Pettirosso uccellagione

Un pettirosso rimasto imprigionato nelle reti

La “sagra degli osei” di Sacile (PN) ha una tradizione secolare, affondando le sue radici nel XII° secolo: questo però non deve essere un lasciapassare per dover perpetuare all’infinito una tradizione oramai insensata, invisa alla maggior parte dell’opinione pubblica e causa di maltrattamento per gli animali.

La prima domenica dopo ferragosto ancora una volta si terrà una delle sagre degli uccelli più conosciute in Italia, quella di Sacile: in realtà la sagra altro non è che una sorta di mercato all’aperto dove vengono messi in mostra e venduti uccelli da richiamo, da compagnia e, spesso, anche animali protetti.

Uccelli catturati illegalmente, che costituiscono da sempre il lato oscuro di questa manifestazione tanto cara agli ambienti venatori. Proprio in questi giorni si discute in Senato, con esiti incerti, la norma che dovrebbe arrivare a vietare l’utilizzo di richiami vivi nell’esercizio della caccia da appostamento, come l’Europa ci richiede da anni: l‘esito della votazione è tutt’altro che certo perché la lobbie della caccia è una realtà potente, capace di condizionare pesantemente le scelte della politica. Questo “potere” è peraltro dimostrato dal susseguirsi di leggi che dovrebbero regolamentare la tutela della nostra fauna selvatica mentre per il 90% si occupano di attività venatoria e per una piccola parte della tutela, spesso inutile per esiguità delle sanzioni, del patrimonio faunistico.

In Italia ammazzare un animale particolarmente protetto, ad esempio un orso, ha come conseguenza un procedimento penale che nella migliore delle ipotesi si concluderà con una multa di 6.000 Euro e sei mesi di reclusione che non verranno mai scontati, con la pena sospesa e, magari, anche con la licenza di caccia ancora in tasca del responsabile. Questo sarebbe inconcepibile in qualsiasi altro paese della vecchia Europa o negli Stati Uniti.

Tornando a Sacile e alla sua sagra secolare sono convinto che una nazione civile debba vietare il commercio ambulante degli animali, causa di mille sofferenze nel trasporto e durante l’esposizione, come altrettanto proibita dovrebbe essere la cattura di uccelli con le reti per usarli poi come richiami vivi. Ci sono maltrattamenti agli animali che potrebbero essere facilmente impediti, specie quando sono causati da una minoranza di soggetti che sono oramai fuori dal tempo, residuo di un passato e di una tradizione che non possono continuare ad essere difese e perpetuate.

Del resto guardiamole da vicino queste fiere, quelle che vengono descritte come “l’occasione di passare del tempo a contatto con la natura“, peccato che in realtà sia una natura violentata ed asservita al più stupido dei sentimenti, il possesso:

Questo video è stato girato da AFVG (Animalisti Friuli Venezia Giulia) alla recente fiera di Arzignano e descrive meglio di mille parole il perché dell’opposizione a queste manifestazioni, dove gli animali son trattati peggio di oggetti e dove si insegna come maltrattarli anziché come rispettarli.

Credo che giustificare tutto questo sia davvero impossibile, non solo per chi difende i diritti degli animali, ma anche per chiunque abbia una sensibilità normale nei confronti della sofferenza, accompagnata dalla minima empatia necessaria verso il creato.

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