Caracal scappa dal campeggio a Figline Valdarno, ma in Italia non sarebbe mai dovuto esserci. Invece ne sono arrivati ben due al seguito di una turista polacca che ha pensato di portarseli in vacanza, proprio come se fossero dei gatti. In Italia la detenzione di un caracal è per fortuna vietata dalla legge da moltissimi anni, a seguito del decreto sugli animali pericolosi. Questo però non ha impedito alla turista di entrare nel nostro paese e di portare la coppia di felini in un campeggio toscano come se niente fosse.
Nei paesi dell’Europa dell’Est il caracal e i suoi incroci con il gatto, che danno vita al caracat, sono animali molto richiesti. Costano migliaia di euro e sono diventati uno status symbol per i nuovi ricchi. Animali selvatici che vengono addomesticati, senza per questo diventare domestici, e tenuti come pet, per stupire, per la loro bellezza, per il gusto di avere un pezzo di natura in salotto.
Caracal scappa dal campeggio a Figline, ma sui giornali la notizia stranamente non diventa virale
Il caracal lascia il campeggio scappando dalla custodia della sua padrona il 3 settembre. Inizia a vagare per la zona e solo dopo qualche giorno la padrona informa le autorità della fuga, portando sulle sue tracce i Carabinieri Forestali. Il felino, a cui tutti a questo punto danno la caccia, viene avvistato e catturato solo sei giorni dopo. Nonostante la sua giovane età, essendo un animale selvatico, se la cava benissimo, non finisce sotto le macchine e non torna dalla padrona. Viene recuperato, secondo fonti di stampa, da personale dell’associazione Amici della Terra, che prima lo avvistano e poi riescono a farlo cadere in trappola.
Al momento risulta che l’animale recuperato sia stato messo sotto sequestro e la sua proprietaria denunciata, mentre non si hanno notizie del secondo felino. Che avrebbe dovuto finire anche lui sequestrato e successivamente confiscato, proprio come il caracal fuggito alla proprietaria. Questo prevede la legge: la detenzione è vietata in Italia, come lo sono il commercio e l’introduzione sul nostro territorio. In base al decreto che vieta la detenzione degli animali pericolosi per la sicurezza e l’incolumità pubblica, nei quali sono compresi tutti i felini selvatici.
Lo stesso iter che segnò la sorte del caracal milanese, che però prima fu affidato a un centro, ma poi venne riconsegnato alla proprietaria. Seppur in affidamento giudiziario e con l’obbligo di custodirlo presso l’abitazione . Dopo pochissimo tempo, però, la proprietaria violò le disposizioni del magistrato e lo riportò in Bulgaria, dove la detenzione è purtroppo considerata legale.
Fra poco dovrebbe entrare in vigore il divieto di commercio degli animali selvatici
Il divieta arriverà per gli effetti del regolamento 429/2016 della Comunità Europea, entrato in vigore in Italia solo nel mese di aprile del 2021, a seguito dell’approvazione della legge 53/2021. Che ha riconosciuto come il commercio degli animali selvatici e esotici aumenti le possibilità di trasmissione dei virus. Mancano però i decreti attuativi del regolamento che non sono state ancora emanati dal Governo, che dovrà farlo entro l’aprile del 2022.
La pandemia dovrebbe averci insegnato la necessità di separare le nostre vite da quelle degli animali selvatici. E il buon senso dovrebbe averci fatto capire che tenere questi animali in casa sia contro la loro indole, sino a poter essere considerato un maltrattamento. Un’idea non condivisa dagli appassionati di animali esotici, che vorrebbero poterli detenere liberamente. Senza chiedersi se siano in grado di offrire condizioni di reale benessere agli animali costretti a vivere nelle loro case.
Se il regolamento trovasse rapida applicazione in tutti i paesi della UE, commercio e detenzione di moltissime specie animali finirebbero. Evitando la prigionia a centinaia di migliaia di animali che sono letteralmente “consumati” ogni anno dal mercato. Un bene per gli animali, ma anche per la salute umana, inutilmente messa a rischio da un traffico insano e pericoloso.
