Seaspiracy racconta l’abisso umano, quello che ci porta a distruggere tutto per denaro

Seaspiracy racconta l’abisso umano, quel buco devastante e profondo capace di inghiottire coscienze e di impedirgli di vedere il futuro. Un docufilm che pur non essendo realizzato in modo magistrale, ed è un vero peccato, ha il merito di costringere le teste sotto il pelo dell’acqua. Mostrando una verità che molti ignorano. Fatta di distruzione degli ambienti marini, non per mangiare ma per cupidigia.
Ancora una volta si dimostra che esiste una parte di mondo che, letteralmente, strappa di bocca le risorse a chi ne ha meno. Causando nel contempo distruzione degli habitat, sofferenze agli animali e ponendo un’ipoteca sul nostro futuro di uomini, che hanno sempre e solo un pianeta dove vivere. Per il quale il benessere di mari e oceani rappresenta una condizione indispensabile, per il governo del clima e non soltanto.
Ma se quello che avviene sulla terraferma è visibile, documentabile con facilità, altrettanto non si può dire di quello che avviene sotto il pelo dell’acqua. Dove navi enormi stanno causando più danni alla fauna ittica e alla vegetazione con quello che distruggono che con quanto pescano per farne cibo. Un po’ come avviene nelle guerre, dove ci siamo inventati il termine giustificativo di “danni collaterali”, per indicare quando i morti sono bambini e comunque civili. In mare, invece, i danni collaterali causano l’inutile uccisione del 50% delle risorse, quelle senza valore, tirate a bordo e poi gettate come rifiuto durante le operazioni di pesca.
Seaspiracy racconta l’abisso umano di quanti mirano solo a guadagnare oggi, come se davvero non ci fosse un domani
Come avviene per gli allevamenti intensivi delle terre emerse anche in mare è l’eccesso di richiesta che sta creando enormi danni ambientali. Un problema che va suddiviso su due piani: uno ambientale, ecologico, di tutela del pianeta e l’altro etico. Comunque lo si voglia guardare il bilancio resta sempre in rosso: impossibile per la sostenibilità, inguardabile sotto il profilo etico. Al di là di qualsiasi considerazione sugli animali e i loro diritti è eticamente inaccettabile uccidere e distruggere solo per far soldi.
Come sostiene da tempo David Atteborough, che ha realizzato un docufilm veramente bellissimo, occorre proteggere subito almeno un terzo del pianeta. Impedendo ogni attività di sfruttamento per consentire all’ambiente di rigenerarsi. Se non metteremo in pratica questo suggerimento, oramai imperativo, dobbiamo essere certi e consapevoli di imboccare una strada senza ritorno. Ma i segnali che arrivano in questo senso sono tutt’altro che incoraggianti, e parlano di una politica che sembra ancora sorda, incapace di ascoltare.
Ridurre i consumi di carne e di pesce è fondamentale e ognuno può fare qualcosa: dal limitare all’eliminare le proteine animali
In questi ultimi anni il consumo di carne e pesce è in aumento, spinto anche da infelici iniziative della Comunità Europea che finanzia, ancora oggi e con i nostri soldi, campagne per stimolare i consumi. Grazie alle pressioni delle lobbies dei produttori che cercano in ogni modo di limitare i danni derivanti dalle campagne di informazione. In questo modo i consumatori vengono disorientati, proprio come le sardine quando nel banco si tuffano i delfini. Ma in questo caso le prede siamo noi.
Seaspiracy è un film da guardare sino ai titoli di coda, non mette di buon umore ma serve ad aumentare la consapevolezza. Quanto viene raccontato nel film è quello che accade ogni giorni nei nostri oceani, che in breve tempo, se non verrà fatto qualcosa di concreto, rischiano di trasformarsi in deserti. Facendo nel frattempo morire di fame quelle popolazioni dei paesi più poveri per le quali la pesca è l’unica possibilità di sussistenza. Che un giorno davvero non molto lontano ci presenteranno il conto della nostra stupida ingordigia.
Nel caso non l’aveste visto il consiglio è quello di guardare anche Cowspiracy, il docufilm che mostra quanto avviene in terra, negli allevamenti intensivi. Raccontando i danni collaterali derivanti dalla produzione di carne.