
Tratta dei cuccioli: la Polizia Stradale arresta il noto commerciante bergamasco Claudio Vigani, noto alle cronache e agli organi di polizia. Dopo un’indagine durata due anni, con una pazienza certosina e grazie a un lavoro investigativo ben coordinato, dal PM Silvia Marchina della Procura di Begamo. Insieme al Vigani, finito in carcere, sono state messe ai domiciliari altre tre persone della famiglia e il sedicente allevamento è stato posto sequestro. Una storia quella del Roccolino di Gabbione di Trescore (BG) che dura da anni, ben conosciuta da tutti gli operatori di polizia che si sono impegnati in questi nel contrasto al traffico dei cuccioli. E mai sufficientemente perseguita.
Un successo raggiunto oggi grazie alla tenacia e alla costanza del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale di Bergamo, che ha fatto tutto quello che era necessario per arrivare a questi arresti. A cominciare dalle intercettazioni telefoniche alle quali era sottoposta la famiglia del Vigani, che hanno fatto emergere comportamenti molto gravi. Che hanno dimostrato la piena consapevolezza degli indagati nel portare avanti condotte delittuose, con il fine di realizzare illeciti guadagni. Grazie al solito rodato meccanismo di cuccioli importati dall’Est Europa, tolti in giovane età alle madri e importati con documenti contenenti dati alterati. Uno schema operativo visto mille volte, ma complesso da individuare e da riconoscere, specie da un organo di controllo come la Polizia Stradale, che normalmente si occupa di altri tipi di reato.
Invece, con la volontà di conoscere come funzionano i traffici, gli uomini della Stradale hanno fatto come Pollicino, ricostruendo tassello dopo tassello come avveniva il traffico, come individuare i documenti falsi e ipotizzare le violazioni commesse. Potendo così portare al pubblico ministero le prove necessarie per mettere sotto controllo i telefoni, un’attività investigativa indispensabile per acquisire prove non discutibili. Come la frase acquisita agli atti “…il cane deve essere messo in braccio al bambino così si affeziona e lo compra di sicuro“. Poco importa se poi i cuccioli muoiano dopo pochi giorni e i bambini si ritrovino assaliti dal dolore . Causato dall’ingordigia di quanti su questi traffici non solo campano ma pure si arricchiscono.
Indagando sulla tratta dei cuccioli la Polizia Stradale ha raccolto sessanta querele da parte degli acquirenti truffati
Conosco bene il fenomeno della tratta dei cuccioli, come saprà chi segue il blog, e ho conosciuto anche Vigani e il Roccolino. Un commerciante capace di fare lo slalom attraverso le maglie della giustizia, passando indenne attraverso sequestri e denunce. Grazie a una giustizia troppo lenta, che molte volte assicura non l’assoluzione ma la certezza della prescrizione, garantendo non solo impunità ma anche i guadagni. Come dimostra il caso dell’indagine finita in prescrizione a Monza, con restituzione dei cani al Vigani. Che alla fine li vendette ai custodi, guadagnando ancora soldi.
In Europa ogni anno il commercio legale e quello illegale movimentano circa 8 milioni di cuccioli. Il traffico illegale di cuccioli importati dai paesi dell’Est con documenti falsi copre più della metà di questo mercato della sofferenza. Vendendo cani pagati intorno ai cento euro, che nel giro di poche migliaia di chilometri moltiplicano il loro valore anche di trenta/quaranta volte. Più redditizio del traffico di droga, ma infinitamente meno rischioso. Un traffico dove la domanda non la creano i tossicodipendenti, ma le persone che comprano cani come fossero un complemento d’arredo.
Ho inseguito questo fenomeno per trent’anni e se agli inizi gli acquirenti erano inconsapevoli oggi non è più così. Le persone sanno o comunque potrebbero sapere con qualche piccola ricerca. Ma sono convinti che sul web si facciano ottimi affari e non si accorgono di essere fiancheggiatori dei criminali, che per giunta li truffano. Vendendo a prezzi da capogiro cani che non sono di razza, ma solo somiglianti: in fondo dei “bastardi” senza colpa ma meno sani dei meticci. Gli incroci fortificano ed è per quello che i meticci sono più sani dei cani della tratta dei cuccioli, incrociati mille volte fra consanguinei. Per questo bastardo è bello, anche se è un termine che oggi è ritenuto politicamente scorretto.