L’animale, che ora è stato catturato, è un giovane esemplare di poco più di un anno di età, con ancora i segni di un collare. Presumibilmente causati da una detenzione illegale da parte di qualcuno che ha trovato un cucciolo, Tentando di addomesticarlo, senza poterlo rendere mai un animale domestico. Per poi lasciarlo probabilmente libero, come se nulla fosse successo, come se il danno non fosse stato causato.
I danni che non ha fatto la cattività, l’idea di poter rinchiudere lo spirito di un lupo e di poterne mutarne l’indole, li hanno fatti i turisti della zona. Che hanno pensato bene di lasciare del cibo al lupo che si aggirava nei pressi della spiaggia per poterlo avvistare, con la pessima idea di poterlo rendere confidente.
Lupo morde turista in spiaggia: una conferma che attirare gli animali selvatici con il cibo non sia mai una buona idea
Boccone dopo boccone il lupo non solo trovava nutrimento senza sforzo, ma perdeva la paura nei confronti dell’uomo. Un istinto fondamentale per un selvatico, per un predatore: che deve stare sempre lontano dal suo peggior nemico. Perso questa paura i rischi di conflitti aumentano, ma la colpa è nostra non del lupo.
Così qualche giorno prima il lupo strappa il vestito di una bimba, senza intenzione di farle male, probabilmente solo per gioco. E però questo fatto inizia a destare allarme fra i turisti, e probabilmente anche in quelli che pensavano di aver trovato un nuovo gioco. Da fare con un lupo, già in difficoltà per la stupidità umana.
Sino a quando il 10 luglio il lupo non morde in modo lieve una turista che stava facendo jogging all’alba. A questo punto si mobilitano le autorità e si decide che l’animale debba essere catturato. Rompendo così un secolo e mezzo di convivenza, senza che fosse documentata l’aggressione di un lupo a un uomo. Fino al 10 luglio 2020.
Il lupo viene catturato e così si scoprono i segni di un collare, il tentativo di domesticazione
I tecnici che procedono alla cattura del lupo scoprono che l’animale, un maschio di 14 mesi circa, ha i segni causati da un collare. E per il lupo si aprono le porte del Centro di Recupero di Monte Adone, uno dei pochi presenti in italia dove probabilmente il giovane animale potrebbe dover trascorrere tutta la sua vita. Potrebbe infatti non essere più adatto a condurre una vita libera, a causa della troppa confidenza con l’uomo. E ora sono in corso i test genetici per capire se si tratti di un lupo puro o di un ibrido.
Nonostante l’ordinanza comunale avesse proibito di avvicinarsi e dare da mangiare, molti turisti avevano preso l’abitudine di cercare il lupo lasciando cibo nelle pinete dell’area, aumentando così il rischio di incidenti.
dal comunicato stampa di ISPRA sull’episodio
Ma non sempre l’ibridazione è la conseguenza di un incontro occasionale fra un cane e un lupo. Come hanno dimostrato le indagini dei Carabinieri Forestali, che racconto nel libro Cani, falchi, tigri e trafficanti, ci sono stati anche allevatori bracconieri senza scrupoli. Che hanno creato gli ibridi per venderli a caro prezzo sulla rete, A persone che volevano un quasi lupo da far vedere agli amici.
Comunque si concluda questa vicenda non bisogna mai dare cibo o lasciare rifiuti che possano rappresentare una tentazione per gli animali. Una scelta irresponsabile può causare una serie di problemi infiniti agli animali, per colpevole o gioco o per sciocca indifferenza.
Il caso del procione tenuto come pet in città ha riaperto il dibattito sulla legittimità, anche sotto il profilo etico, di tenere animali selvatici in cattività per diletto. Giustificando prigionia e privazioni con argomentazioni che possono colpire l’emotività del pubblico, commuovendo forse ma senza convincere chi si occupi di benessere animale.
