie, una misura delle gabbie e dei carrozzoni, non dice nulla. Non esiste una norma che regolamenti le condizioni di vita degli animali dei circhi. Questo significa che non possa esistere un sofferenza legale in quanto nulla autorizza a tenere gli animali nei carrozzoni o gli elefanti in catene. Non consente di tenere coccodrilli in vasche da bagno o rapaci legati a un trespolo.

In base a che criterio, a quale norma di legge i veterinari autorizzano lo svolgimento degli spettacoli quando i leoni sono costretti a vivere in spazi angusti e se gli elefanti camminano sul cemento e di notte hanno le catene? Come mai i Comuni che hanno regolamenti che prevedono norme restrittive, non riescono a farli applicare? Milano, per fare un esempio, è tappezzato di manifesti che annunciano gli spettacoli di un circo ma non sono affatto sicuro che siano state rispettate nemmeno le limitazioni del regolamento sulla tutela degli animali.

Cambiare non significa essere contro i circensi, significa che devono solo smettere di avere animali, proprio come ha fatto il Cirque du Soleil

Smettiamola anche con i luoghi comuni: chi vuole un circo senza animali non vuole eliminare il circo. Semplicemente vorrebbe poter vedere spettacoli con artisti, abilità e coreografie che siano al passo dei tempi, proprio come il famoso circo canadese. Un modo di fare circo professionale, moderno, imprenditoriale, che non prevede sofferenza. Vorremmo vedere sotto lo chapiteaux solo gli elefanti fatti di luce del Circo Roncalli, ologrammi non animali veri.

Vorremmo vedere Procure della Repubblica che ordinino indagini serie sul benessere degli animali, sulle condizioni di detenzione. Certo ci sono problemi più seri, forse, ma la civiltà e la costruzione di una società diversa passa dalla difesa dei deboli, degli indifesi. Una cosa è certa che il tempo del circo con animali deve essere considerato finito, senza ritorno. Lo hanno fatto molti paesi anche europei, come la Grecia, che ha vietato i circhi con animali proprio dopo i maltrattamenti inflitti durante una tournée nel paese ellenico proprio a Andra, l’elefantessa morta a Bergamo.

Circo senza animali battuto da circo della politica

circo senza animali

Il circo senza animali battuto da circo della politica, dalla mancanza di coraggio per imprimere anche in Italia una svolta: così si è passati dall’eliminazione al progressivo superamento dell’uso degli animali negli spettacoli.

Un concetto vuoto, svilente, senza una data. Con un impegno a promulgare un decreto che si sa potrebbe andare in tutte le direzioni e in un tempo indefinito. Se ieri sembrava che i circensi protestassero e gli animalisti fossero contenti, comunque, oggi la realtà appare diversa.

LAV si dichiara infatti moderatamente soddisfatta per quella che definisce una vittoria animalista, ENPA appare invece fortemente contraria alla scelta politica fatta da un governo che per gli animali ha fatto davvero poco e nulla, con ministri imbarazzanti come Martina (PD) e Galletti (UDC), quest’ultimo unanimamente definito il peggior ministro dell’ambiente di sempre.

Ma di cosa allora si felicitano alcune associazioni che ritengono la nuova legge sullo spettacolo una pietra miliare per l’eliminazione dei circhi? Difficile poterlo dire con certezza perché in Italia fra il dire e il fare ci corre sempre il mare, quello dell’indifferenza e dei ritardi, come dimostrano i decenni trascorsi per avere leggi di recepimento effettivo di leggi e convenzioni. Quindi quando sarà l’eliminazione degli animali dai circhi? Meglio chiederlo alla sibilla che al parlamento ma intanto bisogna dar atto di quanto pubblica Ente Circhi sul suo sito (qui).

… l’ENC rileva che da parte del Parlamento è stato definitivamente sepolto, nonostante la soverchiante e ossessiva pressione animalista, il concetto di graduale eliminazione degli animali dagli spettacoli.

Quindi i circensi sono ben contenti del risultato e non usano mezze misure per dirlo. Ovviamente gratificando i politici che in questa triste vicenda politica, che ricorda le decisioni di Ponzio Pilato, hanno avuto un peso determinante per la realizzazione di questo tromp l’oeil, che inganna occhio e orecchio di chi crede che il problema animali nel circo sia risolto. Il circo senza animali battuto dal circo della politica (leggi qui) è una realtà, solo qualche associazione è fiduciosa circa la prossima vittoria, data per imminente.

Ma questa non deve essere presentata come una guerra di religione che contrappone visioni fideistiche, ma più come una guerra come quella di secessione americana fra abolizionisti e schiavisti. Qui non si parla di solo di diritti animali, si parla di riconoscere che gli animali, in quanto esseri senzienti, non possono essere tenuti in schiavitù per ragioni tanto basse quanto il doverli usare per uno spettacolo ludico, che oramai non ha più senso di esistere. Un po’ come voler illuminare ancora le strade con le lampade a olio.

Gli animali nel circo sono maltrattati e lo sono a prescindere dei comportamenti dai circensi: non ci può essere benessere nello spettacolo viaggiante già soltanto per le condizioni di vita, trasporto, spazio e per leavversità climatiche. Non c’è nemmeno bisogno di parlare di condizionamenti, di addestramenti coercitivi, di eventuali usi della forza e della violenza. Gli animali prigionieri dei circhi vivono in condizioni che sarebbero causa di una denuncia per maltrattamenti e per il ritiro della licenza se avvennissero in uno zoo italiano. Il resto è soltanto utile per creare una cortina fumogena sulla realtà.

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