L’orso M57 resta imprigionato nel centro di Casteller insieme a Dj3 e M49. Anche in questo caso il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di ENPA e OIPA che chiedevano la sospensiva dell’ordinanza di captivazione. Ancora una volta, nel dispositivo della sentenza, non mancano pesanti critiche al comportamento della Provincia di Trento. Ma questo non cambia la posizione dell’orso che resta rinchiuso in un centro non idoneo a garantirne il minimo benessere. Senza che al momento nulla si muova, non certo per colpa del Consiglio di Stato. Il cui presidente della Terza Sezione, Franco Frattini, era già stato ricusato dalla PAT perché ritenuto troppo vicino alle tesi delle associazioni.
La questione sembra davvero paradossale perché ogni sentenza che conferma la detenzione degli orsi attacca il comportamento dell’amministrazione presieduta da Maurizio Fugatti. Senza che questo apra spiragli per il ritorno in libertà di M49 e M57, che sono due orsi di recente cattura, che secondo gli esperti potrebbero tornare liberi. Ma che nessuno vuole liberare perché significherebbe assumersi una responsabilità e ammettere degli errori. In questo modo, come al gioco del Monopoli, si è ritornati alla casella del carcere, senza avere grandi possibilità di uscirne.
Soltanto che questa vicenda, inquietante e kafkiana, lascia aperti molti, troppi interrogativi sul futuro di questi animali, ma anche su quanto potrà succedere a primavera, quando gli orsi usciranno dal letargo. Riprendendo a vagare sul territorio e continuando a trovare le medesime condizioni che hanno fatto incarcerare i loro simili: rifiuti e animali da reddito non protetti adeguatamente. Un problema che l’amministrazione trentina sembra ben lontana dal voler affrontare. Ma in questo momento il centro di Casteller non riesce a tenere neanche i tre orsi prigionieri ora in condizioni dignitose. Figuriamoci cosa succederebbe in caso di nuove catture.
L’orso M57 resta imprigionato per aver attaccato un carabiniere mentre stava vagando vicino ai cassonetti dei rifiuti
Lo dice il Consiglio di Stato, lo ribadisce ISPRA che l’amministrazione è inadempiente, avendo omesso di adottare una serie di cautele. Che rappresentano le vere cause di contatto fra uomini e orsi. Ma nonostante una realtà che è sotto gli occhi di tutti la questione dei cassonetti dei rifiuti resta senza volontà di essere risolta. Come l’amministrazione non dice in modo chiaro agli allevatori che i tempi, per fortuna, sono cambiati. Sono tornati orsi e lupi sulle Alpi e gli animali al pascolo e gli apiari non possono essere lasciati senza protezioni.
La gravità di questo comportamento sta proprio nel fatto che esisterebbero mezzi adeguati per proteggere gli animali e per evitare incontri spiacevoli con le persone. Occorrerebbe utilizzare i recinti elettrici, cani da guardiania e la presenza costante dell’uomo che sorvegli gli animai al pascolo. Una presenza quest’ultima che sarebbe comunque necessaria e raccomandabile, anche in assenza di orsi e lupi per evitare furti e vigilare sugli animali, che potrebbero avere problemi anche per altre cause. Oltre a fare campagne informative nei confronti degli escursionisti e dei residenti su come comportarsi nelle zone frequentate dagli orsi.
Comportamenti che laddove sono attuati non eliminano completamente il problema, ma sicuramente lo riducono in modo importante. Come avviene da sempre in Abruzzo dove pur convivendo con gli orsi da moltissimo tempo non si sono mai registrato aggressioni alle persone con feriti. Le uniche quattro avvenute negli ultimi 150 anni in Italia sono tutte accadute in Trentino e un motivo ci sarà.
Il maltrattamento che sono costretti a subire gli orsi rinchiusi a Casteller è una vergogna che ha varcato da tempo i confini nazionali
La gestione dei plantigradi messa in atto nel tempo dalle diverse amministrazioni provinciali, succedutesi negli anni, ha dimostrato di fare acqua da tutte le parti. Ma nessuno sembra avere la volontà o il potere di prendere provvedimenti. Così il ministro dell’ambiente Sergio Costa dice di avere le mani legate e di non poter intervenire, la Procura della Repubblica tace, come in silenzio resta la magistratura contabile. Che forse potrebbe indagare sui danni erariali causati da questa dissennata gestione di un progetto che era partito bene, ma che rischia di finire prima in farsa e poi in tragedia.