La storia di Lucio, il procione che una cittadina ucraina ha importato illegalmente in Italia, salvandolo a suo dire dalla morte, ha riportato il problema dei selvatici in salotto agli onori della cronaca. Dopo che si è dissolta dall’orizzonte dei media, ma non da quello giudiziario, la questione sulla liceità della detenzione del caracal/caracat in un’altra casa milanese. La vicenda di Grum, il nome del felino, non sembra infatti essersi ancora definita.
Il procione sequestrato dai Carabinieri Forestali viveva a Baggio, un quartiere periferico di Milano, nel piccolo appartamento dove viveva la donna. Che ha dichiarato di averlo salvato da sicura morte e che per questo aveva deciso di tenerlo e di portarlo in Italia. Andando in giro per il quartiere con il procione al guinzaglio e tendolo in una gabbia a casa.
Il procione viene sequestrato dai Carabinieri Forestali
La presenza del procione non passa inosservata, così iniziano gli accertamenti: l’animale non soltanto è un selvatico, ma rientra anche fra quelli pericolosi non detenibili dai privati. E dal 2018 è anche considerato come specie aliena invasiva, della quale è vietata la detenzione. Per questo decreto recentemente sono stati abbattuti in Lombardia settanta procioni che vivevano liberi.
Divieti assoluti e insanabili che portano al sequestro dell’animale, richiesto dal pubblico ministero Sara Arduini al GIP del Tribunale di Milano che lo ha disposto. Così il procione è passato da una vita che non era la sua -da animale selvatico tenuto in appartamento- al centro di recupero di Monte Adone. Dove ora vive con altri suoi simili in un contesto più consono al suo essere procione, alla sua naturale indole.
Il trasferimento è stato l’inizio di una nuova vita per Lucio, che sembrava poter trascorrere le sue giornate da procione senza altre complicazioni. Non poco per un animale sociale, selvatico e non domestico. Che ha potuto riappropriarsi dei normali comportamenti specie specifici, come ben si vede nel video.
Il GIP ci ripensa e dissequestra il procione
Con un provvedimento a sorpresa il GIP del Tribunale di Milano, lo stesso che ne aveva disposto il sequestro, decide che nonostante tutto il procione debba essere restituito. Una decisione senza precedenti considerando che esistono due divieti assoluti e uno relativo, costituito da un’ipotesi di maltrattamento. Infatti:
Il procione è un animale ritenuto pericoloso e non detenibile, importabile, commercializzabile sulla base di un decreto del 1996, quello che ha scritto la parola fine sulla detenzione di molti selvatici in casa;
la specie è considerata aliena e non può essere tenuta legalmente come pet in quanto vietato dal decreto 230/2017;
la detenzione di un animale selvatico in casa potrebbe essere considerato un maltrattamento o quantomeno una detenzione in condizioni incompatibili con il benessere dell’animale. Specie quando si parla di una custodia in una piccola gabbia;
Il GIP decide che così non è, interpreta la norma, la modella e decide di restituire l’animale alla padrona, che finisce nel frattempo sui giornali insieme al suo avvocato. Va in televisione, si propone come vittima di un’ingiustizia, ma forse, almeno per il procione, non è proprio così. Anzi non lo è affatto. Pur con tutta l’umana comprensione per le vicissitudini personali che riferisce la persona che teneva in casa Lucio.
Il procione Lucio per fortuna resterà al centro con i suoi simili
Consentire, in violazione di norme e buon senso, di tenere in casa animali selvatici apre la porta, anzi la spalanca, alla presenza di animali non adatti a vivere in appartamento. Una situazione che sembrava essersi chiusa, almeno per carnivori e primati (ma non solo), molti anni addietro.
Così si innescano ricorsi contro il provvedimento di restituzione e il procione viene posto nuovamente sotto sequestro. Questa volta in via amministrativa e sempre dai Carabinieri Forestali, proprio in quanto animale alloctono.
Per una volta il decreto che ha condannato tanti animali all’abbattimento, per essere stati mal gestiti dall’uomo che li ha liberati nell’ambiente, ne ha salvato uno, Lucio, dal vivere in prigione. Una fortuna certo, anche se non generalizzata, purtroppo.
