L’orsa Amarena con quattro piccoli è arrivata al letargo: un evento straordinario reso possibile dal Parco d’Abruzzo

orsa Amarena quattro piccoli
Foto scattata qualche tempo fa dai Guardiaparco Ezechia Trella e Luciano Vitale, durante il servizio di vigilanza.

L”orsa Amarena con i suoi quattro piccoli -un evento davvero eccezionale per numero di cuccioli- è riuscita a portarli tutti sino al letargo. Un fatto che non poteva essere dato per scontato in quanto l’orsa è stata al centro di molte, troppe attenzioni che l’hanno costretta spesso alla fuga. Da turisti invadenti, da fotografi in cerca di immagini, da persone che non avevano chiara la differenza fra un parco e un luna park.

cani falchi tigri e trafficanti

Ci sono volute davvero molte attenzioni e un grande impegno per far si che l’orsa potesse raggiunge un traguardo cosi importante. Per una specie endemica come l’orso d’Abruzzo, dove ogni singolo esemplare ha un enorme valore per la sua comunità e per garantire il futuro della sottospecie. Per tutelare l’orsa e la sua numerosa prole il Parco ha messo in campo tutte le sue energie. In un anno come quello appena trascorso dove, in piena pandemia, la montagna ha avuto un incremento esponenziale di presenze.

Un costante monitoraggio dell’orsa più famosa d’Italia, nota per le sue “scappatelle” anche nei centri abitati per cercare i suoi frutti preferiti, le ciliegie. Senza fare male a nessuno, suscitando al massimo lo stupore di chi non aveva mai visto prima un orso dentro un paese. Ma quest’anno era diverso: l’orsa doveva preoccuparsi dei suoi cuccioli, difendendoli dagli attacchi dei maschi e dalle pressioni di turisti e fotografi. Giovani orsi che resteranno sotto la tutela materna ancora per un paio di anni, perché in questa specie le cure parentali richiedono tempo.

L’orsa Amarena con i quattro piccoli è stata sempre sotto lo sguardo attento di Guardie del Parco e Carabinieri Forestali

Raggiungere la stagione del letargo con tutti i suoi cuccioli ha rappresentato per il PNALM un grande successo, che ha premiato le fatiche. Con momenti in cui l’orsa non sapeva più da che parte andare a seguito dell’eccessivo disturbo. Il periodo del letargo consentirà gli ex cuccioli di uscire a primavera con un anno sulle spalle. Che significa avere maggiori possibilità di crescere e diventare adulti, considerando che il tasso di mortalità è molto alto nel primo anno di vita.

Un successo reso possibile dalla vigilanza di guardiaparco e militari dell’Arma, ma anche della stretta collaborazione fra la direzione del Parco e i sindaci dei Comuni subito fuori dall’area protetta. Dove Amarena ha trascorso lunghi periodi protetta da ordinanze e divieti di accesso imposti dalle autorità amministrative della fascia di rispetto. In un territorio che da tempo ha compreso il valore del nostro capitale naturale, dal cervo all’orso, dal camoscio al lupo. Senza distinzioni, ben comprendendo che è proprio la biodiversità a garantire l’equilibrio.

Questo evento avrebbe potuto essere vanificato da comportamenti irresponsabili, messi in atto forse in buona fede da persone che ritenevano di essere amanti della natura. E che lo avrebbero voluto certificare magari attraverso un post sui social, che sono diventati la causa di tantissimi comportamenti irrispettosi nei confronti degli animali. Per fare un video si inseguono gli animali in macchina, ci si avvicina troppo, li si bracca con un atteggiamento predatorio. Mettendoli in pericolo ma anche rischiando una denuncia.

Il Parco ha sempre mantenuto un comportamento molto fermo, dove la tutela degli animali veniva prima di ogni altra esigenza, comprese quelle dei turisti

In questi sei lunghi mesi, come Parco, abbiamo fatto una scelta, quella di rinunciare all’utilizzo di foto e video di orsi (tanto meno di Amarena e dei suoi cuccioli) sui social e sulle nostre pagine istituzionali, fatta eccezione per alcuni casi in cui è stato strettamente necessario. È stata una scelta di natura etica, sulla quale abbiamo ragionato a lungo, consapevoli del forte valore comunicativo e divulgativo delle immagini e proprio in seno a questa consapevolezza abbiamo ritenuto che fosse nostra responsabilità dare un segnale forte, andando in direzione ostinata e contraria.

Ostinata nel credere, soprattutto nel 2020, che il vero valore di una fotografia debba essere del tutto determinato dall’etica, dalla modalità e dal contesto in cui essa viene scattata ed utilizzata.