Ora qualcuno parla di trasferire uno o più orsi in un santuario in Romania, per ripristinare condizioni di vita accettabile per Dj3, l’orsa che da più tempo è prigioniera a Casteller. Ma nemmeno questa sarà una soluzione, al massimo potrà costituire un momentaneo rimedio a una situazione di illegalità. Considerando che il maltrattamento di animali resta pur sempre un reato penale. La soluzione sarebbe quella di sedersi a un tavolo e fare dei piani per una corretta gestione degli orsi del Trentino, mentre invece la politica ipotizza soltanto di ampliare il centro di detenzione degli orsi. Oppure di abbatterli. Questa situazione di stallo potrebbe rivelare a primavera i suoi tragici effetti, al risveglio degli orsi dal letargo.
L’orso M49 rimane rinchiuso, secondo la sentenza del Consiglio di Stato, pur rimanendo ingiustificabili le condizioni di detenzione a Casteller. Lo ha stabilito una sentenza della terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Franco Frattini. Il dispositivo della sentenza, pubblicato oggi, è molto articolato e tiene presente tutte le situazioni di questa incredibile vicenda, evidenziando anche diverse criticità, nel ricorso. Non solo ascrivibili alla Provincia Autonoma di Trento per la verità.
La sentenza ripercorre tutta la vicenda dell’orso M49 e il susseguirsi dei provvedimenti amministrativi che lo hanno visto protagonista. Dalle ordinanze emesse dal presidente Fugatti, che vengono giudicate giuridicamente legittime, alle sentenze del TAR e ai ricorsi. Riconoscendo la possibilità di agire in base a presupposti che non riguardano direttamente la gestione degli orsi, ma la sicurezza pubblica. Per meglio comprenderne la portata è bene sottolineare che la giustizia amministrativa non può entrare in meriti diversi, seppur evidenziando gli aspetti di criticità, dalla corretta applicazione delle norme.
Il presidente Frattini, già ricusato dalla Provincia di Trento in quanto ritenuto troppo vicino ai diritti degli animali, e i giudici della terza sezione non hanno quindi potuto fare altro che applicare la legge. Che poi, anche in caso di sentenza sfavorevole alla vita e al benessere di M49, è quello che ci si attende da un tribunale. Nell’interesse del rispetto delle regole, delle sue prerogative e di una corretta difesa dei principi giuridici. Che in buona sostanza significa nell’interesse dei cittadini.
In proposito, anche a seguito della relazione ispettiva dei Carabinieri Forestali, inviata sul posto dal Ministero dell’Ambiente, e conclusa con l’indicazione della assoluta inadeguatezza della struttura e delle condizioni di stress degli orsi captivati, il Collegio può solo ribadire che ad altre Autorità spetta assicurare che le condizioni di inadeguatezza di recente accertate – e fonte di responsabilità che in altre sedi potranno essere valutate – siano eliminate, adottando tutte le misure necessarie, prima fra tutte la tempestiva realizzazione di una nuova area di custodia idonea su cui la stessa Provincia di Trento ha dato precise, ma ancora non attuate, pubbliche assicurazioni.
Tratto dalla sentenza della Terza Sezione del Consiglio di Stato pubblicata in data 19/01/2021
Ora si parla di fare ricorso alla Corte di Giustizia Europea, che potrebbe dire la sua sulle procedure e sulle motivazioni che hanno portato a catturare M49. Ma i tempi si prospettano talmente lunghi da rendere davvero improbabile la liberazione di M49. Che arriverebbe dopo un tempo lungo di cattività con tutte le conseguenze del caso. Questo però impone che, almeno, a questi orsi siano garantite condizioni di vita rispettose delle loro necessità e dei bisogni etologici della specie. Impossibili da assicurare dove gli orsi sono ora rinchiusi, anche dopo un eventuale ampliamento della struttura.