Ora Lucio verrà confiscato e potrà vivere al centro di Monte Adone con i suoi simili per il resto della sua vita. E a giudicare dal video sembra proprio che questa per lui sia la scelta giusta. Sperando che qualche altro tribunale non ci metta lo zampino, modo di dire più che mai appropriato.
AGGIORNAMENTO DEL 21/02/2020
Il Tribunale del Riesame, in data 08/01/2020 ha annullato il decreto di restituzione dell’animale disposto dal GIP, dando ragione al pubblico ministero che aveva presentato il ricorso. confermando il sequestro preventivo, che porterà quindi al rinvio a giudizio dell’indagata e alla confisca, anche penale, del procione. Che potrà trascorrere la sua vita in mezzo ai suoi simili al centro di Monte Adone.
Troppo facile acquistare animali esotici sulla rete. Così, nonostante i divieti, arrivano animali protetti o pericolosi.
Da qualche mese si parla di un puma che si aggira nelle campagne della provincia di Como. Anche se dalle poche foto sembrerebbe essere un caracal.
Una specie che non può essere commerciata e detenuta in Italia, ma che sulla rete si trova con grande facilità. Sia nella forma selvatica che nell’ibridazione con il gatto.
Su questa apparizione non vi sono certezze: le poche foto sono di pessima qualità e si possono solo intuire alcuni tratti tipici del caracal, come le orecchie e poco di più. Senza dimenticare che ogni anno esce puntuale la notizia, quasi mai confermata, di una pantera o di un puma avvistati in campagna.
Resta davvero troppo facile acquistare animali esotici sulla rete, in fondo soltanto una questione di soldi. Considerando che in molti paesi, soprattutto dell’Est Europa, la loro vendita non è ancora soggetta a restrizioni.
Qualcuno ricorderà la storia di Grum, il caracal ibrido che veniva portato al guinzaglio per Milano da una cittadina bulgara. Venne sequestrato fra mille polemiche dai Carabinieri Forestali. Finendo affidato in custodia alla padrona per la mancanza di luoghi idonei di detenzione (leggi qui).
Il nostro rapporto con gli animali spesso non è fondato sulla conoscenza dei loro bisogni. Ignoranza e disattenzione sono alla base del problema, spesso uniti a una buone dose di esibizionismo. Costituendo una miscela pericolosa, sicuramente per il benessere degli animali.
Non bastano le leggi per arginare questo fenomeno, serve una crescita culturale, una maggior attenzione verso i diritti degli animali, una maggior conoscenza delle loro necessità. Esigenze troppo spesso sottovalutate, non considerate.
Come si può dire di amare un animale e tenerlo in gabbia? Come si può avere rispetto di un pappagallo e privarlo del volo?
Bisogna cercare di divulgare buone pratiche, raccontando che le conoscenze scientifiche e etologiche oggi ci permettono di valutare in un modo diverso la sofferenza. Comprendendo in modo più completo le necessità degli animali.
Se questi concetti fossero assimilati le case non sarebbero più piene di animali prigionieri. Si chiuderebbe molta parte del commercio degli animali esotici, non ci sarebbero caracal che vagano per le campagne lombarde. Interrompendo una sofferenza che ogni anno coinvolge centinaia di migliaia di animali.
Quelli che vengono introdotti nel gigantesco “tritavite” creato dal commercio di animali da compagnia.
C’è una grande differenza fra cane Iceberg e caracal Grum, nonostante questo la similitudine viaggia sulla rete, che pare più attenta all’apparenza che non alla sostanza.
Impossibile restare indifferenti alle sorti di un animale, quasi come il non restare rapiti dalla bellezza del caracal/caracat, Grum, sequestrato dai Carabinieri Forestali e attualmente sotto custodia presso un centro veterinario. Questo però non può unire due vicende non paragonabili fra loro.
Iceberg è un dogo, improvvidamente portato in Danimarca da un padrone che non si era correttamente informato sulle normative del paese nordico e che ha rischiato la soppressione. Stiamo parlando di un dogo, di uno dei tanti cani appartenenti a razze di molossoidi che in alcuni paesi sono ritenuti pericolosi. Ma sempre e solo un cane, un animale domestico.
