economia circolare post coronavirus

Ripensare, rispettare, riflettere: l’economia circolare post coronavirus deve basarsi su nuovi presupposti. Per non essere causa di nuovi disastri, ampiamente previsti ma non valutati in modo adeguato. Bisogna ripercorrere la storia umana, tornare al momento in cui abbiamo invertito l’ordine dei valori: quando denaro e economia hanno preso il posto di equità e solidarietà.

Il primo obiettivo dell’uomo non è stato più quello d trovare la miglior strategia per sopravvivere, per garantire l’esistenza del branco. Non ne avevamo più bisogno per sopravvivere perché il passaggio da cacciatori/raccoglitori a agricoltori ci aveva regalato nuove opportunità. Che non abbiamo avuto la capacità di saper condividere, di utilizzare per il bene comune ma solo per far crescere il potere dell’individuo.

Quello probabilmente è stato il vero momento in cui abbiamo separato il nostro modo di vivere da quello degli animali sociali, abituati a condurre in gruppo. Privati del bisogno, della necessità di condividere gli sforzi per ottenere i risultati, abbiamo iniziato a privilegiare altre e diverse strategie.

Ma per quanto grandi non siamo i padroni del pianeta e il coronavirus ci deve insegnare ad avere rispetto

Questa situazione, inconsueta e terribile, non deve evocare solo scenari apocalittici, ma deve essere vista anche come un’opportunità, per cambiare il nostro modello di sviluppo. Ragionando sul fatto che siamo tutti tasselli dello stesso mosaico. Legati, senza possibilità alcuna di sottrarci alla catena azione/reazione, che coinvolge sul pianeta ogni essere umano.

Questo virus è portatore di due concetti: siamo esseri viventi come tutti gli altri e non siamo onnipotenti, abbiamo bisogno di garantire maggiore equità, rispetto e tutele verso uomini e animali. Verso un pianeta che abbiamo portato allo stremo, lasciando che la ricchezza diventasse più importante della biodiversità e dei diritti. Facendo prendere il comando all’economia, sopprimendo la voce dell’etica con lo stesso comportamento che Pinocchio ebbe con il Grillo Parlante.

Questo virus, nonostante le voci dei complottisti, non viene da un laboratorio umano, ma da quel grande laboratorio che è il nostro pianeta. Un laboratorio che produce molto più di quanto noi immaginiamo, in continua evoluzione e in continuo movimento. Possiamo usare molti dei prodotti che derivano da questa attività incessante, ma non possiamo illuderci di poter controllare tutto quanto accade.

Il corona virus è frutto di un’economia circolare alterata, non armonica, non rispettosa

Sono davvero molti anni che la scienza sostiene che gli allevamenti intensivi, l’allevamento di specie selvatiche in condizioni pessime per scopi alimentari e il consumo di carne senza controlli rappresenti un pericolo. Avvisi inascoltati e spesso derisi, che ora però ci dicono che il coronavirus che sta attaccando la nostra specie è transitato, probabilmente, attraverso pangolini e pipistrelli.

“Gli umani si ammalano mangiando o essendo esposti alla fauna selvatica in questi mercati; le popolazioni di animali selvatici si stanno esaurendo mentre vengono cacciate in camicia e cacciate per questi mercati; e le economie e i poveri sono danneggiati mentre l’abbattimento di massa degli animali in risposta a questi focolai aumenta il costo delle proteine ​​animali di base (animali da allevamento domestici come polli e maiali) che colpiscono i poveri più duramente. ”

Dichiarazione di Christian Walzer, capo veterinario globale presso la Wildlife Conservation Society, in un intervista a The Guardian

Il futuro della specie uomo è nelle nostre mani, dipende dalle nostre scelte

Come è rimasto inascoltato il pericolo derivante da un uso eccessivo degli antibiotici nell’allevamento degli animali. Creando problematiche di antibiotico resistenza negli umani, con conseguente strascico di morti sottovalutate. Una densità eccessiva di animali, costretti a vivere in condizioni igieniche precarie e sotto costante stress non è stata vista come un problema da risolvere, cambiando metodiche di allevamento. Si è preferito riempire gli animali di sostanze che minimizzassero gli effetti, consentendo di rendere la carne un prodotto a basso costo.

Quante altre occasioni i sapiens potranno avere prima di un disastro ancora più drammatico di questa pandemia? Non siamo in grado di poter dire cosa succederà quando le emergenze si sommeranno, né di sapere quando questo accadrà. Però siamo certi, purtroppo, che tutto questo succederà se non proveremo a cambiare il nostro modello di sviluppo. Pagando in fondo un prezzo molto più basso di quello che ci sarà messo di fronte se anche questa esperienza ci scivolerà addosso, come l’acqua sulle penne delle anatre.

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