Il bulldog inglese e Zlatan Ibrahimović: storia senza lieto fine de “Il bandito (il cane) e il campione”

bulldog inglese Zlatan Ibrahimović

Il bulldog inglese e Zlatan Ibrahimović: una storia che potrebbe essere raccontata partendo dal titolo di una famosa canzone di Francesco De Gregori. Dove il bandito (voce del verbo bandire) è il cane, appartenente a una razza che i veterinari chiedono di non riprodurre, e il campione Ibra, che vince anche per la scarsa attenzione ai diritti animali. Ma si sa che le star spesso si preoccupano più di soddisfare i propri bisogni che di essere degli esempi.

I giornali hanno dato con grande rilievo la notizia che il famoso calciatore Zlatan Ibrahimović sia andato a visitare un allevamento di bulldog. Per acquistare un cucciolo, proprio di una razza brachicefala al centro di grandissime polemiche. Non soltanto da parte dei difensori dei diritti degli animali, ma degli stessi veterinari. Che chiedono di arrivare a un’estinzione dolce delle razze dei cani che non respirano. Maltrattati da una genetica sempre più esasperata.

Zlatan Ibrahimovic
Immagine tratta dal sito web de Il Resto del Carlino

Il bulldog inglese è un cane con mille problemi di salute, che vanno dalla difficoltà di respirare a quella di partorire, motivo per cui quasi sempre le nascite avvengono con il taglio cesareo. Per non parlare delle mille altre patologie che affliggono l’esistenza di questo cane, sacrificato sugli altari, spesso bizzarri, dell’estetica. Con grande indifferenza verso la costante sofferenza provata da questi animali e senza minimamente voler ascoltare le prese di posizione sempre più frequenti dei veterinari.

Il bulldog inglese e Zlatan Ibrahimović, calciatore e cacciatore già al centro di mille polemiche per passioni sempre meno condivise

Ci sono persone che approfittano della loro popolarità per essere degli esempi, altre che si accontentano di essere molto popolari e molto ricchi. Sul fronte del rispetto degli animali e di una visione ecologista certo non spicca Ibrahimović, che non sembra preoccuparsi troppo delle critiche, per essere anche un amante della caccia. Del resto non è un cacciatore come gli altri, visto che non va a caccia in riserva ma si compra diverse riserve di caccia, il che fa per lui evidentemente una bella differenza. Nessun problema neanche sulla scelta dei cani, assolutamente sereno nel dare un cattivo esempio.

Del resto sui cani brachicefali, quelli che non respirano e che sono da decenni maltrattati geneticamente, si trova in buona compagnia. Con altri personaggi famosi molto amati dal grande pubblico, come Chiara Ferragni e Federica Pellegrini, Volti noti che probabilmente non riflettono sul danno compiuto, stimolando le scelte che hanno portato il bulldog francese a essere il cane più richiesto. Nonostante le oramai costanti e pressanti richieste dei veterinari di vietarne per sempre la riproduzione, per evitare animali fatti nascere per diventare dei malati cronici.

Appare chiaro che vi sia una netta prevalenza dell’estetica sull’etica e che questo comporti delle conseguenze nei nostri rapporti con gli animali. Mancando una cultura del rispetto sui loro diritti minimi, sulle problematiche di salute indotte o sulle conseguenze della cattività tutto diventa possibile. Quando non si cerca di intercettare le motivazioni, di capire perché è sbagliato acquistare cani che non respirano (e non solo), l’unico parametro diventa il “mi piace”. Che si traduce in “lo voglio perché anche Ibra ha un bulldog”, così basta un selfie ed il gioco è fatto.