Contraria, sempre e comunque, nel cedere il passo alla vuota spettacolarizzazione della Natura e della sua fruizione, sacrificando scienza, equilibrio e sostenibilità in cambio di visibilità e, perché no, ritorno economico.

Tratto da un articolo pubblicato sul sito del PNALM

Bisogna lavorare ancora molto con la divulgazione per riuscire a trasformare i turisti in rispettosi innamorati della natura

I turisti spesso non si rendono conto di quanto un comportamento, ripetuto ogni giorni da soggetti seppur diversi, possa alterare il comportamento di un animale selvatico. Gettando le basi di comportamenti sgraditi e pericolosi, come sempre avviene quando gli uomini non sono visti come un pericolo. Cibo, abituazione all’uomo e un’eccessiva vicinanza sono le tre principali motivazioni che possono trasformare un selvatico in un problema. Come dimostrano le recenti catture di orsi in Trentino provocate proprio dalla mancanza delle necessarie attenzioni per evitare che questo succeda.

E non si deve pensare che le “scappatelle” in paese di Amarena, un fatto sicuramente negativo e non voluto che rientra nell’ineluttabile, siano frutto di attività di incoraggiamento. Quelle che contribuiscono a fare arrivare gli animali selvatici sempre più vicino alle case. Situazioni che possono dipendere dalla mancanza di difesa di pollai, arnie e stalle per arrivare fino alla cattiva, quando non pessima, gestione dei rifiuti.

Bisogna capire che convivenza non significa vicinanza forzata o indotta, ma bensì uso comune e rispettoso delle risorse quali territorio, cibo, garanzia di potersi spostare e disperdere sul territorio.

Rispettare gli animali selvatici significa anche non braccarli, per ottenere una foto o un incontro

Rispettare gli animali selvatici

Rispettare gli animali selvatici è un dovere per chiunque decida di entrare nel mondo naturale che li ospita, sia che si tratti di un’area protetta come un parco nazionale che un qualsiasi bosco. Senza mai mettere in pericolo la loro vita o quella dei cuccioli per avere un incontro ravvicinato. Per poter portare a casa una foto o un video che li ritrae, dimenticando di chiedersi cosa comporti un gesto solo apparentemente senza conseguenze.

Bisogna dire in modo chiaro che spesso gli amanti della natura e talvolta anche fotografi superano i confini del buon senso e soprattutto quelli del rispetto nei confronti degli animali. Braccando gli animali nel loro ambiente, costringendoli a dover sfuggire alle troppe pressioni scegliendo vie di fuga poco opportune, seppur divenute per loro obbligate. Come sta accadendo in Abruzzo per l’orsa Amarena, già in difficoltà per aver partorito un numero elevato di cuccioli. E per questo inseguita dagli appassionati e fotoreporter che forse nemmeno si rendono conto di creare un grande problema agli orsi.

Tanto da costringere la direzione del PNALM (Parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise) a chiudere vaste aree di riserva all’accesso dei visitatori. Non per difendere gli uomini dai plantigradi, ma per difendere gli orsi dalla pressione antropica in un momento così delicato come la riproduzione. E in particolare per difendere Amarena, orsa che suo malgrado è diventata una star, anche se il suo areale non è sempre nei confini del parco ma nella fascia di rispetto. Su questa orsa il risultato del disturbo l’ha portata a essere ora sottopeso, a causa dell’elevato numero di cuccioli da accudire e da difendere, cosa che potrebbe creare non pochi problemi durante il letargo della famiglia.

Non rispettare gli animali selvatici è un comportamento irresponsabile e molto pericoloso per la loro stessa vita

I parchi nazionali e le aree protette in generale esistono perché vi è un ‘esigenza di tutela ambientale nel suo complesso. Non son quindi un capriccio ma una necessità. Per garantire un’azione di protezione che riguarda animali e vegetali e che in Abruzzo è particolarmente importante. L’orso marsicano e il camoscio d’Abruzzo sono sottospecie che rappresentano due endemismi unici al mondo. Da difendere in quanto tali e per il dovuto rispetto verso ogni forma di biodiversità. Che non può essere messa in percolo per un eccessivo e irrazionale amore verso gli animali, per delle foto o soltanto per poter fare un post sui social.