Se la legge fosse davvero uguale per tutti sarebbe legittimo voler vedere alla sbarra i responsabili dei maltrattamenti fatti subire agli orsi
L’incapacità forse non è un reato, anche se quando riguarda l’esercizio di funzioni pubbliche potrebbe diventarlo, ma la storia dell’orso M49, scappato per ben due volte dalla prigione di Casteller potrebbe essere un buon punto di partenza. Mentre il sottoporre gli orsi a dei maltrattamenti ambientali viola le disposizioni di legge. Considerando che le esigenze dei plantigradi erano note agli amministratori prima di disporne la cattura. Senza che questo abbia fatto compiere tutte le necessarie attività per realizzare una struttura idonea. In grado di garantire almeno quel minimo che la legge prevede in termini di benessere animale.
Ora tutto tornerà a essere immoto, salvo una nuova fuga dell’orso M49 che rimescolerebbe le carte in gioco, come indicato anche dal Consiglio di Stato. Fuga che oggi pare però altamente improbabile. L’ultima speranza resta quindi la Procura della Repubblica di Trento, che avrebbe dovuto già attivarsi per porre fine alla sofferenza degli orsi. Mentre è rimasta apparentemente immobile sino ad ora. Forse pensando che venissero trovate soluzioni diverse per risolvere il problema. Come, per ipotesi, la liberazione degli orsi.
La priorità ora è quella di trasferire gli orsi da Casteller
Ora occorre trovare nel minor tempo possibile strutture in Italia o in Europa che possano garantire condizioni di vita almeno accettabili agli animali che si trovano imprigionati a Casteller. Su questo vogliamo credere che ci sarà anche l’attivazione del ministro Costa e del suo ministero sul quale moltissimi cittadini avevano riposto grandi speranze.
Occorre però, in un territorio come quello trentino, fortemente antropizzato, compiere una serie di azioni che evitino ai plantigradi di diventare confidenti. Dalla gestione dei rifiuti alla creazione di aree di foraggiamento. Con zone interdette all’accesso delle persone e prevedendo la creazione di efficaci corridoi ecologici, che consentano agli animali di spostarsi senza pericolo. Appare infatti evidente che il perseverare in una gestione della popolazione ursina con metodi che si sono rivelati fallimentari, rischi di aprire la strada a un elevato numero di captivazioni. Che danneggerebbero gli orsi ma anche i contribuenti e l’immagine del Trentino.
Il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha attuato una crociata contro gli orsi. Ordinando la cattura di M49, evaso per ben due volte dal centro dove è rinchiuso. Disponendo prima l’abbattimento e poi la sola cattura per l’orsa Jj4. Che ricordiamo vive da anni in Trentino senza aver mai creato problemi, sino all’estate scorsa. Quando per difendere i suoi cuccioli è rimasta coinvolta in una scaramuccia con due residenti. Un attacco difensivo che aveva il solo scopo di spaventare gli intrusi e che sarebbe stato possibile evitare con comportamenti più accorti dei due uomini.
Ma se il Consiglio di Stato manda l’orsa Jj4 e i suoi cuccioli in letargo, il loro destino non è ancora certo
Il decreto emesso dal presidente della Terza Sezione del Consiglio di Stato, Franco Frattini, ripercorre l’intera vicenda dell’orsa. Partendo dai due distinti episodi in cui l’animale avrebbe avuto comportamenti aggressivi nei confronti di due escursionisti, prima, e di due operai forestali poi. Evidenziando come quanto accaduto si sarebbero potuto evitare se i responsabili avessero seguito le direttive fornitedella stessa amministrazione. Fatto particolarmente grave quando i comportamenti, che hanno causato uno dei due episodi, risultano essere stati messi in atto da dipendenti provinciali.
(…) la seconda relazione, questa volta effettuata allorché l’ordine di abbattimento era stato sostituito a quello di captivazione, desume la pericolosità tale da imporre la captivazione definitiva da azioni descritte dai due dipendenti forestali nel riferire sul “falso attacco”, che indicano negli stessi operatori, e per loro stessa dichiarazione, il compimento di azioni che rappresentano l’opposto di ciò che le stesse istruzioni della Provincia di Trento raccomandano alla generalità dei cittadini (e ovviamente anzitutto agli operatori forestali) e cioè: atti di disturbo (suono del clacson ) in particolare quando gli orsi si nutrono nel periodo anteriore al letargo; avvicinarsi nel bosco fitto a un’orsa con cuccioli (come detto, per verificare “cosa stesse mangiando”) mentre gli stessi mangiano; non correre o fuggire in presenza dell’orso, restare fermi o allontanarsi lentamente – come raccomandato in tutta la cartellonistica provinciale disseminata nella stessa Provincia delle aree frequentate da orsi.