Il maltrattamento genetico dovrebbe essere considerato un crimine, con l’aggravante della premeditazione

Non è un’esagerazione ma la presa d’atto di una realtà: continuare a riprodurre cani portatori di patologie che rendono la loro vita difficile è un atto crudele. Che andrebbe perseguito perché compiuto per motivi abietti e futili, con l’intento di assicurarsi un profitto ignorando la sofferenza causata agli animali. Una questione che sia Ibra che Federica Pellegrini dovrebbero poter capire con facilità, avendo fondato il loro successo in buona parte proprio sul buon funzionamento dei loro polmoni. Un bulldog non potrà mai essere un atleta, non potrà mai correre a perdifiato mentre andrà incontro a problemi di ogni genere.

La foto del calciatore più famoso del momento con un cucciolo di bulldog avrà sicuramente generato un picco di richieste. Un’operazione di marketing per l’allevamento che le ha pubblicate sui social, un colpaccio anche per chi vende questi cani sulla rete. Il peggio del peggio perché almeno i cani di razza hanno degli standard da rispettare per avere un pedigree, ma su internet ci sono spesso solo cani somiglianti. Cani che non possono avere pedigree, che non sono di razza e che hanno ancor più tare genetiche dei loro blasonati sosia. Un vero disastro per il benessere degli animali.

Contro i cani che non respirano i veterinari britannici chiedono una riflessione alle celebrità che li acquistano

cani che non respirano

Per i cani che non respirano veterinari inglesi lanciano la campagna #HealtOverLooks per far conoscere le sofferenze a cui queste razze vanno incontro. Cercando di coinvolgere i personaggi pubblici perché riflettano prima di acquistare questi cani e, soprattutto, non li pubblicizzino. Creando lo spiacevole effetto emulazione che tutti ben conosciamo, he porta le persone a volere lo stesso cane del loro beniamino.

cani falchi tigri e trafficanti

Da sempre i veterinari britannici rappresentano un esempio da seguire per i loro colleghi europei, che sono poco impegnati sul fronte dell’informazione degli acquirenti. Mentre in Gran Bretagna vengono addirittura organizzate campagne alle quali viene chiesto ai cittadini di partecipare per diffonderle. Contribuendo così a rendere anche l’opinione pubblica coinvolta su temi così importanti. Consapevoli che molte volte il parere di un veterinario su un argomento così particolare, ma anche tecnico, sia della massima importanza.

Anche in Italia purtroppo abbiamo molti personaggi noti che comprano queste razze e le pubblicizzano sui loro social. Per questo carlini e bulldog inglesi e francesi sono le razze più richieste, e purtroppo più trafficate. Sommando così i maltrattamenti genetici a quelli derivanti dalle condizioni di allevamento tipiche dei cani della tratta dei cuccioli.

Cani che non respirano e acquirenti che non riflettono: il benessere degli animali viene prima della lor estetica

La prima domanda che una persona dovrebbe farsi quando decide di dividere la sua vita con un animale dovrebbe essere: ma starà bene, potrò fargli fare una buona vita? Ma questo accade in una parte di potenziali custodi di animali non proprio così diffusa. In modo particolare quando il cane viene scelto seguendo esclusivamente criteri estetici, che lo rendono “figo”, invidiabile, desiderato. Una sorta di status symbol.

Sui cani che non respirano occorre che anche in Italia si crei una coalizione che coinvolga tutte le associazioni di protezione e i veterinari, per arrivare a modificare il mercato. Facendo capire che questi cani fanno fatica a vivere, sono davvero belli da morire. E questo non è solo un modo di dire, ma una realtà che riguarda molte razze di animali.

Occorre includere l’allevamento di queste razze nel reato di maltrattamento, seppur genetico, degli animali vietandolo

Quando la comprensione e l’informazione non raggiungono i risultati desiderati occorre cambiare rotta. Trasformando una raccomandazione in un divieto e una forma di allevamento in un reato. Portando a estinzione dolce queste razze e impedendo che possano essere legalmente allevate. Non abbiamo certo necessità di creare sempre nuove forme di maltrattamento per venire incontro alle richieste di un pubblico che non vuole vedere la sofferenza.

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