Coesistenza impossibile con i lupi: la Svizzera parte con massicci abbattimenti

Coesistenza impossibile con i lupi: la Svizzera parte con massicci abbattimenti del predatore, che potranno riguardare interi branchi. L’UFAM (Ufficio federale dell’ambiente) ha autorizzato la rimozione totale di ben 12 branchi, come misura preventiva per evitare future predazioni. Una strategia quella Svizzera che vuole massimizzare i risultati, evitando che l’alterazione degli equilibri dei branchi possa far crescere le predazioni. Con una logica distruttiva che può ritenersi efficace, fatto tutto da dimostrare, solo sul piano della difesa degli allevamenti.
L’UFAM ha esaminato le richieste e ha approvato l’abbattimento di 12 branchi interi. Non può invece accettare la domanda del Canton Ticino di abbattere l’intero branco in Valle Onsernone dal momento che negli ultimi dodici mesi non si sono verificate predazioni in situazioni protette. Tuttavia, l’UFAM consente una regolazione preventiva del branco: il Canton Ticino può abbattere due terzi dei giovani lupi. Per quanto riguarda altri cinque branchi (Val Colla, Carvina, Jatzhorn, Rügiul e Mont Tendre), possono fare lo stesso anche i Cantoni Ticino, Grigioni e Vaud, conformemente a quanto richiesto.
Regolazione preventiva dei branchi di lupi: l’UFAM approva la maggior parte delle richieste dei Cantoni
Le decisioni assunte dalla Confederazione Elvetica costituiscono un gran brutto precedente, sia nelle politiche di conservazione del lupo che nella negazione di ogni possibile coesistenza. Una visione antropocentrica che pone le attività umane al centro e il lupo ai margini, quasi non avesse un valore per la regolazione naturale delle popolazioni selvatiche. Disponendo l’abbattimento non solo di interi branchi ma anche di un numero consistente di giovani esemplari.
La coesistenza impossibile con i lupi in Svizzera sarà di esempio per altre nazioni
Calcolando che le stime di consistenza parlano della presenza di 30 branchi di lupi in tutta la Svizzera appare chiara l’invasività del provvedimento. Che prevede la riduzione di di più di un terzo dei branchi, con ulteriore prelievo di giovani esemplari. Contro questo provvedimento sono scese in campo ben 158 organizzazioni di tutela del lupo, appartenenti a 37 paesi, che chiedono al Comitato Permanente della Convenzione di Berna e alla stessa Svizzera di rivedere il provvedimento. Per l’Italia ha firmato anche l’organizzazione “Io non ho paura del lupo“.
I componenti del Gruppo specialistico Canidi della IUCN SSC, cofirmatari della lettera, affermano che “Noi componenti del Gruppo di specialisti dei canidi dell’IUCN SSC, il principale gruppo di esperti a livello mondiale che si occupa di lupi e dei loro parenti selvatici, esprimiamo la nostra profonda preoccupazione e la nostra obiezione alle modifiche legali e alla prevista persecuzione dei lupi in Svizzera. L’attuale piano di gestione del lupo del governo svizzero non è scientifico e contraddice le più recenti conoscenze scientifiche sulla gestione dei carnivori e sulla protezione della natura“.
Tratto dalla lettera inviata al Comitato Permanente della Convenzione di Berna
Da molto tempo viene detto che l’abbattimento dei lupi non è la strada per evitare le predazioni sugli animali d’allevamento. L’unico metodo efficace è rapresentato dai mezzi di protezione, come i recinti elettrici, e dalla presenza di pastori e cani da guardiania. Gli abbattimenti servono come misura tampone per soddisfare le richieste degli allevatori, pur non essendo suffragate da risultati scientificamente apprezzabili. Scelte gestionali irresponsabili, messe in atto nella direzione opposta rispetto a quella di una coesistenza irrinunciabile.
Uno sterminio di questo genere, se venisse attuato, aprirebbe una via anche in Italia
Sicuramente il governo italiano, il più filovenatorio della storia della Repubblica, non si lascerebbe certo scappare l’occasione di un’attenuazione del livello di protezione del lupo. Con tutte le conseguenze immaginabili in un paese come il nostro dove la gestione faunistica è sempre approssimativa e lasciata in mano ai cacciatori. Con l’attuale ministro Lollobrigida che ha sempre dichiarato, non si capisce in virtù di quali competenze, che lupi e orsi nel nostro paese sono “troppi”. Uno dei concetti meno scientifici sentiti sull’argomento, per giunta detto da chi ha responsabilità di governo e dovrebbe parlare con maggior cautela.
Ora non resta che vedere come e se deciderà di intervenire il segretariato della Convenzione di Berna, che aveva già posto dei veti sul declassamento dello status di protezione del lupo. In un momento in cui l’attenzione di tutta l’Europa continentale dovrebbe essere rivolta verso un piano complessivo di rigenerazione degli equilibri naturali. Che non si potranno mai raggiungere abbattendo i predatori.