Corpo Forestale dello Stato addio!
Corpo Forestale dello Stato addio! Al 31 dicembre l’ammaina bandiera ha definitivamente archiviato il CFS.
Consegnando il corpo alla storia d’Italia, agli archivi di un paese che dimostra sempre grandi lacune nella tutela della natura.
Ho scritto più volte di come questa scelta non potesse essere condivisa, mentre sarebbe stato, non solo condivisibile ma anzi auspicabile un impegno che ponesse al primo punto la riorganizzazione del Corpo Forestale.
Con il rinnovamento e il ridimensionamento dei vertici, la separazione dei compiti di polizia forestale e ambientale da quelli amministrativi come le certificazioni CITES.
La scelta è stata radicalmente diversa, dapprima annunciata e poi divenuta legge dello 7 con quanto previsto dall’articolo 7 del decreto legislativo 19-08-2016, n.177 dal titolo “Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell’articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, portando allo scioglimento del CFS e al suo assorbimento nell’Arma dei Carabinieri.
Con tutta una serie di strascichi polemici, di ricorsi del personale che non ha gradito di essere militarizzato per legge e delle associazioni che han visto in questa fusione un pericolo per il già poco incisivo contrasto alle violazioni in materia di ambiente e tutela degli animali.
Il miglior modo per dimostrare a tutte le componenti critiche che questa riforma era non solo necessaria ma anche ben strutturata sarebbe stato quello di arrivare al 31 dicembre 2016 con tutto pianificato, organizzato nei minimi dettagli, con competenze ridisegnate e assetti chiari, con compiti effettivi e già efficaci.
Avrebbe dovuto potersi spegnere un interruttore per accenderne in simultanea un altro. Ma così proprio non sembra essere stato e il nostro Stato, mi si perdoni il bisticcio lessicale, ha dimostrato ancora una volta di essere capace troppo spesso di assumere decisioni ma non sempre di governare i processi. Quelli che devono dar luogo a un’attuazione delle riforme senza interruzione dell’operatività, con azioni razionali e conseguenti, insomma ben fatte.
I cittadini e forse anche le associazioni avrebbero potuto anche guardare con maggior speranza al futuro della tutela ambientale in Italia, alla difesa degli animali, al contrasto di ecoreati e zoomafie. Se avessero potuto toccare con mano una rinnovata efficienza, un trasferimento che si fosse tradotto in presenza efficace sul territorio. Purtroppo così non pare essere: a tutt’oggi non solo mancano le divise ma non è stato ancora presentato il dettaglio operativo di questa operazione.
Con ex forestali che non sanno che fare e Carabinieri che non sembrano essere in grado di gestire in modo ordinato il trasferimento di uomini, mezzi e competenze, probabilmente non per incapacità dell’Arma ma per carenze del nostro Stato.
Risultato attuale di questa operazione è che, al momento e salvo smentita, la riorganizzazione e la struttura operativa di questa nuova sezione dell’Arma dei Carabinieri pare essere ancora un progetto non completato pur vedendo coinvolti diversi ministeri come Interni, Difesa e Politiche Agricole e Forestali.
Con macchine che resteranno con la livrea della Forestale ma con la scritta Carabinieri, con operatori della Forestale costretti a lavorare in borghese perché al momento non han divisa. Senza dimenticare l’assenza di un organigramma che consenta a operatori e pubblico di sapere a chi rivolgersi in dettaglio. Storia analoga peraltro già vista quando sono state di fatto fatte sparire quasi tutte le Polizie Provinciali del territorio.
Per rendersi conto dello stato dell’arte basta andare a visitare il sito del Corpo Forestale dello Stato che a oggi ha questa testata:
Insomma il futuro è incerto, questa riforma non ha seguito le normali regole per una transizione ordinata e ora il timore è che a pagare questa scelta, questa disorganizzata riorganizzazione di funzioni e competenze siano ambiente e animali e quindi, in conclusione, i cittadini.
Ma il nostro ambiente e la tutela di fauna e animali non possono aspettare.