Ogni giorno, solo nel nostro paese, è ragionevole dire che vengano messe in atto diverse migliaia di azioni a favore dei cani, che senza dubbio occupano il primo posto nel cuore degli uomini, grazie alla storia millenaria, ancestrale che ci lega a loro. Ma nonostante il continuo perpetrarsi di azioni quotidiane, di evoluzione del costume, di migliori e maggiori informazioni e conoscenze scientifiche il randagismo non si arresta, trascinando con se il carico di sofferenza, problematiche e costi che rappresenta il fardello che sormonta questo fenomeno.(altro…)
Alcune volte si ha l’impressione di raccontare sempre le stesse cose, le stesse brutture, con l’incapacità di uscire da bolge descritte così bene da Dante nell’Inferno della sua Divina Commedia. Ogni volta che mi trovo a scrivere dei canili pubblicirumeni, che vedo i filmati, provo vergogna per l’abbrutimento causato dall’assenza di empatia. Ogni uomo dovrebbe essere portatore della pietà, ci appartiene o, forse, dovrebbe appartenerci!(altro…)
Cani in attesa di essere soppressi a Bucarest (Romania)
Il fenomeno del randagismo è una problematica causata dall’uomo, dalla cattiva gestione dei cani domestici, lasciati incontrollati e liberi di riprodursi. I cani randagi, con numeri più o meno consistenti sono presenti in molti paesi del mondo, Europa compresa: diverse sono però le modalità con cui viene gestito il problema.
In questi anni abbiamo assistito a gestioni “assurde” di un fenomeno che non sarebbe invincibile, se solo non si cercasse dapprima di non vederlo e successivamente di individuare la strage come unico metodo risolutivo. In questi giorni la mattanza si sta ripetendo, con particolare virulenza, in Romania dove associazioni come Save the Dogs si stanno battendo da anni per combattere il randagismo in modo intelligente e costruttivo, ma questo non è servito ad arginare l’arroganza dei politici rumeni, come si può leggere su questa pagina (attenzione che la descrizione è forte, con foto e filmati). (altro…)
Una campagna per protestare contro l’uccisione dei cani randagi in Romania.
La Commissione Europea ha deciso: la Romania stermini i suoi randagi come meglio crede, perchè questa non è una problematica comunitaria e ogni Stato ha ampio potere decisionale. La Comunità tutela gli animali da macello ma non si occupa di cani.
Nella Comunità Europea è consentito uccidere i randagi e sono le politiche nazionali che devono scegliere le modalità con le quali affrontare il problema del randagismo; poi la Commissione fa solo un riferimento alle linee guida OIE (l’organizzazione mondiale di sanità animale), che certo non inneggiano allo sterminio di massa e che da almeno 30 anni dicono di intraprendere azioni che, con regolarità, sono costantemente disattese.
Quello che fa restare increduli non è solo il via libera che la Commissione ha di fatto dato alla Romania, perchè in effetti questa del randagismo, tragicamente, non è ancora una competenza della CE, ma,bensì il fatto che non si sia levata una parola di critica nemmeno su mezzi di cattura e sistemi di soppressione, lasciando il governo rumeno -non il popolo rumeno che protesta con determinazione- libero di maltrattare gli animali e di fare cose impensabili in altri paesi europei.
La Comunità ha assunto un atteggiamento pilatesco, perchè un conto sono le leggi e un conto è il doveroso potere di critica che non dovrebbe portare alla censura nei confronti diuno Stato membro quando diventa responsabile di attività che prevedano atrocità nei confronti dei cani randagi. Nonostante le mobilitazioni dei politici e di associazioni molto attive in Romania, come Save The Dogs, la Commissione Europea ha scelto la via più semplice, quella della “non competenza”, la stessa assunta da Ponzio Pilato.
Occorre con urgenza che il randagismo diventi una priorità europea che delinei con chiarezza le proporzioni di questa emergenza, detti la linea per il suo contenimento e predisponga piani per arrivare a una progressiva eliminazione del fenomeno. Solo un piano europeo può realmente portare a risolvere questa questione, che la storia ha dimostrato essere irrisolvibile mediante la soppressione dei cani.
Cani randagi ammassati in una gabbia in attesa di essere soppressi in Romania: in questo modo ci si illude di vincere il randagismo.
