Festival Yulin diventa simbolo del maltrattamento
Festival Yulin diventa simbolo del maltrattamento dei cani in tutto il mondo e le proteste aumentano di giorno in giorno, tanto da non essere impossibile che il governo della Cina decida di piegarsi alle pressioni internazionali e vietare la manifestazione.
La barbarie per nostra fortuna ancora indigna le coscienze, anche se sarebbe giusto occuparsi di tutte le forme di violenza che gli animali subiscono, senza distinzione fra cani e vitelli.
La realtà di Yulin è stata documentata in modo approfondito da Animals Asia che ha investito molti sforzi per ottenere la chiusura di questo festival, che è bene dirlo, ha una storia recentissima che parte soltanto nel 2009 per motivi strettamente commerciali. Il Festival di Yulin si svolge in una provincia cinese nella quale mangiare il cane è una cosa assolutamente normale, cultura che si ripete in molte parti del mondo e in particolar modo in Oriente, come si può leggere in un dettagliato abstract dedicato al consumo di carne di cane pubblicato su Wikipedia .
Quello che sappiamo, che vediamo sui media e in televisione su Yulin è la rappresentazione di un’inaccettabile bolgia dantesca in cui finiscono cani rubati, randagi o allevati allo scopo di essere mangiati, dove ogni passaggio esemplifica e mostra le mille sfaccettature della sofferenza. Sarebbe però un grande errore prendersela tout court con i cinesi, contro i quali si leggono orrende invettive sulla rete; forse meglio sarebbe plaudire a quei 6 milioni di cinesi che hanno firmato una petizione per richiedere di vietare il consumo della carne di cane o alle migliaia di attivisti che si battono per soccorrere, salvare e difendere centinaia di cani diretti a Yulin. Tutto questo in un paese non propriamente liberale, dove manifestare il proprio pensiero può condurre direttamente in carcere. Peraltro forse prima di insultare i cinesi sarebbe utile dare un occhiata a questa foto, giusto per non dimenticare che ci sono stati periodi in cui la Cina era anche In Europa, in modo diverso certamente, ma comunque presente.

Lo striscione recita “Prossimamente apertura della grande macelleria canina. La prima creata a Parigi”
Per ottenere progressi che portino a una cessazione di maltrattamenti gravissimi, di cui Yulin è soltanto la punta emersa di un gigantesco iceberg, è necessario che siano esercitate pressioni internazionali sul governo della Cina, sia attraverso i canali diplomatici che sfruttando i media. E’ importante sfruttare l’enorme potenza della rete e dei social media che, usati bene, possono rappresentare un pungolo molto ma molto più efficace delle manifestazioni di protesta che si possono organizzare in Europa.
Naturalmente occorre anche sostenere il lavoro di chi è sul posto e credo che nessuna associazione meglio di Animals Asia possa ottenere grande visibilità, anche fornendo sostegno alle organizzazioni non governative che operano in Cina. Per questo è importante aiutare Animals Asia sostenendo le attività di pressione messe in atto dall’organizzazione, alle quali hanno aderito anche molte associazioni protezionistiche italiane, fra cui ENPA.
Dobbiamo però farci anche un esame di coscienza, perché se è importante combattere gli orrori che vengono commessi nel commercio della carne di cane è altrettanto vero che in occidente, troppo spesso, trattiamo altri animali molto simili ai cani, come suini, bovini e ovini in un modo non molto diverso, non rispettoso dei loro diritti.
Per questo non m’indigno perché sono cani a essere maltrattati ma mi indigno perché sono esseri viventi, che non devono essere sottoposti alle torture a cui siamo costretti a assistere ogni volta che si parla del Festival di Yulin.