Troppo spesso ci sono persone che dicono di amare gli orsi, ma poco sanno della loro etologia e del comportamento. Non riuscendo a comprendere che per un animale selvatico il pericolo possa essere costituito anche dalla presenza di un gruppo di persone che si trovano distanti 300 metri o più. Obbligandoli a scegliere vie di fuga che possono rivelarsi molto pericolose, come le strade o i centri abitati. L’orsa Amarena ha un solo “chiodo fisso”: difendere i suoi cuccioli da tutti i pericoli, e poco importa che siano costituiti da un orso maschio oppure da uomini.

Per l’orsa, e non solo per lei, non esiste una differenza fra gli uomini e non può certo capirne le intenzioni. Un amante degli animali, un fotografo o un bracconiere per l’orso significano solo un pericolo e la necessità di doversi allontanare velocemente. Cosa non facile da fare quando non hai un solo cucciolo da cui farti seguire ma ben quattro. Per questo non ci sono scuse per alcuna forma di disturbo, anche se messa in atto con le migliori intenzioni dell’universo. Le femmine con i cuccioli devono sempre essere lasciate tranquille, non disturbate.

Ben vengano le ordinanze del parco se i turisti devono capire che sono ospiti di un’area protetta e non stanno visitando uno zoo

Il nostro rapporto con gli animali spesso non è equilibrato e per questo l’uomo è in grado di far danno non solo per crudeltà, indifferenza o mancanza di rispetto, ma anche per un eccesso di “amore”. Ma un orso non vuole essere amato dagli uomini, ma solo poter vivere la sua vita, mettendo in atto i comportamenti che l’evoluzione ha codificato nel suo DNA. Non è buono né, ovviamente, cattivo perché questi sono giudizi che si possono attribuire agli umani, non agli orsi, ai lupi o agli altri animali non umani.

Gli animali restano fedeli al ruolo che l’evoluzione gli ha attribuito e questo vale per la piccola formica per arrivare sino alla grande balenottera. Sono tutti operai di quella gigantesca fabbrica che noi chiamiamo pianeta e sanno fare in modo perfetto il loro lavoro. Ma, purtroppo, altrettanto non si può dire di noi che quella fabbrica abbiamo l’arroganza di volerla dirigere, senza difenderne valori e bisogni e senza nemmeno, purtroppo, avere certezza dei meccanismi che la regolano. Considerando che non abbiamo ancora nemmeno compreso sino in fondo la differenza fra una specie selvatica e un animale domestico, fra uno zoo e un’area protetta.

Cani, falchi tigri e trafficanti

Per questo credo che il direttore del PNALM abbia fatto bene a tutelare gli animali che gli sono affidati, anche a costo di scontentare molti. Custodire il capitale naturale significa difenderlo dalle aggressioni, che alcune volte sono messe in atto, senza consapevolezza proprio dai turisti. Magari sono gli stessi che in altro periodo si lamentano, giustamente, delle doppiette che occupano i boschi nella stagione della caccia. Per poi mettere in atto, con intenti completamente diversi, identiche forme di disturbo per la fauna.

Il rispetto è la più grande forma di amore, liberato dalla volontà del possesso e dalle sue conseguenze nefaste

Impariamo a comportarci da ospiti educati e rispettosi, capaci di godere solo per la consapevolezza che l’orso, o un altro selvatico, sia presente sul territorio. Considerando l’idea di poterlo vedere un dono e una fortuna e mai un diritto. Senza andare a cercarlo, senza braccarlo. Chi conosce la natura sa che ci sono situazioni in cui vedere gli animali è più semplice e meno invasivo, altre in cui bisogna accontentarsi di percepire i suoni che rivelano la loro presenza, altre ancora in cui il poterli vedere rappresenta un colpo di fortuna.

Questa è la differenza fra un viaggiatore, un naturalista e un turista. Il turista è quello che spesso pretende di vedere un animale solo perché è entrato nel suo territorio. Magari per prendersela poi con il parco se a primavera qualche cucciolo mancherà all’appello, per non essere riuscito a superare il letargo. Proprio a causa del disturbo causato da troppa pressione umana. Magari senza nemmeno sapere che un orso si riproduce solo ogni due anni, perché tanto dura la scuola di vita che dovrà trasmettere ai suoi cuccioli, per dargli la possibilità, anzi la speranza, di sopravvivere in un ambiente difficile come quello naturale.

Visitiamo i parchi e le aree protette sempre in punta di piedi, con gratitudine verso le comunità locali che contribuiscono a mantenerne vivo il territorio. Pensando che mancando il loro aiuto, senza le entrate derivanti da un ecoturismo rispettoso, tutto questo sarebbe davvero molto più difficile. E non dimenticate che fare un’escursione con una guida può aumentare le possibilità di vedere gli animali senza arrecare disturbo, ricevendo informazioni importanti.

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