Cani al guinzaglio nelle aree naturalistiche: rispettare le regole per difendere l’ambiente

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Tenere i cani al guinzaglio nelle aree naturalistiche è un comportamento intelligente e rispettoso delle regole. Quando entriamo negli ambienti naturali dobbiamo sempre comportarci come ospiti educati, consapevoli di andare a casa d’altri. La fauna che li abita non deve essere disturbata dalla nostra presenza e la stessa considerazione deve essere fatta per gli animali che ci accompagnano. Non può bastare credere di avere un cane obbediente per pensare che sia normale lasciarlo libero. Un comportamento che oltre a essere vietato dalla legge dovrebbe essere evitato per buonsenso.

Cani falchi tigri e trafficanti

Un cane, in modo del tutto incolpevole, può creare gravi problemi agli animali selvatici, in particolar modo durante la stagione riproduttiva. La presenza di piccoli, che spesso si trovano a terra, amplifica la possibilità che un cane libero faccia disastri ma anche che possa essere esposto inutilmente a pericoli. Quasi tutti gli scontri fra uomini e orsi in Tentino sono stati causati dalla presenza di cani lasciati liberi. Che una volta arrivati vicino a un’orsa con i cuccioli ne hanno provocato l’inevitabile reazione e, in alcuni casi, questo ha coinvolto anche i conduttori degli animali, accorsi in loro difesa.

Bisogna pensare che le prescrizioni che vengono date ai visitatori da chi gestisce aree naturalistiche sono sempre motivate e non sono semplici raccomandazioni. Sono divieti disposti per tutelare gli animali selvatici da una presenza invasiva e quindi pericolosa. Per questo devono essere rispettati da tutti senza eccezioni e ben vengano le sanzioni nei confronti di chi infrange le regole. Un cane lasciato libero darà probabilmente sfogo al suo atavico istinto da predatore: per questo deve essere tenuto sotto stretto controllo. Non una punizione nei confronti del cane, ma una tutela necessaria degli altri animali.

I cani al guinzaglio nelle aree naturalistiche dove sono ammessi parlano dell’educazione del conduttore

Alcune volte il concetto di rispetto per gli animali si traduce in comportamenti molto diversi fra loro. A seconda della specie dell’animale, del contesto in cui ci si trova e delle limitazioni che ci vengono imposte. Rispettare gli animali dovrebbe essere un concetto rotondo, privo di spigoli, di differenze e di distinguo. Questo però non sempre avviene e le motivazioni sembrano dettate da personalismi: “il mio cane si diverte”, “se avessi immaginato che dovevo tenerlo al guinzaglio lo lasciavo a casa” oppure “ma cosa vuole che sia se insegue un capriolo, tanto lo fa solo per giocare”.

Ragionamenti, se così possiamo chiamarli, che hanno poco di logico e di scientifico ma molto di egoistico. Giustificazioni che vorrebbero trasformare i comportamenti sbagliati in azioni giustificabili, spesso con la motivazione che siano altre le cose davvero importanti di cui sarebbe opportuno occuparsi. In realtà nulla è più importante di quanto sia osservare le regole che disciplinano l’accesso in un’area protetta o comunque selvatica. Comprendendo che sono state fissate delle limitazioni per tutelare un interesse collettivo. Senza essere accondiscendenti con quanti non capiscono la differenza fra un’oasi e un parco cittadino, dove sarebbe comunque opportuno avere sempre comportamenti rispettosi.

In fondo basterebbe poco, sarebbe sufficiente informarsi senza pregiudizi sui pericoli per le specie selvatiche causati dagli animali domestici lasciati liberi. Con una piccola ricerca si potrebbero scoprire molte informazioni sugli equilibri degli ecosistemi e sui danni che vengono causati, fra gli altri, da indesiderate invasioni di campo. Comprendendo così i rischi per la fauna causati dai nostri comportamenti e dalle nostre mancate attenzioni, provocati da azioni banali, ma solo apparentemente di poco conto.

Animali al guinzaglio e restare sui sentieri sono le regole d’ore di chi rispetta la natura

Le aree protette di tutto il mondo hanno in comune le stesse regole base per i visitatori e se questo avviene è per un motivo preciso. Chi gestisce un’oasi o un parco ha ben presente la necessità di minimizzare gli impatti umani che rappresentano il cuore del problema: occorre quindi fare delle scelte per tutelare l’ambiente e le specie che ci vivono. Per farlo sono necessarie prescrizioni che possono anche non piacere al turista, ma che sono fondamentali per difendere l’integrità dell’area protetta. Un esempio per tutti viene dalla regola più ovvia che però è anche la meno rispettata: il divieto di uscire dai sentieri tracciati durante un’escursione.