Qualche mese di carcere potrebbe essere un buon viatico per capire, ma chi traffica ha sempre ottimi legali
La parola fine però non la metteranno gli arresti fatti dai poliziotti della Stradale, ma le sentenze e questo è sempre il cuore del problema. Vigani, ancora una volta, l’ennesima, è innocente fino a prova contraria. Sino a quando la Corte di Cassazione non arriverà a rendere definitive le condanne, se ci saranno. Ma i reati contro le persone, contro gli animali e tutti quelli che comportano sofferenza a degli esseri viventi dovrebbero avere una corsia preferenziale. Con l’impossibilità di accedere alla prescrizione, perché questa tipologia di reato è grave, mina la coesistenza e denota l’assenza di empatia e il profilo sociopatico di chi li commette.
Il fallimento della giustizia è quando chi commette questi crimini li può reiterare una, due, tre volte senza mai pagare il prezzo. Dando l’idea alle forze di polizia che il crimine paga, ben più di quanto lo Stato paghi a loro di stipendio. Portandoli a non indagare su questi reati, così poco considerati il più delle volte, ma così gravi a conoscere davvero modus operandi e il danno causato, a cominciare dall’evasione fiscale per finire con i rischi sanitari. Come le nuove forme di cimurro e la rabbia, una zoonosi mortale per l’uomo.
Questo è il tema su cui bisogna lavorare per contrastare i crimini contro gli animali: formare e informare. Grazie alla formazione delle forze di polizia e degli organi di controllo su come contrastare i crimini contro gli animali, fornendo loro utili strumenti di lavoro. Strappando quel velo di pregiudizi che copre e nasconde questi reati, etichettandoli come minori. Occorre poi informare i cittadini dei rischi che corrono, delle sofferenze che causano, della malavita he finanziano. Sono queste le uniche strade per contrastare efficacemente un fenomeno diffuso e radicato come questo.
Mi domando perché nessuna associazione animalista promuova indagini sotto copertura per smascherare questo traffico così come viene fatto ad esempio per raccontare l’orrore degli allevamenti intensivi. L’unico servizio in proposito, contenuto in un programma Rai di qualche tempo fa, ha avuto parecchio risalto. Ma non se ne parla abbastanza e tanti non sono informati.
Vede il problema delle indagini sul traffico dei cuccioli è molto più complesso rispetto a smascherare quello che avviene in una sola azienda. Per riuscire a fornire un quadro preciso occorre tracciare tutta la filiera, partendo da paesi come l’Ungheria e la Slovacchia per arrivare sino a chi mette in vendita i cuccioli al dettaglio. Visto da fuori può sembrare semplice ma le assicuro, avendo fatto diverse indagini e avendo partecipato a diverse inchieste televisive, che non è affatto così.
Mentre per gli acquirenti è facile avere informazione, basterebbe solo volerlo, facendo una semplice ricerca sulla rete. Sono talmente tante le inchieste e i sequestri che si tratta solo di avere voglia di cercare informazioni. Del resto se uno cerca un ristorante cerca di leggere delle recensioni, eppure non ci sono in gioco vite e sofferenza. Ma chi cerca il cucciolo sembra farsi molte meno domande.
Riesco solo ad immaginare quanto possa essere complessa un’indagine di questo tipo e l’impegno che richiede. Sono pienamente d’accordo sulla necessità che debbano essere le persone informate a smettere di alimentare il traffico. Purtroppo sono pochi quelli che vedendo su internet la notizia di un sequestro di cuccioli si fermano ad approfondire per capire cosa c’è sotto. Io stessa, che sono molto attenta al tema dei diritti animali, sono venuta a conoscenza di questo orribile traffico solo di recente grazie alle sue inchieste e agli articoli del blog.
Eppure lei se ne occupa dagli anni novanta. Sul web le informazioni ci sono se le sai cercare, in pratica se sei già informato. Purtroppo chi cerca un cucciolo si comporta come farebbe per un qualsiasi altro acquisto: confronta i prezzi ma non tanto la serietà del venditore. Per tornare al suo esempio nella scelta di un ristorante si guardano le foto dei piatti, i costi, qualche recensione (fasulla), se è un delivery magari i tempi di consegna. Ma chi va a cercare notizie su un eventuale controllo dei NAS, su dove viene acquistata la materia prima o se per le consegne vengono sfruttati giovani lavoratori sottopagati? Dal mio punto di vista il problema di fondo è che il commercio di esseri viventi va vietato, perché è impossibile rendere virtuoso un sistema basato sullo sfruttamento per profitto di esseri viventi.
Grazie per l’attenzione che mi ha dedicato e soprattutto per il suo impegno quotidiano.