Ben venga quindi l’intervento di ENPA e della cantante Noemi che, insieme a tanti altri, si sono battuti per ottenere il ritorno di Iceberg in Italia, vivo e vegeto: in Danimarca stava per essere soppresso perché ritenuto appartenente a una specie pericolosa. Ma per quanto concerne i cani sono e restano animali domestici, quelli pericolosi restanto sempre alcuni dei loro padroni.
Un caracal non è un animale domestico ma è un felino selvatico, ritenuto pericoloso e per questo vietato da un decreto attuativo della legge che regola il commercio di animali selvatici in via d’estinzione: dagli elefanti, ai rinoceronti, ai caracal. Si può dire che la pericolosità sia limitata, forse, ma resta il punto principale: è giusto consentire di tenere un animale selvatico rinchiuso in un appartamento o portato al guinzaglio?
Io credo convintamente di no, che gli animali non siano oggetti da esibizione e che non si debba ritornare, neppur con animali ibridi, a quanto succedeva prima del 1996, dove il commercio di scimmie, leoni, gattopardi, coccodrilli e orsi era legale. Nei negozi di Milano si poteva comprare un orso ma anche uno scimpanzé o un baby alligatore. Tutti animali che in massima parte facevano una brutta fine, segregati in prigionia, mentre altri morivano di stenti, malattie non curate trascorrendo una vita infame.
Il divieto di detenzione nasce per motivi di incolumità pubblica ma di fatto ha sbarrato la porta alla detenzione di migliaia di animali destinati solo a stupire, oppure a minacciare e intimorire come quelli usati dalla camorra e non solo. Oppure, come ben sapeva Pablo Escobar, capo del cartello di Medellin in Colombia, per nascondere la droga perché i cani non lavorano in presenza di grandi predatori, anche quando le gabbie sono vuote.
Chi difende oggi la proprietaria del caracal/caracat Grum è un po’ come se aiutasse questo mondo a tornare. La signora, bulgara, ha dichiarato al Corriere (leggi qui) di aver preso lo sfortunato felino in Cecoslovacchia, dove il commercio è ancora legale come lo è nei paesi dell’Est Europa come la Russia. Cuccioli venduti a 10.000 Euro!
Lo sfortunato Grum deve essere messo in una condizione di benessere, questo è non solo prioritario ma anche urgente e necessario, e su questo tutti sono d’accordo. Ma è indifendibile, sotto il profilo etico e legale, l’agevolazione del commercio di questi animali, il tentativo, purtroppo già riuscito con altre specie, di aprire un mercato fatto di ibridi legali (attualmente) che altro non sono che selvatici in cattività.
Il caracat sequestrato potrebbe ragionevolmente essere il frutto di un incrocio di prima generazione (f1) fra un caracal e un gatto domestico oppure, anche se non risulterebbe allo stato un’ipotesi praticabile, essere un caracat di quarta generazione (f4): comunque sarebbe un animale selvatico, imprintato, addomesticato (forse) ma non un domestico.
La sorte di Grum preoccupa tutti ma non si può far finta che tutto sia a posto, non si può accettare la moda che richiede animali sempre più particolari a scapito del loro benessere. Prima dell’amore deve venire il rispetto e condizioni di vita rispettose della loro natura, che questi animali non possono trovare in cattività.
Per questo non si possono sovrapporre i casi di Iceberg e Grum: il caracat non è un animale domestico prigioniero della burocrazia italiana ma un povero felino imprigionato dalle fantasie di chi può pagare 10.000 Euro un pezzo di vita selvatica, condannandolo a una vita domestica.
Usiamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere ad informazioni sul dispositivo. Lo facciamo per migliorare l'esperienza di navigazione e mostrare annunci personalizzati. Fornire il consenso a queste tecnologie ci consente di elaborare dati quali il comportamento durante la navigazione o ID univoche su questo sito. Non fornire o ritirare il consenso potrebbe influire negativamente su alcune funzionalità e funzioni.
Funzionale Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.