Jj4 può restare libera

Jj4 può restare libera per il momento, a seguito della decisione del tribunale amministrativo, mentre è completamente opposta la decisione per l’orso M7. Che resta al momento imprigionato nel centro di Casteller, nonostante tutto. Se da un lato il tribunale amministrativo non entra nel merito, ma valuta solo le procedure seguite, è oramai evidente che nessuno voglia prendersi la responsabilità di liberarlo. Un orso captivato non è destinato a ritornare in ambiente, perché questo comporterebbe l’assunzione di responsabilità.

Cani falchi tigri e trafficanti

La cattura per la detenzione in una struttura di cattività di fatto equivale all’uccisione: sono entrambe strade che non prevedono un ritorno, nonostante l’impegno di molti. La libertà sembra oramai essere un miraggio per gli orsi. Per tutti gli orsi che sono detenuti in Trentino. In direzione ostinata e contraria continuano a muoversi associazioni e collettivi che chiedono a gran voce la liberazione dei plantigradi. Le continue pronunce giudiziarie dimostrano però che, mentre vengono cassate le ordinanze di cattura, nulla di positivo succedere per gli animali già detenuti.

In questo momento particolare, senza dimenticare le indecenti condizioni di detenzione degli orsi a Casteller, bisognerebbe lavorare per modificare il piano di gestione degli orsi. Nel tentativo di evitare che l’elenco degli orsi catturati o abbattuti si allunghi in modo pretestuoso, a causa di errori umani nella gestione dei rifiuti e delle risorse. Che non sono mai oggetto di valutazione nell’esaminare i comportamenti degli orsi giudicati problematici.

Jj4 può restare libera: la provincia aveva deciso di catturarla ma non ha seguito correttamente le procedure amministrative

Sono tante e restano sempre aperte le molte questioni che riguardano la gestione degli orsi in Trentino. Che da una parte passano in secondo piano rispetto alle sofferenze degli orsi detenuti a Casteller. Eppure gli argomenti da dover mettere sul tavolo sono davvero molti, dall’assenza di corridoi ecologici alla cattiva gestione dei rifiuti, dall’eliminazione delle attività di pasturazione da parte dei cacciatori alla formazione di residenti e escursionisti. Solo questi quattro punti si può ritenere che rappresentino circa il 90% delle problematiche legate alla presenza dei plantigradi.

La politica, e in particolare l’amministrazione presieduta da Maurizio Fugatti, sembra del tutto indisponibile a fare un passo indietro. Dimostrando come la volontà di intervenire sulle motivazioni che hanno causato gli “incontri” giudicati pericolosi fra umani e orsi non sia prioritaria. In questo modo il rischio di arrivare a nuove catture è molto elevato: se non cambiano i comportamenti non possono, ovviamente, diminuire le problematiche. E se anche quest’anno la montagna, a causa della pandemia, sarà scelta da un grande numero di persone la possibilità di nuovi incidenti è dietro l’angolo.

Per questo potrebbe essere utile aprire una discussione pubblica non solo sulle condizioni di detenzione degli orsi imprigionati, ma anche sulla attività prioritarie da mettere in atto per mitigare i conflitti. Per non rischiare che la politica del muro contro muro danneggi il progetto di conservazione degli orsi. Alcune volte non è disonorevole cambiare strategia, ma dimostra intelligenza e capacità di perseguire gli obiettivi primari. Che non deve significare l’accettazione degli abusi e dei soprusi commessi a danno degli orsi imprigionati.

Il maltrattamento degli orsi a Casteller deve cessare: lo prevede la legge, lo richiede il buon senso

Se si ritiene che ogni giorno che passa diminuiscano in modo concreto le possibilità di liberazione degli orsi di Casteller è ancora più indispensabile ottenere dei cambiamenti. Che non possono essere il trasferimento degli orsi in spazi poco differenti da quelli, insufficienti, che hanno già a disposizione. L’importante è riuscire a lavorare su più piani per minimizzare i rischi per gli animali. Anche nell’ipotesi che ci possa essere una possibilità residua sul ritorno degli orsi captivati in libertà.

Il valore etico delle battaglie per la libertà degli orsi non passerà in secondo piano. Ma concretezza impone di cercare anche altre vie che possano portare a risultati concreti su fronti altrettanto importanti. Diversamente il rischio è quello di restare imprigionati in un campo di battaglia paludoso, che rischia di far cessare risorse e energie prima di accorgersi della mancanza di risultati concreti. Una strategia che farà storcere il naso a qualcuno ma che rappresenta, purtroppo, un’ipotesi realistica.

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