David Attenborough fornisce la soluzione e lo fa come sempre a suo modo: portandoci dentro il mondo naturale attraverso un documentario. Raccontando in poco più di un’ora, in un film che potrete trovare su Netflix, com’era il pianeta quando ha cominciato a esplorarlo. Ricco di tantissima biodiversità, quella che in meno di un secolo l’umanità ha letteralmente divorato, non conoscendo limiti. A 93 anni suonati questo fantastico divulgatore ci fa capire, con una semplicità davvero incredibile, come abbiamo invaso e semi-distrutto la Terra.
Quest’uomo, incredibile, per vitalità e capacità divulgativa, ci conduce per mano con grande semplicità ed efficacia negli ambienti che esplorava da giovane e in quello che ne rimane oggi. Una landa spesso deserta che l’uomo ha alterato per procurarsi ricchezza senza considerare l’equilibrio. Consumando terra e mari come se si trattasse di risorse infinte, immodificabili dalle aggressioni umane. Pur comprendendo che questo comportamento di rapina avrebbe portato enormi danni a livello ambientale.
Secondo David Attenborough solo il 3% degli animali che vivono ora sulla Terra sono selvatici. Gli altri sono animali d’allevamento. prodotti come machine per uso alimentare e Attenborough non lascia scampo a quest’errore: il pianeta non può sopportare miliardi di grandi carnivori. Dimostrando come un’alimentazione variata e diversa possa essere perfettamente rinnovabile, mentre le nostre abitudini alimentari sono soltanto distruttive.
David Attenborough ci fornisce la soluzione per arrestare i danni dei cambiamenti climatici
In questo docufilm, che trascorre tenendovi letteralmente incollati allo schermo, viene indicata in modo chiaro la soluzione ai problemi. Un diverso modo di produrre risorse, come da tempo fanno gli olandesi in agricoltura, che con uno territorio molto piccolo sono diventati i quarti esportatori di cibo. Ma anche grazie a una dieta diversa e alla rinaturalizzazione dell’ambiente, che non può prescindere da una riduzione della nostra pressione demografica. Raggiungibile in modo dolce, rimodulando il modello di sviluppo e la trasmissione di modelli culturali vincenti.
Vedere un uomo della sua età, così lucido e pieno di entusiasmo, disponibile a spendersi per andare a parlare ai potenti, per cercare di ottenere dei cambiamenti mi ha confermato che il cambiamento è dentro di noi. Che la vita è dentro di noi, con le sue positività e il suo male. Con una specie fatta si (anche) di bastardi senza gloria, ma con un gran numero di persone meravigliose. Capaci di avere la voglia di metterci faccia e fatica per difendere la nostra vita sulla Terra. Certo Attenborough è un gigante, una varietà non così diffusa nella specie umana, ma il mondo è pieno anche di uomini meno “eclatanti”, ma altrettanto disponibili e puri.
Guardare questo docufilm apre gli occhi sulla realtà e il cuore alla speranza, che si chiama equità e cultura
Quando avrete finito di vedere la rinascita ambientale di Chernobyl, avrete capito l’importanza di lasciare che la natura si riprenda una parte dei suoi spazi: la vita sul pianeta è infatti basata sull’armonia, come si trattasse di una enorme orchestra. Non possiamo permetterci di perdere, ancora, nemmeno una delle più insignificanti comparse che creano ogni giorno il meraviglioso spettacolo che il nostro pianeta ci offre. Ogni specie fornisce il suo contributo e lo stesso dovrebbe fare anche ogni essere umano, la specie più intelligente ma purtroppo anche la più avida e numerosa che abita la Terra.
Dobbiamo fare il possibile per uscire dall’Antropocene in cui siamo sprofondati in poco meno di un secolo, per tornare all’Olocene e ai suoi equilibri, che sono stati i più stabili sino alla seconda metà del secolo scorso. Siamo ancora in tempo, non diamoci per vinti, combattiamo per cambiare le cose e per far comprendere che un modello diverso non è un’utopia, ma una realtà.
Sir David Attenborough has an important message for us.
E’ stato organizzato dal basso l’evento Mock Cop26 , per far capire ai governanti del pianeta che non è più tempo di rinvii. I giovani attivisti per l’ambiente non hanno gradito il rinvio della conferenza Cop26, deciso a causa della delicata situazione sanitaria mondiale. Decidendo di dar vita in autonomia a un evento planetario, rigorosamente online, che consenta di mantenere viva l’attenzione sul problema. Ma non sarà solo un evento di protesta ma anche di urgente proposta.
All’evento Mock Cop26, in programma da 19 novembre al 1° di dicembre, parteciperanno giovani provenienti da 118 paesi del mondo. Determinati più che mai non solo a parlare di clima, energie rinnovabili, contrasto a quelle fossili e di giustizia climatica, ma anche nel voler formulare proposte. Da sottoporre ai governi del mondo, che si stano muovendo con una lentezza ingiustificata, motivata solo da ragioni economiche. Che non tengono conto dell’urgenza del problema e delle disparità sociali che stanno sempre più premendo alle porte dell’Occidente.