I cani della Romania saranno perseguitati e uccisi senza che questo modifichi minimamente le dinamiche di popolazione e influisca sul randagismo, se non per un brevissimo periodo. Questo è noto al mondo scientifico ma il politico, di ogni latitudine, è quasi sempre in cerca del consenso a breve, del populismo facile e raramente si occupa di realizzare piani di medio/lungo periodo.
In Italia da anni non ci sono più le cacce al randagio, anche se non mancano isolati episodi di violenza, ma nel nostro pese come in Romania i governi che si sono succeduti negli anni non hanno fatto alcuna azione concreta per combattere davvero il randagismo. Certo nel 1991 è stato stabilito che i cani nei canili non potessero essere più uccisi: un segno di civiltà menomato dalla cronica carenza di fondi e strutture e da gestioni malavitose del fenomeno. Fino a quella data i cani venivano catturati e soppressi, spesso nelle famigerate camere a gas, dopo soli 5 giorni e potevano, inoltre, essere ceduti per la sperimentazione. In questo modo sono stati uccisi centinaia di migliaia se non milioni di cani, l’unico vero sopravvissuto a questa strage è stato il fenomeno del randagismo.
Per combattere questa piaga non basta fare una legge che consenta di sterminare i randagi, oppure lo vieti: entrambe le situazioni, tragicamente diverse fra loro, non spostano il problema, con l’aggravante che sterminare i cani è per giunta inutilmente crudele. La soluzione del problema passa da una serie di provvedimenti organici e complementari l’uno con l’altro: se guardiamo solo il randagio lo facciamo diventare, con somma superficialità, il responsabile di un problema, mentre le responsabilità sono altrove e il randagio è solo il prodotto dell’umana stupidità e della convenienza politica. Questo fatto è dimostrato dalla situazione del randagismo in Italia, che ha proporzioni diverse da quello rumeno ma che è ben lontano dall’essere un problema risolto, con centinaia di migliaia di cani randagi e/o rinchiusi nei canili, disposti come in una piramide, dove il vertice è al nord e la base al sud, rappresentando un fenomeno fuori controllo.
La lotta al randagismo canino passa attraverso pochi ma fondamentali principi che non possono essere slegati fra loro e devono rappresentare un obbligo ineludibile, non uno dei tanti precetti inapplicati: – proprietà responsabile con sanzioni serie per i proprietari di animali che non li custodiscono; applicazione capillare ed effettiva dell’identificazione degli animali con microchip e iscrizione in anagrafe; – sterilizzazione obbligatoria di tutti i cani ceduti dai canili e tassazione di chi possiede cani non sterilizzati (fondi da destinare solo per gestione e costruzione di strutture); – restrizioni del commercio, con divieto di esposizione dei cani nei negozi, patentino per i proprietari, divieto di vendita degli animali via internet; – divieto di importazione di cani per scopi commerciali da stati esteri anche se facenti parte della CE; – gestione razionale delle disponibilità alimentari sul territorio per diminuire la portanza ambientale; – attuazione del DPR 320/54 e rispetto da parte dei Comuni dell’obbligo di avere canili propri o consortili che devono essere dati in gestione con gare ricorrenti, privilegiando le associazioni; – inasprimento delle sanzioni per i reati di maltrattamento e abbandono di animali con previsione dell’interdizione al possesso di animali ed impossibilità di sospendere la pena.
In tutto questo i cittadini devono fare la loro parte aiutando quelle associazioni che lavorano in concreto, ovunque, per contenere il randagismo, penalizzando invece quelle che parlano tanto ma fanno poco concretamente. Non basta mettere una foto su internet o avere un nome pomposo per dimostrare di essere credibili: bisogna sempre accertare la serietà di un’associazione prima di donare, perchè fra i tanti parassiti che possono avere i cani uno di questi sono proprio quelle realtà che sottraggono fondi a chi svolge un lavoro concreto. Sono i parassiti peggiori.
Inutile prendersela con il popolo rumeno, insultare, aizzare sentimenti razzisti: nelle azioni crudeli perpetrate contro gli animali nessuno è in grado di alzare il dito o di scagliare la prima pietra, tanto meno noi italiani. BMolti rumeni stanno facendo più del possible per difendere i cani di strada, non vanno mortificati con stupidi insulti. Aiutiamoli piuttosto con maggior preparazione, minor pietismo e maggiori aiuti economici alle associazioni serie. Dire soltanto poveri cani, indignarsi, urlare o scrivere commenti aggressivi aiuta i cani randagi della Romania tanto quanto farebbe passare la sete a un naufrago fargli ascoltare Mozart.
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