Per gli animali selvatici i sentieri che percorriamo rappresentano una specie di corridoio nel quale camminano esseri potenzialmente pericolosi. Considerando però che si spostano sempre secondo gli stessi itinerari gli umani non rappresentano una fonte eccessiva di disturbo. Almeno sino a quando non si allontanano dai tracciati. Nel momento in cui decidono di abbandonare i sentieri è come se andassero a casa d’altri senza essere invitati. Rischiando di calpestare nidi e tane, di spaventare i piccoli e anche di correre inutilmente qualche pericolo.

Basta davvero poco per mettere in atto i comportamenti giusti. Avendo la consapevolezza di volersi comportare come ospiti che rispettano l’ambiente, fieri di essere un esempio per quanti incontrano nel loro cammino. La natura non deve essere difesa soltanto a parole: contano i fatti e gli esempi, come ben sa ogni buon escursionista.

Un lupo si avvicina alle case e viene catturato in Romania, ma la Corte di Giustizia europea stabilisce che non è permesso

lupo vicino case catturato

In Romania un lupo vicino alle case è stato catturato per essere trasferito in un’area protetta. Il fatto è accaduto a Șimon, un paese situato nella circoscrizione di Brașov, situato a circa un chilometro ad est dal confine del sito di Bucegi. Un’area naturale protetta riconosciuta dalla Comunità Europea come di importanza comunitaria.

Questo fatto non è piaciuto ai residenti che hanno fatto intervenire una squadra, che ha addormentato l’animale. Utilizzando un fucile anestetico il personale della Direcția pentru Monitorizarea și Protecția Animalelor (Direzione per il monitoraggio e la protezione degli animali) ha catturato in modo sbrigativo l’animale. Subito dopo il lupo è stato messo in una gabbia per cani e caricato su un pick-up, dimostrando la scarsa conoscenza di questi animali. Poco dopo la partenza infatti il lupo ha sfondato la gabbia e si è dato alla fuga.

Un’associazione protezionistica della zona ha presentato una denuncia penale nei confronti dei responsabili di fronte al tribunale di Zărnești. Giudicando illecita la cattura del predatore, anche se si trovava alla periferia di un’area abitata. Nel corso del dibattimento il giudice si è chiesto se quanto accaduto rispondesse alle direttive comunitarie in materia di tutela della fauna. Chiedendo l’intervento della corte di giustizia, per dirimere la questione.

La Corte ha stabilito che un lupo vicino case non potesse essere comunque catturato

La normativa europea (Direttiva habitat) si occupa di tutelare la fauna protetta da azioni che possano compromettere la loro esistenza. E spesso la Corte di Giustizia si è trovata a dover esprimere il proprio parere sulla questione. Il rapporto con i predatori infatti è sempre una fonte di controversie, fra chi ne riconosce l’importanza e quanti li vedono come un pericolo.

Questa sentenza della corte è molto importante in quanto, pur rimandando ai tribunali nazionali di occuparsi dei casi singoli stabilisce un principio e un precedente. Legato alla rimozione di animali che possano trovarsi in zone attigue a quelle abitate, come spesso succede ai lupi.

L’articolo 12, paragrafo 1, lettera a), della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche, come modificata dalla direttiva 2013/17/UE, del 13 maggio 2013, deve essere interpretato nel senso che la cattura e il trasporto di un esemplare di una specie animale protetta ai sensi dell’allegato IV di tale direttiva, come il lupo, nella periferia di una zona popolata dall’uomo o in una tale zona, possono ricadere sotto il divieto previsto da tale disposizione.

Estratto dalla sentenza della Corte dell’11 giugno 2020

Sono i singoli Stati che, se lo ritengono opportuno, possono eventualmente prevedere specifiche deroghe motivate

Gli animali non conoscono confini e le aree rurali, anche se abitate, possono divenire luoghi di passaggio. Senza che questo possa essere visto come un pericolo per la collettività. Sono alcuni comportamenti umani a far avvicinare i predatori alle aree abitate, come quelli derivanti da una cattiva gestione dei rifiuti. Ora questa sentenza costituirà un punto fermo a livello europeo, nella gestione dei selvatici.

Bisogna riuscire a promuovere una sempre maggior tolleranza da parte delle comunità locali verso la fauna e in particolare nei confronti dei predatori. Facendo crescere la consapevolezza sulla loro grande importanza nel mantenimento della biodiversità. I predatori, infatti, fanno bene all’ambiente e rappresentano dei bioregolatori fondamentali, non dei nemici da combattere.

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