L’evento Mock Cop26 dimostra nelle sue intenzioni che “volere è potere”
Occorre lavorare per le energie pulite, l’equità climatica e l’equa distribuzione delle ricchezze
I cambiamenti climatici sono evidenti quanto lo sono gli effetti di questa pandemia e sono sotto gli occhi di tutti. Lo scoppio di questo gravissimo problema sanitario è dovuto alla nostra cattiva gestione delle risorse, a un’economia di rapina e all’invasione dei territori abitati dagli animali selvatici. L’uomo non ha tenuto conto dei numerosi avvertimenti lanciati dagli scienziati per decenni e ora non ha nemmeno il tempo di pentirsi per questa sordità. Travolto dagli eventi del momento e da cambiamenti che non abbiamo voluto governare.
L’Artico si sta sciogliendo, le temperature salgono ovunque modificando gli ambienti, in tempi troppo veloci per consentire agli animali e ai vegetali che li abitano di adattarsi. Aumenta in modo sempre più forte il divario economico fra i pochi uomini ricchissimi e i miliardi di persone costrette a vivere in povertà, senza poter accedere a cure mediche, acqua pulita e risorse alimentari adeguate.
Un mondo che deve cambiare se non vuole assistere all’esplosione di conflitti sociali molto pericolosi e assistere a migrazioni epocali causate dall’innalzamento dei mari. Causato dallo scioglimento dei ghiacciai e della calotte polari.
COP25 Madrid, parte la corsa contro il tempo per arrivare a mettere in campo progetti concreti per contrastare il cambiamento climatico. I cittadini si attendono azioni reali, progetti di periodo, scelte in grado di contrastare scenari drammatici. Vorrebbero vedere autorevolezza mentre continuano ad ascoltare solo propaganda.
Il clima è nelle agende di tutti: governi, organizzazioni mondiali, aziende e singoli cittadini. Quello che manca però è la volontà di dare concretezza all’esigenza di cambiamento, una reale percezione dell’urgenza che la scienza ritiene immediata. Poco il tempo per cambiare, con molte cose da fare.
I ragazzi dei #FridaysForFuture lo stanno chiedendo da tempo, ma l’impressione è che restino, nei fatti, inascoltati. Troppe le promesse ma poche le decisioni effettive, mentre dovrebbe essere l’esatto opposto. Meno parole e molte più azioni. Soprattutto con gesti e progetti coerenti, non soggetti a continui cambiamenti.
Cop25 Madrid deve portare a strutturare progetti reali
Continuando a parlare di cambiamenti climatici senza agire di conseguenza non porterà a risultati, si sta soltanto cercando di rassicurare le persone, falsando la percezione della realtà. Il governo del paese sembra avere molta confusione sulle strade da percorrere: annunciando provvedimenti contro la plastica che durano un giorno. Dimostrando una completa incapacità nella gestione di fenomeni prevedibili, come il problema dei rifiuti.
I rifiuti di Roma sono la dimostrazione che il nostro paese ha un problema in più di altri: l’incapacità di prevedere, l’incoscienza di non riuscire a produrre piani di periodo. Nemmeno quando parliamo di rifiuti, che nel loro ciclo non hanno nulla di imprevedibile. Eppure da decenni abbiamo una capitale in costante emergenza, senza che vengano trovate soluzioni efficaci, utili , durature. Unica costante sembrano gli scandali e le azioni della magistratura, che servono a combattere i reati, ma non possono essere risolutive.
Una città come Roma produce giornalmente tonnellate di rifiuti: un dato misurabile, prevedibile, supportato da statistiche pluriennali. Eppure la loro gestione è avvenuta prevalentemente utilizzando il peggior sistema di trattamento: la discarica. L’equivalente di nascondere lo sporco sotto il tappeto, con la consapevolezza che non potrà sparire da solo.
Se non trovano soluzione i rifiuti della capitale cosa riusciranno inventarsi per contrastare i cambiamenti del clima
Non si tratta di essere disfattisti ma il dato certo è che numerosi governi centrali, regionali e locali non sono riusciti a risolvere il problema. Definito sempre come un’emergenza, che ha portato anche a spedire i rifiuti all’estero, causando ulteriori costi e inquinamento.
Partendo da questa certezza occorre che chi tira le file del paese si renda conto che il tempo, e non solo per gli orsi polari avviati verso un’estinzione che pare inevitabile, resta davvero poco. Non bastano proclami, occorre essere consapevoli che il problema climatico è schizzato in vetta a ogni altra priorità.
Non ci sono questioni più importanti perché se non freniamo questo si scatenerà l’Apocalisse: riduzione delle terre emerse, diminuzione delle risorse alimentari, migrazioni planetarie inarrestabili. Altro che quattro barconi e qualche centinaio di migliaia di migranti. Che qualcuno definisce clandestini appena mettono un solo piede in barca.
I cittadini del mondo si aspettano molta, molta concretezza dalle decisioni che scaturiranno dalla COP25 di Madrid: ogni giorno che passa è un giorno perduto, ogni azione non svolta erode un po’ di terra sotto i nostri piedi. Siamo davvero stanchi di governanti così miopi, capaci di guardare solo ai traguardi elettorali, cioè a domani non al futuro.
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