Tratto dal Decreto del Consiglio di Stato del 12 ottobre 2020
L’ordinanza di Fugatti viene smontata pezzo dopo pezzo, evidenziando incongruenze e abusi
Il decreto del Consiglio di Stato stabilisce che la sentenza definitiva sarà emessa nell’udienza collegiale del 19 novembre. Quando con molta probabilità l’orsa Jj4 e i suoi cuccioli saranno già andati in letargo. Quale che sia, quindi, la decisione del Consiglio di Stato per un’eventuale cattura se ne dovrà riparlare a primavera. Ma leggendo il dispositivo emergono molte contraddizioni, erronee valutazioni e omissioni. Grazie a una disamina più che attenta fatta dal presidente Frattini sui documenti prodotti dalla Provincia.
Peraltro se Jj4 fosse stata catturata dai Forestali non avrebbe potuto essere rinchiusa a Casteller, considerando le precarie condizioni di detenzione dei tre plantigradi già presenti nel centro. Un’ulteriore dimostrazione di decisioni prese in modo frettoloso e approssimativo. Nulla a che vedere con una corretta gestione della popolazione di orsi, ma bensì con posizioni dettate esclusivamente da scelte politiche.
Adesso è necessario che l’amministrazione si occupi di garantire il benessere degli orsi che ha già catturato, secondo molti senza una reale motivazione. Da tempo il ministro Sergio Costa chiede che siano rimessi in libertà, ma sembra giunto il momento per rivedere anche l’intero progetto, valutando le ragioni per le quali sia diventato solo una ragione di conflitto. Mentre avrebbe potuto essere anche un motivo di sviluppo legato all’ecoturismo, sempre più compromesso dall’immagine che il Trentino da al mondo di se.
L’orso Papillon/M49 è diventato una star internazionale, mentre sono sempre più le azioni di boicottaggio del Trentino
Il paragone fra Trentino e Abruzzo risulta inevitabile, anche si tratta di realtà diverse, per un territorio caratterizzato da ambienti meno antropizzati. Gli orsi marsicani, a differenza di quelli reimmessi in Trentino, convivono da sempre con gli abruzzesi, che li considerano non come presenze ostili ma quasi come componenti di una famiglia allargata. Che si divide gli spazi con attenzione e rispetto grazie a una popolazione consapevole dei benefici, anche economici, garantiti dalla presenza degli orsi.
In Abruzzo ogni orso ha un nome, mentre in Trentino sono riconosciuti solo tramite le sigle alfanumeriche del progetto di reintroduzione. Potrebbe sembrare un particolare insignificante, ma non è così: a un nome viene sempre abbinato un individuo, che diversamente resta spersonalizzato, come una cosa. E l’orsa più famosa del parco d’Abruzzo ora è Amarena, con i suoi quattro cuccioli, che tutti si augurano possano andare presto in letargo. Interrompendo le incursioni dell’ingombrante famigliola nei centri abitati, fatto che non ha mai impensierito troppo i residenti.
A onore del vero non tutti i trentini manifestano ostilità contro gli orsi, anzi molti residenti sono contenti della loro presenza. Che non potrà aumentare a dismisura, ma seguirà le dinamiche di una popolazione con scarse possibilità di espansione. A causa dell’assenza dei corridoi faunistici necessari per consentire la loro disseminazione in altre zone dell’arco alpino.
Per una convivenza intelligente sarà però necessario chiudere questo periodo di ostilità, del tutto improduttivo di risultati. Cercando di capire gli errori commessi nell’attuazione del progetto, come la scarsa informazione alla popolazione e la cattiva gestione dei rifiuti, che porta gli orsi ad avvicinarsi troppo ai centri abitati, come accaduto recentemente a Andalo.
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